Greta e Vanessa vittime o carnefici?

imageSono libere. Sono vive. È una buona notizia e, ora più che mai, ne abbiamo bisogno. Ma ci sono tanti “ma”. E non si possono tacere. Il primo è che se loro stanno bene, in carne e con sopracciglia curate, in compenso, il nostro stato non gode di altrettanta buona salute. Il governo, infatti, avrebbe pagato dodici milioni di euro di riscatto per Greta e Vanessa. Un conto salatissimo in un Paese che, per legge, congela i beni dei parenti di chi è stato sequestrato. Ma qui i parenti, si fa per dire, sono lo Stato, siamo noi. Ed è noto che per lo Stato non valgono le leggi dello Stato. Bene, dunque dobbiamo farci una domanda: è giusto pagare i terroristi? Perché è chiaro che se noi – gli italiani, gli occidentali, paghiamo il riscatto per ogni nostro concittadino, ogni nostro concittadino – italiano, occidentale, diventa un salvadanaio deambulante per qualsiasi tagliagola. Una slot machine facile da sbancare. Ma così ci trasformiamo nel bancomat dei terroristi. Ed è abbastanza stupido. Dodici milioni sono tanti, abbastanza per armare un plotone di jihadisti (nel deep web con 1500 euro si compra un kalashnikov). Non possiamo dare la paghetta, e che paghetta! A chi ci vuole sbudellare. Parliamoci chiaro: possiamo farci carico di tutti gli sprovveduti che pensano di farsi una “vacanza intelligente” in una zona di guerra, di fare il buon samaritano a spese nostre? No. Non lo dico solamente perché le due ragazze pensavano che Assad fosse il babau e i suoi nemici dei chierichetti vessilliferi della libertà più specchiata (questo lo pensava – erroneamente o con complicità – anche buona parte della stampa internazionale). Lo dico perché lo Stato italiano non può fare da badante a qualunque suo cittadino, che si tratti del più stupido o del più intelligente, si cacci nei guai nell’ultimo pertugio del mondo. Specialmente in un periodo in cui non riesce a garantire la minima sussistenza anche a chi se ne sta comodamente seduto sul divano di casa sua. Ma avanza un’altra domanda: perché lo Stato che non ha trattato (giustamente) con le Br tratta con gli jihadisti?
ANALIZZANDO L’IGNOBILE FARSA DEI LANCI DI AGENZIA E DELLE BUGIE DEI MEDIA ecco delle ipotesi…
Solo 3 sono le possibilità di impiego per delle donne al fronte dalla parte dei terroristi tagliagole, crocifissori  e mangiacuori che terrorizzano e trucidano la popolazione siriana:
1   –  schiave del sesso per i terroristi;
2  –  terroriste esse stesse o complici attive ed operative;
3 – spie nostrane all’opera per costruire un pretesto per attrarre le truppe italiane nell’aggressione alla Siria o finanziare ISIS col pretesto del rapimento,  o tutte e tre le ipotesi insieme.
Il ministro Paolo Gentiloni, protagonista in Parlamento di una difesa a spada tratta di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, avrebbe fatto meglio a consultarsi prima con i carabinieri del Ros. Carabinieri che, magari, avrebbero potuto mostrare pure a lui le intercettazioni delle telefonate, pubblicate da Il Fatto Quotidiano, tra le due suffragette lombarde e alcuni fiancheggiatori dei gruppi jihadisti siriani. Militanti tradite dai propri stessi «amichetti» e riportate a casa solo grazie al trasferimento nella cassaforte della formazione al qaidista di Jabat Al Nusra, o di qualche altro gruppetto jihadista, di una decina di milioni di euro sottratti ai cittadini italiani. Milioni con cui i fanatici siriani, o quelli europei passati per le loro fila, potrebbero ora organizzare qualche atto di terrorismo in Italia o altrove nel Vecchio Continente. Che Greta e Vanessa progettassero di mettere in piedi qualcosa di diverso da una normale organizzazione umanitaria, Il Giornale lo aveva intuito subito dopo il sequestro. Esaminando su Facebook le gallerie fotografiche di «Horryaty» – l’associazione creata assieme al 46enne fabbro di Varese Roberto Andervill – quel che più saltava agli occhi era l’aspetto chiaramente «militare» dei «kit di pronto soccorso» distribuiti da Greta e Vanessa in Siria. I kit, contenuti in tascapane mimetici indossabili a tracolla, assomigliavano più a quelli in dotazione a militanti armati o guerriglieri che non a quelli utilizzati da infermieri o personale paramedico civile. Anche perché la prima attenzione di medici e infermieri indipendenti impegnati sui fronti di guerra non è quella di mimetizzarsi ma piuttosto di venir facilmente identificati come personaggi neutrali, non coinvolti con le parti in conflitto. Un concetto assolutamente estraneo a Greta e Vanessa. Nelle telefonate scambiate prima di partire con Mohammed Yaser Tayeb – un 47enne siriano trasferitosi ad Anzola in provincia di Bologna ed identificato nelle intercettazioni del Ros come un militante islamista – Greta Ramelli spiega esplicitamente di voler «offrire supporto al Free Syrian Army», la sigla (Esercito Libero Siriano) che riunisce le formazioni jihadiste non legate al gruppo alaaidista di Jabat Al Nusra o allo Stato Islamico.

L’acquisto dei kit di pronto soccorso mimetici da parte di Greta e Vanessa è documentato dalle ricevute pubblicate sul sito di Horryaty il 12 maggio di quest’anno, subito dopo la prima trasferta siriana delle due «cooperanti». La ricevuta, intestata a Vanessa Marzullo, certifica l’acquisto in Turchia di 45 kit al costo di 720 lire turche corrispondenti al cambio dell’epoca a circa 246 euro. La parte più interessante è però la spiegazione sull’utilizzo di quei kit. Nel rapporto pubblicato su Horryaty, Greta e Vanessa riferiscono con precisione dove hanno spedito o portato latte, alimenti per bambini, medicine e ogni altro genere di conforto non «sospetto». Quando devono spiegare dove sono finiti quei tascapane mimetici annotano solo l’iniziale «B.» facendo intendere di parlare di un avamposto militare dei gruppi armati il cui nome completo non è divulgabile per ragioni di sicurezza. Nelle telefonate con l’«amichetto» Tayeb registrate dai Ros, Greta Ramelli si spinge invece più in là. In quelle chiacchierate Greta spiega che i kit verranno distribuiti «a gruppi di combattimento composti solitamente da 14 persone». Spiegazione plausibile e circostanziata visto che in ambito militare una squadra combattente, dotata di uno specialista para-medico, conta per l’appunto dalle 12 alle 15 unità. L’elemento più inquietante, annotato dai Carabinieri del Ros a margine delle intercettazioni, sono però i contatti tra l’«amichetto» Tayeb e Maher Alhamdoosh, un militante siriano iscritto all’Università di Bologna e residente a Casalecchio del Reno. Con Maher Alhamdoosh s’erano coordinati – guarda un po’ il caso e la sfortuna – anche Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabous, i giornalisti italiani protagonisti nella primavera 2013 di un reportage in Siria conclusosi anche in quel caso con un bel sequestro. Un sequestro seguito da immancabile ed esoso riscatto pagato, anche allora, dai generosi contribuenti italiani.
Chi sono realmente le due apparenti fanciulle indifese Greta e Vanessa? Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono le ‘cooperanti’ filo-islamiste scomparse il 1 agosto nella provincia di Aleppo, in Siria, dopo essere state infiltrate dai servizi segreti italiani e turchi in territorio siriano. La Farnesina, ovvero il ministero degli Esteri italiano, al solito sproloquia di “progetti umanitari nel settore sanitario e idrico” seguiti dalle cooperanti. In Siria e in una zona bellica? Le due ‘cooperanti’ operano assieme a Roberto Andervill, dell’IPSIA Varese, ONG delle ACLI, che dopo essersi distinto in Bosnia e Kosovo, dove la presenza islamista è notevole, è divenuto un attivista a favore della “Rivoluzione antigovernativa”.
La vicenda di queste due ragazze  richiama  all’attenzione del Cristiano la figura del lupo travestito da agnello e degli angeli del demonio travestiti da angeli di luce, infatti è questo che ne traiamo fuori dall’aspetto angelico quasi innocente di queste due graziose fanciulle che nel loro spirito interiore nascondo verità inconfessabili  i versetti che chiudono l’articolo citano i falsi profeti che non dobbiamo identificare esclusivamente nella veste di predicatori  di false dottrine ma anche con il menzognero volto umanitario che nei nostri  giorni viene troppo spesso utilizzato come cavallo di troia per infiltrare uomini, donne e mezzi di guerra in territori stranieri al fine di sottometterli al potere del nuovo ordine mondiale.
(Matteo 7:15,20) (Lu 6:43-45 ) (2 Ti 3:5-9; 2 P 2:1-3)
«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti.

Francesco Comito – notiziecristiane.com


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