La Grande Tribolazione di Israele e del mondo nelle profezie di Gesù

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1-15terra_dallo_spazioDurante la sua vita Gesù si recò molte volte al monte degli Ulivi, dove, alcuni giorni prima del tradimento, fece le strane profezie del fico e degli avvoltoi intorno alla carcassa. Contemporaneamente, profetizzò il destino di Gerusalemme e del mondo: “Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: <<Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo>>. Gesù rispose: <<Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non  allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e  inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà fino alla fine sarà salvato. Frattanto questo Vangelo del Regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine. Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo, chi legge comprenda, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E, se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati…Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte>>. (Matteo 24, 3-29)
L’intero discorso, oggi raramente citato dalla Chiesa, è la fonte della maggior parte delle aspettative millenaristiche che attualmente sommergono Gerusalemme perché, con termini fuori moda fra i cristiani moderni, si parla inequivocabilmente di un giorno del giudizio e di un’epoca di grandi sconvolgimenti alla fine della nostra età. Nell’occhio del ciclone ci sarà la Città Santa di Gerusalemme, teatro di molti grandi conflitti nel passato e nel presente, e il fulcro sarà il monte degli Ulivi.
Nel corso dei secoli si è dibattuto il significato dell’espressione <<abominio della desolazione>> sul luogo sacro. Le parole provengono direttamente dalla profezia alla fine del libro di Daniele: <<Ora in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del suo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non ce n’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta.
Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l’altro di là sull’altra sponda. Uno disse all’uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destrae la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo. Io udii bene, ma non compresi, e dissi: <<Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?>>. Egli mi rispose: <<Va’ Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Tu, và pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni>>. (Daniele 12, 1-13)
Questo passaggio ha sempre sollevato numerosi interrogativi ai commentatori, non ultimo per la numerologia criptica. Ciò che è chiaro è che il periodo di 1290 giorni è molto vicino ai tre anni e mezzo (<<un tempo, due tempi e la metà di un tempo>>) citati in precedenza da Daniele nello stesso passo e anche da Giovanni nell’Apocalisse (12,14). Non c’è dubbio che il <<luogo santo>> da cui sarà eliminato il sacrificio quotidiano è il santuario del Tempio di Gerusalemme. Ma quando accadranno questi avvenimenti? Il riferimento di Daniele all'<<abominio che provoca desolazione>> si pensa sia una profezia riferita a qualche evento futuro comparabile all’occupazione di Gerusalemme nel 168 a.C. da parte di Antioco IV Epifane di Siria, che regnò tra il 175 e il 164 a.C. nell’età dei Maccabei. Cacciato dall’Egitto, si gettò su Gerusalemme e cercò di ellenizzare gli ebrei. Si dice che abbia sacrificato un maiale sull’altare maggiore, dissacrandolo con il sangue di quello e di altri animali ritenuti impuri dagli ebrei. Convertì il tempio alla devozione di Zeus Olimpo e innalzò un idolo descritto nel primo Libro dei Maccabei come <<abominio che provoca desolazione>>. Questi gesti irriverenti provocarono la rivolta dei Maccabei che, esattamente tre anni dopo, sconfitti gli eserciti di Antioco e ripresa Gerusalemme, consacrarono nuovamente il Tempio.
Il discorso di Gesù sul monte degli Ulivi fu fatto circa 200 anni dopo la dissacrazione del Tempio da parte di Antioco, quindi non poteva profetizzare quell’evento, anche se a esso si riferiva Daniele.
Nell’anno 66, durante il regno del folle imperatore Nerone, gli ebrei si ribellarono e combatterono per liberarsi del giogo di Roma. L’insurrezione fu brutalmente soffocata da Vespasiano e nel 70, come punizione per aver osato opporsi a Roma, fu demolito il Tempio di Gerusalemme, costruito da Erode meno di un secolo prima. Quarantacinque anni dopo, nell’anno 115, gli ebrei si ribellarono nuovamente e la rivolta fu sedata da Adriano, allora ancora generale. Una terza rivolta, guidata da Simon Bar Kochba nel 132-135, fu anch’essa soffocata e gli ebrei sopravvissuti furono espulsi dalla Giudea. Adriano, ormai imperatore, fece costruire una nuova città romana chiamata Aelia Capitolina e un tempio dedicato a Venere fu innalzato nel luogo dove sorgeva il vecchio santuario. La distruzione di Gerusalemme, e ancor di più il tempio dedicato a Venere, potrebbero essere considerate un <<abominio che provoca della desolazione>>. Ma è ovvio che neppure questa era la fine del mondo come la intendiamo noi; forse dobbiamo ancora assistere alla vera realizzazione delle profezie di Gesù sulla <<tribolazione>>.
Oggi, ancora una volta, la Spianata del Tempio di Gerusalemme è al centro della tensione. Nel 1967 gli israeliani occuparono la Città Vecchia e la misero sotto la giurisdizione ebraica per la prima volta del regno di Erode, circa duemila anni prima.
Per gli ebrei ortodossi la presenza di una moschea sul Sancta Sanctorum è già di per sé un <<abominio>>, mentre la più ampia area della Spianata del Tempio, un tempo occupata dal Tempio di Salomone e poi da quello di Erode e chiamata dagli arabi Haram ash-Sharif o <<Nobile Santuario>>, resta uno spazio aperto <<desolato>>. Se gli ebrei dovessero mai ricostruire il tempio, logicamente sorgerebbe lì, con il Sancta Sanctorum sopra la roccia, anche se significherebbe demolire, o quanto meno spostare, la Cupola. Questa è la spinosa questione che esaspera qualsiasi discorso di pace tra arabi e israeliani. Questo è un motivo sufficiente per rendere non negoziabile da parte musulmana il ruolo della Cupola della Roccia, terzo luogo sacro dell’Islam dopo la Mecca e Medina. Se dovesse essere demolita e ricostruito un nuovo tempio inn cima al monte Moriab, si arriverebbe certamente a una guerra sacra di dimensioni inimmaginabili tra Israele e l’intero mondo musulmano. E, poiché gli Stati Uniti andrebbero senz’altro in soccorso di Israele, le conseguenze sarebbero devastanti per tutti i protagonisti. Se poi consideriamo che stiamo vivendo alla fine di un’era, come segnalano i movimenti degli astri e di Orione in particolare, è una tentazione pensare che tutto si avvererà e che ciò che Gesù e Daniele pensavano veramente, con le loro profezie sull'<<abominio che provoca desolazione>> alla fine dei tempi, sia la distruzione della Cupola della Roccia.
Il concetto di <<tribolazione>> (letteralmente <<trebbiatura>>), segnato da un grande terremoto e dall’oscurarsi del cielo (i tre giorni di buio profetizzati?), ha origine nel Vecchio Testamento. Per il profeta Zaccaria, la cui tomba a un’estremità della Valle di Giosafatte è tradizionalmente quella sormontata da una piccola piramide, il monte degli Ulivi sarà spaccato in due da un terremoto e un fiume impetuoso nascerà dalle sorgenti sotto Gerusalemme.
<<Ecco, viene un giorno per il Signore; allora le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te…In quel giorno i suoi piedi (del Signore) si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra verso mezzogiorno. Sarà ostruita la valle fra i monti, poiché la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; sarà ostruita come fu ostruita durante il terremoto, avvenuto al tempo di Ozia re di Giuda. Verrà allora il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi. In quel giorno, non vi sarà né luce né freddo, né gelo: sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà né giorno né notte; verso sera risplenderà la luce. In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno.
(Zaccaria 14, 1-8)
Data la natura apocalittica di tutti questi scritti, ci si può chiedere a ragione quali potrebbero essere le probabilità di un vasto evento sismico in Terra Santa e quale potesse essere l’esito di un terremoto veramente devastante in questa zona. Per la verità, considerando il territorio, le profezie bibliche hanno un senso. Da un punto di vista geologico la terra d’Israele appartiene ad un antico altopiano, comprendente anche il Regno di Giordania e parti dell’Arabia Saudita, che si estende da est a ovest. I terremoti hanno profondamente segnato l’altopiano, ora difficilmente suddivisibile nelle colline di Giudea, Samaria e Galilea. Anche se si pensa normalmente a Israele come a una terra desertica, in molte aree può essere colpita da inondazioni catastrofiche. E se consideriamo il fatto che questa terra si pone come ponte fra il continente africano e quello asiatico, le profezie bibliche appaiono non solo sensate, ma più che probabili.
A partire dalla Seconda guerra mondiale, sono state fatte grandi scoperte sul movimento dei continenti. La maggior parte dei terremoti avviene ai confini fra le faglie tettoniche che sostengono i continenti. A sud di Israele c’è il Mar Rosso, un’estensione della Great Rift Valley dell’Africa orientale che si è formata perché la faglia che sostiene l’Arabia si sta allontanando dall’Africa.
Studi geologici dimostrano come Israele è un paese particolarmente vulnerabile a qualsiasi evento sismico lungo l’asse Eilat-Metula. Senz’altro è possibile che il monte degli Ulivi si spacchi in due a causa di un terremoto e che sgorghino nuove sorgenti dalla Kidron Valley; non solo: la terra sotto il livello del mare è addirittura più esposta. Se la faglia tra l’Africa e l’Asia dovesse aprirsi maggiomente e la terra spostarsi ancora più a sud, si aprirebbe un canale tra il Mar Morto e il Mar Rosso. Allora niente fermerebbe le acque del Mar Rosso che inonderebbero l’intera valle del Giordano. Quindi un terremoto relativamente contenuto nelle piane sopra Eilat potrebbe provocare un’enorme inondazione. In effetti, il Golfo di Eilat raggiungerebbe a nord il Mare di Galilea e separerebbe Israele dalla Giordania con una massa d’acqua superiore a quella del Mar Morto. Gerusalemme diventerebbe un porto e il suo centro non disterebbe più di otto, dodici chilometri da questo mare
interno.
I futuri cambiamenti geologici potrebbero essere addirittura più drammatici. Dalla faglia principale che corre lungo la valle del Giordano/Mar Morto, si diramano numerose sotto-faglie, principalmente da sudest verso nord. Non è impossibile  che un grande terremoto nell’area di Gerusalemme spacchi il monte degli Ulivi in modo da creare un’ampia valle che taglierebbe da est a ovest le colline giudee e, come profetizzato da Zaccaria, chiuderebbe a forza l’attuale Kidron Valley. Le sorgenti che sgorgano tra le colline di Gerusalemme si riverserebbero allora in questa nuova valle ed è probabile che parte di quest’acqua scenderebbe verso est, verso il Mar Morto, e parte a ovest, verso il Mediterraneo. Ovviamente si potrebbe replicare che questa profezia è da intendersi come una metafora e non da interpretare alla lettera e che sono improbabili cambiamenti sul suolo. Ma resta comunque possibile che si verifichi una simile frattura.
La più grande di queste fratture est-ovest ha dato origine alla valle di Jezreel, che si estende dal sud del Mare di Galilea alla baia di Haifa. Un grande terremoto lungo l’asse della valle del Giordano, tale da creare un collegamento tra il Mar Rosso e il Mar Morto, potrebbe facilmente provocare una serie di terremoti minori in questa zona.
Potrebbe sembrare una fantasia, ma grandi eventi sono profetizzati per la valle di Jezreel perché è sovrastata dal monte di Megiddo, o Armageddon come è chiamato nel Libro dell’Apocalisse. Qui è prevista una grande battaglia, quando i nemici di Israele vi saranno condotti per la distruzioe finale:
“Il sesto versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell’oriente. Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re della terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente. Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne. E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn. E il settimo versò la sua coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: <<E’ fatto!>>. Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’eguale da quando gli uomini vivono sulla terra. (Apocalisse 16, 12-18)
Nell’Antico Testamento ci sono profezie simili a proposito della distruzione degli eserciti di Gog di Magog nel corso di una battaglia decisiva.
“Mi fu rivolta questa parola dal Signore: <<Figlio dell’Uomo volgiti verso Gog nel paese di Magog, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui. Annunzierai: dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Meschech e Tubal, io ti aggirerò, ti metterò ganci alle mascelle e ti farò uscire con tutto il tuo esercito, cavalli e cavalieri tutti ben equipaggiati, truppa immensa con scudi grandi e piccoli, e tutti muniti di spada. La Persia, l’Etiopia e Put sono con loro, tutti con scudi  ed elmi. Gomer e tutte le sue schiere, la gente di Togarmà, le estreme regioni del settentrione e tutte le loro forze, popoli numerosi sono con te…
Dopo molto tempo ti sarà dato l’ordine: sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d’Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli…
Perciò predici, Figlio dell’Uomo, e annunzia a Gog: Così dice il Signore Dio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele dimorerà del tutto sicuro, tu ti leverai…Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Sul finire dei giorni io ti manderò sulla mia terra perché le genti mi conoscano quando per mezzo tuo, o Gog, manifesterò la mia santità davanti ai loro occhi. Così dice il Signore Dio: Non sei tu quegli di cui parlai nei tempi antichi per mezzo dei miei servi, i profeti d’Israele, i quali, in quei tempi, e per molti anni, profetizzarono che io ti avrei mandato contro di loro? Ma, quando Gog giungerà nel paese d’Israele, parola del Signore, divamperà la mia collera. Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un gran terremoto nel paese d’Israele: davanti a me tremeranno i pesci del mare, gli uccelli del cielo, gli animali selvatici, tutti i rettili che strisciano sul terreno e ogni uomo che è sulla terra: i monti franeranno, le rocce cadranno e ogni muro rovinerà al suolo. Contro di lui, per tutti i monti d’Israele, chiamerò la spada. Parola del Signore Dio. La spada di ognuno di essi sarà contro il proprio fratello. Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: farò piovere su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo…
In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog (valle di Hamon-Gog). (Ezechiele 38, 1-22; 39, 11)
E’ certamente difficile e addirittura pericoloso cercare di applicare queste profezie esplosive alla politica attuale. Nel famoso libro “The Late Great Planet Earth”, pubblicato negli anni Settanta, Hal Linsey identificò Gog con l’Unione Sovietica e previde che la Russia e i suoi alleati avrebbero invaso con grandi forze Israele, innescando la terza guerra mondiale e un olocausto nucleare. Nonostante ciò, l’identità di Gog rimane oscura (forse volutamente), ma la terra di Magog, allora parte dell’impero sovietico, continua ad essere identificata con la regione a sud del Caucaso e a ovest del Mar Caspio che oggi corrisponde approssimativamente alla Repubblica dell’Azerbaigian. Gomer è un antico nome della Cappadocia, Togomah è il Ponto, Meshech è la Cilicia, con Tubal leggermente ad est. Tutte queste regioni si trovano in quella che oggi chiamiamo Turchia. Cush è la Nubia, ora parte del Sudan, mentre Put è la Libia. Questi ultimi stati, insieme alla Persia (odierno Iran) sono
governati da regimi rivoluzionari islamici, implacabilmente ostili allo stato di Israele. Attualmente la Turchia, una nazione secolare, è in buoni rapporti con Israele, ma la situazione potrebbe anche cambiare ora che non sussiste più la paura della Russia a nord e mentre sta crescendo all’interno dei suoi confini il fondamentalismo islamico.
Nella Bibbia Gog è descritto come un principe capo, vale a dire un sovrano, di Meschech e Tubal. E’ quindi possibile che con <<Gog>> dobbiamo intendere lo stato turco, la cui popolazione proveniva in origine da <<Magog>> o Turkestan.
Ogni volta che le popolazioni del Medio Oriente, e quindi anche la popolazione turca, attraversano una crisi politica ed un impoverimento, esse si rivolgono in modo sempre più massiccio, al fondamentalismo islamico. Poiché la Turchia ha uno degli eserciti meglio equipaggiati del mondo, non ci vuole molta fantasia per immaginare che, se dovesse attraversare una sorta di rivoluzione islamica come è già avvenuto in Libia, Sudan, Iran, Egitto e Afghanistan, costituirebbe una minaccia molto concreta per il futuro di Israele. Attualmente stiamo assistendo ad un nuovo fermento di lotte e guerriglie in tutto il Medio Oriente, che coinvolge diversi stati tra i quali il Libano, l’Iraq, la Siria e l’Egitto.
Queste profezie potrebbero essere del tutto sbagliate o fraintese, ma, se dovessimo vedere un grande esercito guidato da una Turchia rivoluzionaria radunarsi al confine di Israele, allora sarebbe certamente un segnale sufficiente per capire che il tempo di Armagheddon è vicino. Nell’attuale clima politico, con gli Stati Uniti unica potenza mondiale nonché fedele alleato di Israele, una simile avventura sembrerebbe improbabile. Ma il mondo è pieno di sorprese: quante persone avevano previsto la caduta del Muro di Berlino?
Ai primi segnali chiunque in Israele sarebbe tanto saggio da lasciare la valle del Giordano/Mar Morto e, come aveva detto Gesù, prendere la strada per i monti. Come ha dimostrato l’esplosione del vulcano Mount St Helen in America, i processi geologici non sono sempre graduali e i cambiamenti possono essere improvvisi e rapidi. Il prossimo terremoto nella zona del Giordano/Mar Morto potrebbe essere talmente potente da creare una fenditura e inondare l’intera valle. Intanto forti scosse di terremoto stanno squassando proprio la zona mediorientale, non ultimo il terremoto in Iran dell’inizio di questo 2014 che ha provocato anche delle vittime.  Mentre per quanto riguarda l’attività vulcanica, attualmente si registrano più di ottanta vulcani attivi in tutto il pianeta. Ma il vulcano che desta più preoccupazioni si trova in America sotto il parco di Yellowstone, e perciò posto sotto stretta vigilanza. Si tratterebbe di uno dei vulcani più potenzialmente pericolosi di tutto il pianeta, forse il re dei vulcani, che purtroppo sta dando preoccupanti segnali di risveglio. Potrebbe essere l’eruzione di questo vulcano a provocare i fatidici “tre giorni di buio” delle profezie oscurando il sole con i suoi mefitici fumi?
Certo è che dal 2012 importanti avvenimenti si sono verificati, alcuni di natura catastrofica altri meno percettibili. Forse altri ne accadranno. Non è possibile fare pronostici approssimativi su cose tanto serie, ma nei vangeli ci viene detto di cercare i segni che annunciano l’imminente Seconda Venuta e sembra che gli avvertimenti siano sotto gli occhi di tutti. Che si verifichino o meno eventi eclatanti, è comunque chiaro che stiamo assistendo alla nascita di una nuova era dell’uomo.

CINZIA PALMACCI

[notiziecristiane.com]

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