Gender nelle Scuole: che cos’è e l’ampiezza del fenomeno in Italia

GENDER NELLE SCUOLE

La sessualità è un tema preponderante e spesso dibattuto, soprattutto nella società odierna e in molti ambiti, tra i quali, in particolare, la scuola.

Sempre più spesso, infatti, negli ultimi anni, nelle scuole di ogni ordine e grado si parla agli studenti di argomenti inerenti l’affettività, la sessualità, il rapporto con il proprio corpo. Temi che, in molti casi, portano a parlare anche della sessualità intesa in modo fluido o nell’ambito di quella che viene chiamata “teoria gender” o “gender”.

Ecco dunque di seguito i dettagli del gender nelle scuole, l’ampiezza del fenomeno e anche i metodi su come approcciarsi e comportarsi quando ci si trova in presenza di iniziative o progetti di questo tipo.

va in presenza di iniziative o progetti di questo tipo.

●      Cosa vuol dire gender nelle scuole?

o   Cosa è il gender?

o   Chi promuove la teoria del gender

●      Come la teoria gender entra nelle scuole

o   In che cosa consiste l’educazione gender?

●      Progetti gender: l’ampiezza del fenomeno in Italia – Il nostro dossier gender

●      Come contrastare il gender a scuola

●      Le iniziative di Pro Vita & Famiglia

Cosa vuol dire gender nelle scuole

Innanzitutto partiamo dal concetto cardine intorno a cui ruota l’intero problema della teoria gender nelle scuole, che è appunto il tema stesso del gender e dell’ideologia che ne sta alla base.

Cosa è il gender?

Per gender o teoria di genere si intende quella teoria o idea seconda la quale il “genere” di una persona, definito come la dimensione psicologica, sociale e culturale della sessualità, sarebbe separabile dal suo sesso biologico.

In altre parole, il sesso di una persona sarebbe, secondo la prospettiva di genere, irrilevante rispetto all’identità di genere (psicologica), agli orientamenti affettivi e ai comportamenti sociali attribuiti tipicamente a uomini e donne.

La circostanza che, ad esempio, un maschio si identifichi come “donna” e si presenti come tale (nel modo di vestirsi, nei comportamenti, nelle sue preferenze, ecc.) sarebbe totalmente normale e, anzi, auspicabile se il maschio dovesse soffrire di “disforia di genere”.

Chi promuove la teoria del gender?

L’ideologia di genere (o “gender“) è un tema scottante di grande attualità e in Italia – così come in tutto l’Occidente – e si concretizza in quelle forti correnti politiche e culturali che promuovono i “matrimoni gay”, le leggi contro l’omofobia, le adozione a coppie dello sesso, la normalizzazione del transgenderismo, ma anche della fluidità di genere (bambini gender fluid) e, in ultimo, come estrema conseguenza di tutto ciò, l’aberrante pratica della transizione di genere (sociale e medica) dei minori.

A cascata, dunque, queste istanze ricadono nelle scuole e in veri e propri programmi di educazione e indottrinamento che mirano alla diffusione, già tra i minori e i giovani, di queste posizioni.

Come la teoria gender entra nelle scuole

Le posizioni gender, per arrivare nelle scuole, fanno spesso ricorso a progetti “educativi” mascherati come tali – soprattutto nei titoli e negli obiettivi di massima – che, con la scusa di educare bambini e ragazzi ad alcune tematiche sensibili e di attualità, finiscono poi per proporre tutt’altro.

Spesso e volentieri all’insaputa dei genitori, proprio perché docenti, dirigenti e associazioni Lgbt che propongono questi progetti sanno benissimo che, nella maggior parte dei casi, le famiglie non sarebbero minimamente d’accordo con tali iniziative e non darebbero il loro assenso alla presenza dei loro figli in aula.

In che cosa consiste l’educazione gender?

I progetti e le iniziative di educazione gender nelle scuole, infatti, con il pretesto di educare all’uguaglianza e di combattere le discriminazioni, il bullismo, la violenza di genere o i cattivi stereotipi, spesso promuovono posizione gender quali:

●      l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”;

●      la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico (e la conseguente normalizzazione della transessualità e del transgenderismo);

●      la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali;

●      la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini,

●      la Carriera Alias nelle scuole

Le conseguenze sono di promuovere – nei più giovani che vivono quel delicato periodo che è l’adolescenza – la falsa e pericolosa idea che si può essere “nati nel corpo sbagliato” e per questo si può cambiare sesso quando si vuole. Oppure, peggio, si corre il rischio di far credere ai ragazzi che basta “sentirsi donna” o “sentirsi uomo” per essere tali ed essere dunque trattati come tali ed essere chiamati con nomi corrispondenti al genere percepito.

Progetti gender: l’ampiezza del fenomeno in Italia

Pro Vita & Famiglia riceve continuamente segnalazioni di progetti di gender nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.

Per dare un’idea dell’ampiezza del fenomeno basti pensare che le sole segnalazioni giunte alla nostra associazione hanno superato le 210 unità in pochi anni e si tratta di un numero non solo calcolato per difetto, ma soprattutto che non tiene conto di decine e decine di progetti che spesso non vengono alla luce perché non denunciati, perché non correttamente pubblicizzati dalle stesse associazioni o scuole proponenti o per paura da parte di docenti e genitori di avere ripercussioni sul piano scolastico e disciplinare o, ancora, perché spesso purtroppo molti genitori e famiglie si limitano – anche in questi casi, per non avere problemi – a non mandare i propri figli a scuola, lasciando cadere nel vuoto la gravità del problema.

Un fenomeno, quindi, che in almeno un decennio potrebbe aver portato nelle scuole italiane almeno un migliaio di iniziative e progetti gender rivolti alle scuole di ogni ordine e grado.

Il nostro dossier gender

Negli anni, le segnalazioni sul gender nelle scuole – almeno quella minoranza che è riuscita a venire a galla – sono state raccolte in un dossier che costituisce il documento più completo nel suo genere (anche se, come detto, per niente esaustivo!).

In questo dossier Pro Vita & Famiglia ha appunto riportato una selezione – costantemente aggiornata – dei principali progetti e iniziative, applicati nelle scuole italiane o comunque rivolti a studenti o docenti, che si ispirano alla teoria di genere – prodotto dei “gender studies” – o alle teorie omosessualiste delle associazioni LGBT. Queste teorie hanno infatti principi e conseguenze comuni e nella pratica spesso si presentano assieme.

Il dossier riguarda principalmente gli anni che vanno dal 2014 al 2023 e non pretende di fornire un elenco completo. Sono stati infatti inclusi solo i progetti e le iniziative di educazione gender che ci sono stati segnalati e la cui applicazione poteva essere precisamente determinata quanto a data, luogo e contenuti. Spesso il progetto esaminato non si riferisce solo a un singolo “caso”, in quanto un progetto è suscettibile di applicazione in più istituti scolastici e in alcune ipotesi si tratta di progetti che hanno coinvolto gran parte del corpo docente, o molteplici scuole, di intere Regioni o Province.

Tra le centinaia di casi riportati in vari anni alcuni più eloquenti e gravi di altri, come lo spettacolo teatrale “Fa’afafine” proposto addirittura a bambini a partire dall’età di 8 anni. Spettacolo che propone la storia di un «un figlio di genere non conforme» e che parla esplicitamente di «bambini che non amano identificarsi in un sesso o nell’altro» e che è stato proposto a partire dal 2015, ma anche nel 2017 prima a Palermo, poi a Roma e Bologna e nelle scuole di altre città italiane.

O ancora la lettura del libro “Nei panni di Zaff”, proposta in varie scuole italiane ai bambini delle elementari. Un volume che parla di un maschietto che vuole vestirsi da principessa e viene preso in giro, ma alla fine è proprio la Principessa sul pisello ad arrivare in suo soccorso: gli regala l’abito, facendolo diventare una principessa “con il pisello”, e si prende il suo da calciatore.

Più recentemente, invece, già nel 2021, nel 2022 e nel 2023 hanno fatto scalpore e indignazione progetti come quello in provincia di Pisa che mirava a dare agli insegnanti una guida ad hoc per parlare ai piccoli da 0 a 13 anni di approccio intersezionale, coming out, identità di genere, orientamento affettivo e sessuale, outing, sesso, sessualità e svariati altri argomenti sul genere.

O ancora, a Torino, argomenti sessualmente espliciti e gli organi genitali sono stati descritti senza mezzi termini né giri di parole – come anche mestruazioni, polluzioni notturne e vari altri particolari non adatti ai bambini – nel progetto “A come Amore”, che si è tenuto nelle classi terze della Scuole Media Piero Calamandrei, a Torino.

Solo pochi esempi di quelli che sono però decine e decine di casi che annualmente si verificano nelle scuole e nei licei italiani di teoria gender nelle scuole applicata.

Come contrastare il gender nelle scuole

Lo strumento più importante per contrastare il gender a scuola sono le famiglie. Ebbene sì, perché sono proprio i genitori i primi e più vicini soggetti ai loro stessi figli, sempre aggiornati – si spera! – su tutto ciò che viene fatto e di cui si parla nelle aule scolastiche.

A loro, ovviamente, si aggiunge l’istituzione scolastica che, quando non totalmente faziosa e di parte, deve garantire il pieno rispetto dell’alleanza educativa scuola-famiglia e coinvolgere a pieno i genitori. Questi ultimi, però, devono stare con gli occhi aperti e vigilare costantemente per denunciare qualsiasi deriva di teoria gender nelle scuole e diventare così protagonisti nel mondo della scuola.

Per quanto riguarda il primo aspetto, la famiglia deve essere sempre pronta – e coraggiosa – a denunciare e far emergere iniziative improntate all’ideologia gender, anche con segnalazioni alla scuola stessa, al dirigente, al Provveditorato, agli Uffici scolastici regionali e ad associazioni come Pro Vita & Famiglia che possono garantire un’azione informativa, culturale, sociale e legale ad hoc.

Di estrema importanza, inoltre – e i genitori devono saperlo – il consenso informato preventivo. Si tratta di uno strumento peraltro obbligatorio quando si parla di corsi extracurriculari di qualsiasi tipo e lo stesso Consiglio di Istituto è chiamato a mettere in pratica questo strumento con determinate caratteristiche:

●      informare tempestivamente e con largo anticipo i genitori;

●      dare alle famiglie tutti i dettagli sui progetti, i programmi, i docenti e/o gli esperti chiamati a parlare (soprattutto se esterni);

●      prevedere delle lezioni o delle iniziative alternative per gli studenti che non ricevono il consenso dei loro genitori e per questo non partecipano agli eventi proposti.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, le famiglie sono chiamate a interessarsi concretamente e direttamente alla vita scolastica e a venire quindi a conoscenza di tutte le possibilità che, appunto come genitori, hanno.

Innanzitutto, infatti, papà e mamme hanno la possibilità di diventare referenti e rappresentanti delle classi dei loro figli e degli Istituti, così da poter avere un ruolo diretto e attivo in seno al Consiglio di Istituto. Inoltre ci sono le realtà come il Fonags, e i referenti regionali che ci rappresentano nel Forags, che costituiscono vie preferenziali per interfacciarsi con le istituzioni e, insieme, per continuare a monitorare attività proposte, supportare la scuola; difendere i figli da derive ideologiche che vorrebbero confonderli.

Le iniziative di Pro Vita & Famiglia

Da anni, ormai, Pro Vita & Famiglia è in prima linea per combattere queste derive ideologiche e qualsiasi progetto o indottrinamento gender nelle scuole italiane. Non solo con il dossier già citato o con un libretto che vuole essere una guida ai genitori per diventare, appunto, “protagonisti nella scuola”, ma anche con tutta una serie di azioni informative, cultura e legali.

Tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023, infatti, è stata lanciata un’azione legale su larga scala per contrastare la “Carriera Alias”, diffidando oltre 150 scuole e istituti su tutto il territorio nazionale. Un’azione che fa parte di una ancor più vasta e capillare campagna di informazione e sensibilizzazione che, appunto, in favore della libertà educativa.

In favore del “no gender nelle scuole” è stata lanciata una petizione popolare per chiedere al Parlamento di approvare una legge che vieti l’indottrinamento gender nelle scuole dei figli degli italiani, rispettando il diritto di priorità educativa della famiglia e che – a marzo 2023 – ha superato le 90mila firme.

Pro Vita & Famiglia è inoltre stata presente in tutta Italia con affissioni e camion vela per sensibilizzare l’opinione pubblica; una serie di webinar informativi per i genitori e la pubblicazione di un sondaggio – condotto con Noto Sondaggi – che ha svelato come la maggioranza degli italiani sia contraria al gender e (ben l’81%) a favore della libertà educativa per i genitori.

https://www.provitaefamiglia.it/blog/gender-nelle-scuole-cosa-e-ampiezza-fenomeno

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