Chi è cristiano sa che l’espressione ‘essere d’un animo solo’ non si riferisce ad una semplice utopia o ad un qualche sentimentalismo (tanto languido quanto stucchevole), ma coincide con un preciso desiderio del Signore Gesù Cristo, che, rivolgendosi al Padre, chiede che i suoi siano… Uno. [1] Per Gesù i suoi devono poter essere uno: uno nell’animo e nello Spirito (indipendentemente dalla loro origine culturale o di razza o di lingua (ovviamente non di credo, perché – appunto – è solo l’unica e comune fede in Cristo che può rendere ‘uno’ coloro che altrimenti non sarebbero affatto uniti, ma divisi in mille modi ,in mille maniere e per mille motivi (tutti estranei alla volontà di Dio)).
Ma, allora, se l’unità fra i suoi è la preghiera rivolta da Gesù al Padre dovremmo supporre che (poiché il Padre esaudisce sempre il Figlio [2]) tale unità dovrebbe essere sempre e comunque presente laddove si trovino coloro che si definiscono cristiani, coloro che dicono di credere in Cristo e di vivere secondo i Suoi principi e i Suoi valori! Già, lo dovremmo supporre. Ma nella realtà di quei contesti in cui si trovano i cosiddetti cristiani (ovvero le comunità cristiane), si trova questa unità richiesta da Gesù al Padre? E’ triste (ma doveroso) ammettere che solo un cieco, un ipocrita, un idealista, un conformista o un falso – ahimè – potrebbero rispondere in modo assoluto di si ad una tale affermazione. E questo è uno scandalo (che non vi sia unità – come di fatto non c’è – nel ‘Corpo di Cristo)!
Cosa è uno scandalo: il fatto che Gesù non sia esaudito dal Padre (visto che l’unità per cui Lui ha pregato è rarissimamente visibile nella realtà concreta)? Oh no, lo scandalo non dipende da Gesù, (che di certo viene sempre esaudito dal Padre), ma da quelli che dicono di essere i suoi pur non vivendo come Egli dice loro di vivere.
In effetti, in quale comunità cosiddetta ‘cristiana’ si vive l’unità per cui Gesù ha pregato e che desidera vedere quale testimonianza del fatto che Egli regna davvero nella Sua chiesa?
Purtroppo sento dire (e vedo anche personalmente) che in diverse comunità cristiane piuttosto che l’unità desiderata e cercata da Cristo regnano aspetti come:
- la ricerca della preminenza (tra coloro che – come i ruffiani – cercano di compiacere in tutto e per tutto alle guide, ai pastori (e oggi – secondo il termine più pagano che cristiano che va tanto di moda – ai leaders) sperando di avere a loro volta un posto di prestigio;
- il clientarismo (nel senso che ‘guarda caso’ ad emergere nella comunità, cioè ad aspirare a qualche posto in vista, sono quelli che in qualche modo sono vicini alla famiglia del pastore (dal figlio, al fratello, al cognato, al genero, al portaborse di lui);
- nello spirito della “sottomissione cristiana” tutto quello che dicono certi pastori viene preso per “Verbo ispirato di Dio”, quando – invece – ad un attento esame intellettuale diverse delle ‘rivelazioni’ ricevute e predicate da questi “profeti” sono solo il frutto delle loro vedute personali e soggettive, che a volte non solo non trovano riscontro nelle Sacre Scritture, ma sono anche in contrasto coi principi del normale buon senso e di una mediocre cultura umana;
- alcune comunità “cristiane” predicano a tempo e fuor di tempo [3] (praticamente con una certa insistenza) la dottrina delle decime, che – correggetemi se sbaglio – poco spazio ha nel Nuovo Testamento, dove se essa di certo non è imposta come precetto – invece – si parla piuttosto di offerte volontarie, libere (nella quantità) e spontanee. Se qualcuno volesse far rientrare la dottrina della decima (che ha origine nell’Antico Testamento) anche nel Nuovo Testamento allora dovrebbe farvi rientrare le dottrine della circoncisione, del fatto che solo alcuni potrebbero esercitare l’ufficio del sacerdozio, dei sacrifici e degli olocausti espiatori, etc., etc. (tutte cose che con la dispensazione della Grazia sono state abolite; [4]
- in molte comunità “cristiane” non si da spazio di parlare ai membri di queste, nel senso di permettere loro eventualmente di contraddire o dissentire rispetto a quello che a volte dicono i pastori. Se qualcuno osa fare qualcosa del genere viene prontamente ripreso davanti a tutti e fatto sentire in difetto, come se avesse osato contraddire il Signore in persona(!!!);
- odo di diversi cristiani feriti e delusi dal fatto di non essere cercati e visitati né dal pastore né dai fratelli della “comunità” quando si trovano nelle loro case e magari non si fanno vedere in chiesa per via di periodi di difficoltà (morale o anche “solo” materiale ed economica) che stanno attraversando. E questo delude coloro che quando vanno in comunità sono circondati da mille sorrisi e pacche sulle spalle, che però scompaiono quando da questi superficiali segnali qualcuno “pretende” qualcosa di più sostanziale e sincero;
- so di comunità in cui si prega sempre per il pastore e la sua famiglia e non per i vari e singoli membri della comunità. Questa realtà “sembra” dire che il pastore è una persona speciale rispetto al resto della chiesa “di Cristo”. Il che contraddice “alquanto” la Scrittura che dice che “Le membra del corpo che sembrano essere le più deboli, sono invece necessarie; e quelle che stimiamo essere le meno onorevoli del corpo, le circondiamo di maggiore onore; e le nostre parti indecorose cono circondate di maggior decoro; ma le nostre parti decorose non ne hanno bisogno. Perciò Dio ha composto il corpo (la chiesa), dando maggiore onore alla parte che ne mancava”; [5]
- so (perché non solo sento tali notizie, ma anche le vivo) di comunità in cui alcuni se potessero evitare di salutarti lo farebbero e se per caso ti salutano è solo perché costretti dal fatto di trovarsi in mezzo ad altri mentre tu (che loro non vorrebbero salutare) gli passi di fronte sotto lo sguardo degli altri (insomma – come dire – pare che si tratta di un ‘saluto obbligato’ per salvare la faccia (o la facciata));
Devo andare avanti con esempi del genere? Potrei farlo ancora per un pò e non sarei lontano dal vero nel descrivere i fatti che avvengono in diverse comunità cristiane.
E se qualcuno a questo punto mi chiederà se sia il caso di dire cose del genere potrei rispondergli col chiedergli a mia volta se sia il caso di continuare a fingere che non ci siano, se sia il caso di nasconderle? Forse il nascondere l’evidenza e la realtà di molte comunità serve a far crescere nella verità? Non è la Bibbia stessa che ci esorta ad estirpare il male che possa trovarsi all’interno della chiesa di Dio, come fece Gesù quando vide i mercanti che trafficavano nel Tempio e li cacciò tutti fuori, facendo capire di non sopportare certe cose (ossia i vantaggi dell’uomo a discapito degli interessi di Dio) vicine ed insieme alle Sue cose sante?
E, inoltre, a che servirebbe nascondere molte delle malefatte che si vedono e si vivono in diverse comunità (cosiddette cristiane): forse ciò favorirebbe lo sviluppo dell’unità ricercata da Cristo? Affatto! Tutte quelle cose (che prima ho cercato di descrivere) sono proprio quelle realtà che minano l’unità voluta dal Signore. Dunque tali difetti non vanno nascosti né accarezzati, ma denunciati e smascherati.
Scusate se ho detto quello che a volte vivo e che penso, ma vorrei che chi legge sappia che ciò che mi spinge a farlo è proprio l’amore per Cristo e lo zelo che mi porta a gridare contro quelle cose che macchiano la sua santa dimora (che non è costituita tanto dai templi materiali fatti di mura nei quali ci riuniamo quanto piuttosto dai cuori (e dai pensieri segreti di questi). Non posso sopportare certi mali e certe ipocrisie facendo finta che tutto sia santo. La mia intenzione (per quanto è possibile) è quella di indurre chi si sente coinvolto e ripreso nella propria coscienza (davanti a Dio) a cambiare il proprio atteggiamento, laddove riconosca che molte di quelle situazioni che ho descritto “potrebbero”essere quelle che si trovano nella sua comunità, magari proprio a causa del proprio modo di fare e di essere. E, dunque, i primi a doversi probabilmente ravvedere di un tale stato penso debbano essere proprio i pastori che permettono cose del genere (o perché sono loro per primi a promuoverle (col proprio stile – apparentemente impeccabile – di vita) o perché le tollerano (per non perdere qualche ambiguo interesse).
Penso che se tali persone sono dei veri servi di Dio non dovranno risentirsi dal vedersi ripresi da un qualunque cristiano come me.
Se “Dio onora quelli che lo onorano” [6] lasciatemi dire sinceramente (fratelli) che io non mi sento di onorare quelli da cui non vedo mettere al primo posto l’onore del Signore e non il proprio.
[1] Giovanni 17: 11, 21, 22
[2] Giovanni 11: 42; 8: 29
[3] 2 Timoteo 4: 2
[4] Ebrei 7: 11, 12, 18, 19, 22; 8: 6 – 8, 13; 9: 8 – 10; 10: 1 – 4
[5] 1 Corinzi 12: 22 – 24
[6] 1 Samuele 2: 30
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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