Egocentrismo o perdono?

Come esseri umani, tutti pecchiamo. Ognuno di noi ha fragilità e periodi di sofferenza. Spesso quando sorgono le difficoltà, la prima cosa che facciamo è rivolgersi ai nostri cari per avere un conforto. E, i nostri cari, dovrebbero essere le persone più pronte ad ascoltarci o a comprenderci. Ma non sempre è così. Proprio perché ci conoscono possono essere stanchi dei nostri fallimenti e alimentare polemica. In ogni caso, anche loro sono umani e soggetti ai propri fallimenti: anche loro potrebbero fallire.

Ci sono invero tre motivi che sono fonte di delusione degli e per gli altri. Il primo è l’egocentrismo, che ci porta a vedere soltanto noi stessi e a non inquadrarci nel contesto degli altri. Un secondo motivo è il sentirsi sopraffatti dalla situazione stressante di qualcuno o sentirsi inadeguati nel potere aiutarlo. Questo ci porta a scrollare le spalle e a far finta di nulla. Un terzo motivo è che una persona che ha commesso un errore possa essere abbandonata da amici che non vogliono essere associati a quell’errore.

Insomma, per un motivo o per un altro, veniamo delusi e nella migliore delle ipotesi troviamo soltanto una spalla per piangere ma non la soluzione al nostro problema. Al contrario, se ci rivolgiamo a Dio, troveremo il perdono se ci pentiamo. Se Dio però è pronto, noi umani non siamo sempre così pronti a perdonare. Noi preferiamo riflettere, pensare, accusare, troviamo un motivo, cerchiamo una spiegazione per certi comportamenti ma non ci concentriamo su quella persona che ha difficoltà. Anche se saremmo così bravi da comprendere il vero motivo o la vera genesi del problema, non offriremo mai un adeguato sostegno. Comprendere i motivi per cui gli altri falliscono – e perché falliamo con gli altri – offre una piccola consolazione, ma Dio fornisce una fonte di perfetto conforto che nessun essere umano può offrire.

È la forza, l’incoraggiamento e il compagno costante del credente.

Gabriele Paolini

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