E il settimo giorno si stressò

la_mindfulness_come_strumento_di_prevenzioneLa nostra società vive sempre più momenti di pressione psicologica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”.  Dall’altro, i dati EUROSTAT, affermano che nell’arco di nove anni, il 28% dei lavoratori europei ha riferito di essere esposto a rischi psicosociali che hanno compromesso il loro benessere mentale. Il lavoro è la prima causa di stress nel mondo (riguarda il 54% dei casi osservati): in Italia colpisce il 41% dei lavoratori, un valore superiore a quello di Gran Bretagna e Germania (27%), Francia (24%) e Spagna (22%).

La pesantezza del superlavoro è stata definita “Sindrome di Burnout”. Il burnout è generalmente una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate. Questo fenomeno colpisce anche i ministri di culto o chi ha responsabilità nelle chiese locali.

È una malattia in costante e graduale aumento nei paesi occidentalizzati a tecnologia avanzata. Ciò non significa che qualcosa non funziona più nelle persone, bensì che si sono verificati cambiamenti sostanziali e significativi nel modo in cui ci si relaziona.
Oggi l’era della tecnologia, così definita, non ha fatto altro che produrre ritmi sempre più serrati, alterando la serenità dell’individuo.

Nella bibbia abbiamo un episodio significativo: la storia di Ietro il suocero di Mosè (Esodo 18.13-27), che definirei un ottimo psicologo. Uno degli aspetti importanti che fece Ietro fu quello di osservare Mosè (Esodo 18:14a). Successivamente, iniziò la sua analisi ponendo a Mosè delle domande ben mirate: «Che cosa fai con il popolo? Perché siedi solo, e tutto il popolo ti sta attorno dal mattino fino alla sera?» (Esodo 18:14b). La risposta di Mosè fu legittima: «Perché il popolo viene da me per consultare Dio.» (Esodo 18:15). Egli aveva il peso di amministrare il popolo che Dio gli aveva affidato.

Ma cos’è che non andava in tutto questo?

Vediamo la risposta di Ietro e le considerazioni che fece a Mosè. Innanzitutto, la sua fu una risposta secca: «Quel che fai non va bene» (Esodo18:17). In poche parole: «Tu ti esaurirai certamente e stancherai anche questo popolo che è con te; perché questo compito è troppo pesante per te; tu non puoi farcela da solo» (Esodo 18:17).

Mosè stava rischiando il “Burnout”; non poteva continuare ad amministrare in questo modo, stava rischiando per sé e per tutto il popolo. Doveva fermarsi e riflettere, era arrivato il momento di ascoltare il consiglio di Ietro, di non portare il peso di tutto il popolo. Doveva condividere i pesi con uomini scelti e capaci di amministrare insieme a lui tutto il popolo (Esodo 18:19-22a).

La proposta di Ietro permetteva a Mosè di ottenere due risultati: 1- alleggerire il carico. 2- non essere il solo a portarlo (Esodo 18:22b). Seguire il consiglio di Ietro implicava un risultato importante: arrivare alla “Terra promessa” (Esodo 18:23). La sensibilità di Mosè, lo portò a seguire i consigli del suocero (Esodo 18:24-27).

Nella tua vita di credente, ti sei mai posto delle domande, come: “Quello che sto portando avanti (lavoro, attività nella chiesa, ecc.) è portato nel modo giusto? È questo l’unico modo per farlo? Quante volte senti che la stanchezza ti pervade?”. A volte il dovere ti costringe ad andare avanti, anche quando ti balena il pensiero di abbandonare tutto.

Come Mosè, forse hai bisogno di confrontarti con uno come “Ietro”. Magari ti potrai sentire dire che quello che fai non va bene e la soluzione è che devi imparare a condividere i tuoi pesi e a non farti carico di ciò che non potrai sostenere con le tue sole forze. In Galati 6:2 l’apostolo Paolo afferma: “Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo”. Sì, la legge di Cristo è la legge dell’amore, che sa condividere e non sa chiudersi a sé stesso.
Ancora come Mosè, non puoi continuare a rischiare un “Burnout”, prima o poi arriverai ad un collasso psico-fisico. Hai bisogno di legarti ad una promessa di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.” (Matteo 11:28-30)

Dio, fin dalla creazione, aveva stabilito ogni cosa, tutto per il nostro benessere. Egli stesso ne ha dato esempio: “Il settimo giorno, Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta.” (Genesi 2:2-3)

Egli ancora ci dice in Esodo 20:8 “Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo”. Ecco il paradosso: l’umanità vive senza il riposo. Questa è la sfida che l’uomo ha lanciato al Creatore: “Io sono capace di gestire il tempo”. Ma qual è stato il risultato? Un continuo crescendo di individui stressati e un continuo aumento di suicidi.

E tu come credente come hai deciso di spendere il tuo tempo?

Hai previsto un momento della tua giornata, un giorno della settimana, per portare i tuoi pesi a Gesù e realizzare il Suo riposo?

Ricordati che anche Mosè pensava di spendere bene il suo tempo, stando dalla mattina alla sera davanti al suo popolo. E il tempo per Dio?

Gianni Cardillo

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