I bambini oggetto di violenza, meritano una famiglia che li ami

Guidando per andare a lavoro, alla radio trasmettono un pezzo di Fabio Concato dedicato a Telefono Azzurro del 1989, che è scesa nel mio cuore, richiamando qualcosa in più della mia attenzione. (Molti di voi, per ragioni di età, non lo conosceranno. Lo linko nei commenti).

Proprio come canta Concato siamo avvolti dalla pubblicità e nel traffico trasportati nella routine giornaliera da non notare più il “faccino” di chi grida aiuto. Pensavo a quel bambino di 8 anni, che a Carmagnola (TO) da solo andava in cerca dei parenti perché la madre naturale non lo voleva più. Almeno lui non ha trovato la violenza del padre, come gli sfortunati bambini di Cardito (NA). “Quanto sono disperati, li senti piangere ogni notte e non c’è mai nessuno che li aiuti e tutti a dire che vergogna, ma tutti a chiudere la porta, in fondo a noi cos’è che importa il nostro bimbo è lì che sogna…”.

Le parole della strofa finale ci inchiodano al muro, perché l’indifferenza è la peggior colpa che si possa commettere. Voltarsi altrove per non guardare non ci rende indenni. Sono troppi i bambini oggetto di violenza, ed ogni “faccino” merita una famiglia che lo ami. Quando stringiamo i nostri figli, pensiamo a chi un abbraccio non l’ha mai avuto.

Non so cosa possiamo fare, ma di certo cominciamo a guardare negli occhi di chi grida aiuto, perché “chiunque darà da bere anche un solo bicchiere d’acqua fredda a uno di questi piccoli nel nome di un discepolo, in verità vi dico, che egli non perderà affatto il suo premio” (Matteo 10:42).

Elpidio Pezzella | Facebook.com


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