I vasi non comunicanti

vasiLa teoria dei vasi comunicanti è molto affascinante e calza alla perfezione al problema della incomunicabilità delle chiese. Nella foto in basso vediamo come in base a principio dei vasi comunicanti, nonostante la differenza che c’è tra un contenitore e l’altro il livello rimanga uguale per tutti.

Il buon senso vorrebbe che nonostante le differenze dottrinali e teologiche delle varie confessioni tutti si obbedisca al Signore osservando i Suoi comandamenti iniziando proprio dal più grande.

Non è certo una novità che il cristianesimo sia diviso, lo è da secoli. Esistono oggi tantissime chiese è queste non dialogano tra loro, i principali blocchi sono rappresentati dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Protestante.

Come ho avuto più volte modo di dire a tal proposito, la diversità è ricchezza purchè sia basata su dei sani principi, biblici in questo caso. In questa specifica diversità però c’è un punto critico, una bruttura che non solo mortifica il nostro essere cristiani ma che arreca anche un vero e proprio danno alla chiesa.

Fatto sta che tra tanta pluralità non esiste dialogo, questo non è certo una novità ma lo è oggi che si rende necessaria una azione coesa di fronte a questo mondo oramai allo sbando. E’ un po’ come se i partiti politici non dialogassero tra loro (come anche avviene) per raggiungere un obiettivo per il bene comune.

La chiesa ha di fatto perso di cedibilità per le tante malefatte che trovano giustamente enfasi tra le pagine dei giornali, del resto se predichi moralità e giustizia non ti puoi permettere di fare l’esatto opposto. E questo vale un po’ per tutte le confessioni.

E’ necessario dunque un cambiamento di rotta di tutte le chiese. L’odierna disaffezione dalla fede ha delle motivazioni ben precise, alcune legate a questi tempi fatti di superficialità ed altre date dalla secolarizzazione della chiesa.

La Chiesa Cattolica sta reagendo disordinatamente alla crisi delle conversioni. Divisa tra correnti interne conservatrici ed altre liberali non sembra più in grado di mantenere quella autorevolezza che l’ha sempre caratterizzata. Il chiaro segnale di questa fase schizzofrenica lo leggiamo attraverso il papato di Ratzinger interrotto in corsa da Bergoglio, molto conservatore il primo e di grandi aperture il secondo. Al momento pare vincere la faccia della chiesa sorridente ma il Vaticano constaterà che solleticare la pancia del credente alla lunga è una politica che fa danno.

Dall’altra parte invece la Chiesa Protestante è composta da una costellazione di denominazioni che guardano solo al loro interno. C’è L’Alleanza Evangelica che è il tentativo di riportare il dialogo nel protestantesimo ed anche al di fuori ma che nei fatti non trova però applicazione, se non nell’organizzare eventi o occuparsi di specifiche problematiche. Cose certamente encomiabili ma manca la parte più sostanziosa per scarsa partecipazione.

Le motivazioni di questa mancanza di dialogo sono da una parte legate a questioni dottirnali e teologiche e dall’altra alla paura di perdere dei credenti.

E’ triste ammetterlo, ma è così, molte chiese temono il confronto dal momento che se vi fosse un vero dialogo interno alla chiesa si cesserebbero tutte quelle ingiustificate le campagne denigratorie con la conseguenza che i credenti inizierebbero a guardarsi intorno, non più intimoriti dai moniti di pericolosità di questa o quella chiesa lanciati dai pulpiti.

Mancando un dialogo o un tavolo di incontro non è neanche possibile darsi un codice deontologico, così come invece avviene in diversi ambiti, cosa che sarebbe auspicabile per riportare un po’ di pulizia nel cristianesimo.

E’ anche vero però che un tavolo interconfessionale potrebbe rappresentare un pericolo in quanto potrebbe anche arrivare a prendere decisioni non consone, così come del resto avvenne nella chiesa primitiva quando si istituì la carica di Vescovo e che poi portò al primo scisma della chiesa.

Le chiese insomma, non solo sono divise ma neanche vogliono comunicare tra loro, a volte con motivazioni valide, altre per questioni di puro interesse personale.

Alla fine di questa riflessione sorge una domanda.
Essendo assolutamente necessaria una riforma della chiesa, come si fa a recepire ed a trovare una sintesi di questa riforma se ciascuno guarda solamente dentro il proprio orto?

Fabrizio Colapietro

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