Il pastore Innocent Himbaza chiamato a coordinare le traduzioni della Bibbia a livello mondiale

06-Foto_11Pastore a Estavayer-le-Lac, privat-docent all’Università di Friburgo e curatore dell’Istituto Dominique Barthélemy, Innocent Himbaza è stato nominato al comitato per la pratica di traduzione dell’Alleanza biblica universale. A 48 anni, questo specialista della storia della ricezione dei testi dell’Antico Testamento raggiunge una squadra di otto esperti che coordinano e prendono posizione sulle poste in gioco teologiche che si nascondono dietro le traduzioni della Bibbia.

– Innocent Himbaza, lei è stato nominato all’Alleanza biblica universale. Che cos’è questa istituzione?

«È l’assemblea delle società bibliche nazionali. L’Alleanza permette di coordinare alcune delle loro attività. Essa bada a che ci sia un trattamento equo dei bisogni in materia di traduzione. Per esempio, chiediamo agli svizzeri, che dispongono di parecchie edizioni della Bibbia, di finanziare la traduzione della Bibbia in Bangladesh e in Mozambico. Poi, a esempio, decidiamo di favorire la traduzione del Bangladesh che toccherà 500. 000 persone rispetto a quella del Mozambico che riguarda un gruppo umano più piccolo».

– Ma allora è un lavoro di economista, non di biblista.

«Badiamo anche a che la formazione dei responsabili delle squadre di traduzione sia sufficiente. E difendiamo certi standard di lavoro e certi principi di traduzioni. A esempio, in Africa, l’idea che il testo biblico debba leggersi da sé è molto diffusa, quindi non mettono mai note in calce nelle loro traduzioni. È un’abitudine ereditata dalla Società biblica britannica e forestiera che aveva diffuso la Bibbia in molti «Paesi di missione». Ma a volte è problematico. Per fare un esempio, in certe regioni la vigna è sconosciuta e questa parola non esiste. Essa è stata quindi tradotta o con bananeto o con una spiegazione aggiunta al testo biblico. Un altro esempio, in Ciad e in Costa d’Avorio, la parola “neve” non esiste. È stata tradotta con “nézé”. Una parola che riprende la sonorità ma che non significa nulla in quelle lingue. È dunque complicato per il lettore se non si mettono note di spiegazione in calce».

– Si pongono anche a volte questioni teologiche?

«Sì, in questo caso proponiamo allora delle risposte, sia da parte nostra sia facendo appello a degli specialisti. Per esempio, si sta preparando attualmente una traduzione della Bibbia in ebraico. Ora, nel Nuovo Testamento, scritto in origine in greco, capita che si citino passi dell’Antico Testamento. Come fare se non corrispondono? A esempio, Atti 13, 41 cita Abacuc 1, 5. L’Antico Testamento dice “Guardate fra le nazioni e siate stupiti… ” mentre il Nuovo Testamento dice “Guardate, o disprezzatori, stupite… ” Bisogna unificare o no? La Società biblica d’Israele ha risposto sì. Probabilmente temevano che il testo del Nuovo Testamento fosse screditato in una società che conosce molto bene l’Antico Testamento. A parer mio, è un errore. Ciò significa da una parte che un cristiano ebraizzante non legge la stessa cosa di un cristiano francofono negli Atti. D’altra parte, qui si è aggirato il problema anziché risolverlo. Penso che, in questo caso particolare, l’autore degli Atti si sia basato sulla traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei Settanta e su questo punto essa è senza dubbio più vicina al testo originale del testo ebraico che ha continuato a evolvere prima di stabilizzarsi nella forma meno violenta nota oggi. Il lavoro dell’Alleanza biblica universale chiede dunque non solo di capire ciò che è successo con il testo nel corso della storia ma anche di prendere in considerazione i problemi di politica di diffusione ai quali sono confrontati i traduttori oggi».

– Come si svolge questo lavoro concretamente?

«Siamo in otto persone provenienti da diversi continenti. Cerchiamo di incontrarci fisicamente almeno una volta all’anno. Sono andato a New York in settembre per la prima volta. A fine marzo andremo ad Antalya, in Turchia. Nel frattempo lavoriamo sulla base dei rapporti inviati dagli specialisti ai quali ci siamo rivolti. Riceviamo inoltre regolarmente delle domande da parte di gruppi di traduttori».

– L’Alleanza biblica universale fa autorità solo fra i protestanti?

«Storicamente essa era un organo protestante ma molto presto ha rivendicato il suo carattere ecumenico e di fatto lo è. Io non ci sono perché sono protestante, ci sono perché sono specialista dello studio della Bibbia. La facoltà di Friburgo, che è cattolica, ha legami fortissimi con la Società biblica svizzera, probabilmente grazie ai professori Dominique Barthélemy e Adrian Schenker che hanno fatto dello studio del testo biblico un polo di eccellenza dell’Università di Friburgo».

 Dimissioni dal Consiglio sinodale.

Innocent Himbaza è membro del Consiglio sinodale (organo esecutivo) della Chiesa evangelica riformata del cantone di Friburgo da otto anni. È attualmente responsabile del dicastero «missione e opere umanitarie». Nel prossimo giugno lascerà questa sua funzione. «Sono una persona organizzata. Quando sono all’Università, quando sono nel mio ruolo di pastore, sono pastore. Ma l’Alleanza biblica per di più mi piace molto. Non voglio disperdermi troppo, quindi ho scelto di lasciare il Consiglio sinodale».

Formato in Ruanda, a Friburgo e all’Università ebraica di Gerusalemme, Innocent Himbaza è pastore a Estavayer-le-Lac da una quindicina d’anni e dà lezioni di Antico Testamento all’Università di Friburgo.

«Mi piace la Bibbia. Resto studente in Bibbia nella misura in cui non abbiamo mai finito di scoprirla e di esserne meravigliati», sorride quando gli si chiede di presentarsi.

Fonte: http://www.riforma.it/

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