
Nella nostra società italiana esiste una variegata normativa a tutela del cittadino
che possiede la facoltà di esercitare il diritto di recesso, di ripensamento. Come
minimo, entro i sette-quattordici giorni dal momento in cui egli abbia fatto un
acquisto di qualche bene di consumo, può sciogliere i vincoli ai quali aveva aderito,
senza dover fornire la ragione del suo recesso.
Tutt’altra cosa sono i decreti di Dio, in quanto sono soggetti alla sua santa volontà.
Cerchiamo di capire come Dio agisce sulla storia chiedendoci se i suoi decreti
siano immutabili o contengano margini di revoca o di ripensamento quando ha
annunciato all’umanità delle calamità o dei castighi in arrivo.
LA SOVRANITÀ DI DIO SULLA STORIA
Vogliamo parlare della sovranità di Dio sulla storia in rapporto ai suoi decreti e
giudizi. Le sue decisioni di portata universale sono sempre rese note all’uomo
prima che esse accadano. Quando non è Dio stesso a esporre direttamente all’
interessato i suoi propositi, i suoi piani saranno rivelati indirettamente attraverso
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un portavoce, un profeta designato da lui, oppure mediante un suo servo fedele
come lo fu Noè, di cui parleremo largamente ancora più avanti.
In altre circostanze preferisce comunicare per mezzo di un sogno per mostrare
quello che accadrà nel futuro. Che ci piaccia oppure no, Dio pratica la sua giustizia
e i suoi giudizi sulla terra secondo i suoi pensieri e le sue vie che sono le migliori in
assoluto: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie
vie, dice il Signore» (Isaia 55:8).
A questo punto può sorgere la domanda: non gli è concesso all’uomo di aprire un
dialogo di mediazione con Dio in modo che Lui si senta mosso a cambiare la
prospettiva dei suoi propositi nel revocare le sue sentenze? La Bibbia dice sì, ma a
certe condizioni alle quali l’uomo deve sottostare.
❶ Il pentimento di Dio
Innanzitutto, per evitare fraintendimenti di sorta, dobbiamo chiarire il significato
del cosiddetto “pentimento” di Dio riferito in Genesi 6:6, prima del diluvio. Infatti, lì
si legge: «il Signore si pentì di avere creato l’uomo, e se ne addolorò in cuor suo».
In questo versetto si sta usando un’espressione umana per fare capire quanto
lontano fosse stato il grado di santità raggiunto dall’uomo da quello desiderato da
Dio nel suo proposito. È un modo di dire quanto sia stata grande la delusione di
Dio nel vedere che l’uomo “peccando” non abbia raggiunto l’obiettivo che avrebbe
dovuto perseguire nel piano designato da Dio. Nelle Scritture si legge chiaramente
che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza (Genesi 1:26), fu quindi creato
con delle doti divine che, se fossero state usate in modo corretto, avrebbero
dovuto fare onore al Creatore. Ma questo – purtroppo – non accadde! Pertanto, il
diluvio preannunciato si abbatté inesorabilmente su quella civiltà.
❷Dio annuncia il diluvio universale (Genesi 6:7)
Dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, avendo dei cherubini con
luce folgorante sbarrato loro il probabile rientro, la vita della prima coppia prese la
forma di pellegrini erranti; Dio non era più in loro compagnia come prima. La
presenza dello Spirito di Dio restava comunque loro assicurata. Dalla loro unione
nacquero i loro primi due figli maschi: Caino e Abele. Dopo l’assassinio di Caino
sul fratello Abele, le cose cominciarono a peggiorare notevolmente: Con grande
rapidità i crimini aumentarono mentre le leggi dell’amore scritte nei loro cuori
furono dimenticate, mentre la generale malvagità dell’uomo prese il sopravvento.
Fedele alla voce di Dio rimase solo Noè, al quale Dio comunicò il suo decreto di
sterminio con queste parole:
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«Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame,
ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti». (…) Ma Noè trovò
grazia agli occhi del Signore. Allora Dio disse a Noè: «Nei miei decreti la fine di
ogni essere vivente è giunta, poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di
violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra» (Genesi 6:7-8,13).
Noè fece tutto quello che Dio gli comandò di fare costruendo un’arca di grandi
dimensioni, secondo le precise indicazioni ricevute. La sua opera di costruzione e
avvertimento si estese per la durata di 120 anni, poi le acque impetuose del diluvio
irruppero su tutta la terra per quaranta giorni senza sosta (Genesi 7:10-24). Solo
otto persone si salvarono rifugiandosi nell’arca: Noè, i suoi figli Sem, Cham, Jafet e
le loro rispettive mogli.
Noè non era né un teologo, né un contemplativo, ma è stato un vero credente alla
continua ricerca di mantenere un rapporto leale e sincero con Dio, ubbidendo
scrupolosamente alle sue direttive. Nemmeno si oppose al decreto di sterminio di
Dio quando fu chiamato ad annunciarlo. Non si interpose attraverso una trattativa
come mediatore tra Dio e l’uomo, come fece Abraamo a riguardo le città di
Sodoma e Gomorra, ma si mise subito all’opera per compiere il mandato di
avvertire la sua società dell’imminente castigo che l’attendeva! Noè è stato un
grande e abile operaio, un esempio nell’opera del Signore. La missione per la quale
fu chiamato era assai difficile e faticosa. Egli non si fermò davanti a nessun
ostacolo che gli si pose davanti, siano stati gli scherni o le derisioni dei suoi
coetanei che lo avranno ritenuto un vecchio pazzo nel vederlo costruire l’enorme
imbarcazione poggiata sulla distesa di un prato. Al di là dell’errore compiuto una
sola volta dopo il diluvio (Genesi 9:20,21), quando si ubriacò con del vino nella sua
tenda, Noè può essere considerato, senza dubbio, un uomo di azione costante e di
grande fede. L’apostolo Paolo fa riferimento al grande patriarca:
«Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, mosso
da pio timore, preparò un’arca per la salvezza della propria famiglia; e per essa
fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha mediante la fede».
(Ebrei 11:7)
❸La Parusia del Figlio dell’uomo stabilisce la fine del mondo
La prefigurazione della fine del mondo nell’ultimo giorno è largamente attestata da
Gesù stesso nel suo lungo e famoso discorso escatologico che preannuncia la fine
di tutte le cose. Di tutti decreti di Dio, l’apparizione o la venuta di Cristo (la parusia)
è l’unico evento visibile universalmente che non sarà in nessun modo revocato, ma
coglierà di sorpresa tutti coloro che non si erano preparati ad accoglierlo:
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«Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva
moglie e si andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non
si accorse di nulla finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così sarà alla
venuta del Figlio dell’uomo» (Matteo 24:38,39). «Ma chi avrà perseverato fino alla
fine sarà salvato. E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo,
affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine» (vers. 13,14).
Per essere inseriti in una nuova relazione di amicizia con Dio, chiamata nella
teologia cristiana giustificazione per fede, l’uomo deve passare attraverso il sincero
pentimento dei suoi peccati e la riforma di condotta. La grazia di Dio e la sua
misericordia cooperano da sempre in questi termini e non c’è altro da aggiungere.
Abbiamo un Dio potente e meraviglioso!
Fine
Pierluigi Luisetti. 30-04-2025.
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