Gli uomini sono davvero tutti fratelli spirituali?

1014096_546340945539223_5440404107173729983_nQuando la teologia liberale ha abbandonato la rivelazione biblica in favore dell’umanesimo, uno dei suoi dogmi principali divenne quello della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini. Obbiettivo primario di tale dottrina era cancellare ogni distinzione tra credenti e non credenti, unendo insieme tutte confessioni di fede, e non, in un’unica generale pseudo-religione.

E’ difficile scindere l’idea di una fratellanza universale tra gli uomini dal proposito, dichiarato, dei suoi promotori. Essenziale per il movimento ecumenico è gettare un velo su qualunque distinzione tra verità ed errore, venire a patti con le convinzioni religiose e scardinare tanto la necessità quanto la realtà della nuova nascita. Sostenere la fratellanza universale degli uomini diventa uno strumento adatto per ciascuno di questi scopi.

Secondo la Bibbia esistono solo due modi in cui gli uomini possono essere considerati tutti fratelli. Primo, tutti gli uomini hanno avuto inizio con la creazione di Dio.
“Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione” (Atti 17:26). In questo senso, tutti dobbiamo la nostra origine a Dio e possiamo essere chiamati Sua “progenie (Atti 17:24, 28-29), Tuttavia, questa origine comune non è il fulcro della teologia liberale, che ironicamente viene sostituito con l’evoluzione.

Secondo, tutti hanno in comune una natura peccaminosa, ereditata da Adamo.
“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato (Romani 5:12). Qui, l’Apostolo Paolo combina entrambi gli elementi della vera fratellanza degli uomini per mostrare come l’umanità sia unanime nel peccare e come da ciò consegua il bisogno di pentito (Atti 17:29-30). La teologia liberale, tuttavia, ignora la rivelazione biblica riguardante il peccato, per cui non coglie quest’altro aspetto per il quale gli uomini sono fratelli.

Gesù Cristo non doveva venire per rivelare Dio come Padre nel senso di “Creatore”. Questo concetto era già presente nella rivelazione dell’Antico Testamento, oltre che, in forma confusa e corrotta, nel pensiero e nella speculazione pagana del mondo greco. Gesù aprì una via affinché Dio fosse Padre nel senso di redentore e, in quel senso, gli uomini non sono tutti fratelli.

La salvezza, senza dubbio, divide gli uomini; lo disse Gesù stesso. Per Lui era evidente che gli uomini non sono tutti fratelli spirituali, perché hanno padri diversi. Di alcuni Gesù disse: “Voi siete la progenie del diavolo, ch’è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro (Giovanni 8:44). Il Dio di gloria era invece Dio dei credenti e Gesù insegnò loro a pregare così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome ( Matteo 6:9).

Il mito della fratellanza universale degli uomini fu elaborato consapevolmente per eludere la dottrina biblica del giudizio finale. Se tutti occupano una posizione paritaria, quella di figli di fronte a un Dio affettuoso e benevolo, nessuno sarà giudicato degno del castigo eterno. Ma la Bibbia rivela che questo giudizio sarà il momento della divisione definitiva.
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo … Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!”
(Matteo 25:31-34, 41).

Per tanto, la fratellanza spirituale di quelli che sono nati due volte è la nostra unica speranza. Ma questo non è limitativo e discriminatorio? Può essere inteso come limitativo per il fatto che non tutti saranno salvati, in quanto molti rifiutano di accettare la salvezza che Dio offre. Ma non è limitativo, perché la salvezza è offerta a tutti senza discriminazioni, poiché “chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato” (Romani 10:13).

La speranza dell’umanità non risiede nella fantasia di una fratellanza universale, partorita da una pia illusione e diffusa con miopi valutazioni dei bisogni dell’uomo. La sua speranza è nella vera fratellanza che deriva dal pentimento e dalla fede nel Dio vivente, eminente in santità e sommo in benignità.

Martyn Clark

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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