I figli di coppie gay hanno problemi!

imagesSpero che la tristezza di questa foto possa arrivare al cuore di chi crede che una coppia gay abbia diritto di avere un bambino!

La figura materna e quella paterna sono indispensabili e di pari importanza per l’equilibrio psicofisico del bambino. E’ quanto risulta da una serie di studi presentati dalla rivista “Early Children Development and Care” . Si tratta di sette articoli internazionali che indagano il rapporto padre-figlio, relazione indispensabile per lo sviluppo armonico della personalità del minore. Come prova del nove, nell’editoriale si sottolinea il fatto che i figli di quelle coppie dove i ruoli sono ben distinti «hanno capacità sociali più sviluppate e sono più pronti alla competizione» rispetto ai figli di genitori in cui i ruoli non sono così ben delineati. A questo si aggiunge che «i padri sembrano giocare un ruolo maggiore nel processo di apertura dei figli al mondo esterno che è legato allo sviluppo dell’autonomia e alla capacità di affrontare i rischi». Al contrario «le madri attribuiscono maggior valore al lavoro in casa, al supporto emotivo per i figli e all’educazione sessuale».

Insomma una staffetta virtuosa tra padre e madre. Nelle coppie omosessuali naturalmente uno dei due ruoli viene meno e una donna anche con tutta la migliore volontà del mondo non sarà mai un padre e così un uomo mai una madre. Si potranno forse sentire tali, ma non essere tali. La complementarietà dei sessi – assente nelle coppie di genitori omosessuali – è indispensabile ad esempio al figlio maschio al fine di imparare ad essere uomo dal padre e a riconoscersi sessualmente differente dalla madre, confermando così la propria identità mascolina.

I genitori “etero” recano un beneficio allo sviluppo del figlio non solo in termini psicologici, ma anche in termini di benessere economico e sociale. Un recente studio dal titolo “L’equazione aurea: una verifica empirica della funzione economica della famiglia”, realizzato dall’Instituto de Estudios del Capital Social (INCAS) dell’Universidad Abat Oliba CEU, afferma che «i figli minori che vivono con entrambi i genitori biologici in un matrimonio stabile hanno un welfare molto più elevato rispetto ad altri tipi di situazioni». E così conclude: «Si può dire con forza che la famiglia classica previene la violenza domestica contro le donne e verso i bambini, i quali hanno tutti gli indicatori di salute migliori, beneficiano di un reddito più alto e maggiori condizioni stabili e favorevoli».

Questi ed altri risultati simili sono costantemente confermati dalla letteratura scientifica internazionale. Dagli anni Novanta ad oggi sono più di una sessantina gli studi – molti dei quali raccolgono i risultati di altre ricerche – che evidenziano quanto la genitorialità omosessuale provochi seri danni nei bambini o quanto sia necessario per il figlio avere un padre e una madre.

Nonostante tale imponente mole di studi scientifici, le principali associazioni scientifiche mondiali – tra cui forse la più influente, cioè l’ l’American Psychological Association (APA) –  fanno spallucce e non vedono di cattivo occhio il  fatto che i gay possano adottare dei bambini. Nicholas Cummings, primo presidente APA ormai dimissionario e professore emerito di Psicologia presso l’Università del Nevada, proprio in merito alla prestigiosa associazione da lui presieduta nel passato, così si è espresso: l’APA «ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Le persone non possono più fidarsi della psicologia ufficiale per parlare di prove, piuttosto ci si deve riferire al politicamente corretto. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti». A margine ricordiamo che Charlotte Patterson, lesbica, convivente e attivista LGBT, è la referente principale dei pronunciamenti ufficiali dell’APA su questioni attinenti all’omosessualità. Insomma sorge il sospetto, e forse più di uno, che l’APA non sia proprio scientificamente neutrale e dunque attendibile quando parla di comportamenti omosessuali.

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