Il servizio cristiano in relazione al libro dei Giudici

È emblematico considerare che il libro dei Giudici comincia così: “Dopo la morte di Giosuè, i figli d’Israele consultarono il SIGNORE, e dissero: «Chi di noi salirà per primo a combattere contro i Cananei?» Il SIGNORE rispose…” (Gd 1:1-2), dunque col popolo che cerca la volontà di Dio e desidera dipendere da quella volontà…per poi finire così: “In quel tempo, non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio.” (Gd 21:25) Cosa è successo? E’ questa la realtà che vive la chiesa oggi? Forse la chiesa universale, nel suo insieme, potrebbe senza dubbio essere rispecchiata da questi versetti: consideriamo come è cominciata la storia della chiesa nella Bibbia e quale fondamento gli apostoli hanno posto, e consideriamo (prendendone anche amaramente atto) di come la chiesa sia sempre più anarchica e relativista, e come tanti aspetti chiari rispetto alla santificazione della chiesa oggi vengono trascurati perché ci si mescola col mondo e col peccato, con la filosofia e con i vani raggiri…e così, forse anche oggi, sicuramente a livello anche locale, ognuno fa ciò che vuole perché pecca contro la conoscenza di Dio e della Sua volontà rivelata. L’apostasia è entrata nelle chiese, la falsa dottrina dei demoni e degli spiriti seduttori (1Ti 4), il prurito di udire, i maestri in gran numero! Le dottrine dei Nicolaiti e lo neognosticismo, che in realtà è quello vecchio rivisto e rimodernato, ma stessa minestra. Oggi come allora forse i credenti stanno sempre più smettendo di dipendere da Dio, forse stanno dormendo…Non parlo per tutti ovviamente, ma forse molti vescovi (sorveglianti) non vigilano sul gregge, molti anziani non tengono bene la presidenza e molti di coloro che insegnano per pascere il gregge stanno vivendo di luoghi comuni anziché tagliare rettamente la parola della verità e portano il gregge in terreni dove non trovano vero cibo per l’anima. Prendo semplicemente atto di ciò che vedo vivere e sento predicare in un mondo dove essere cristiani e far parte del popolo di Dio sembra sia diventato un “modo” di intendere la vita e la morte piuttosto che una viva e sincera comunione con Dio per mezzo del Figlio. Dove sono i fiumi di acqua viva? Dov’è la potenza della Parola di Dio nelle vite di coloro che la professano continuamente? Dove sono finiti coloro che prima di compiere una qualsiasi opera vanno a consultare il Signore perché desiderano la Sua guida sicura?

Essere spirituali significa forse dover parlare in lingue o avere qualche visione, come predicano alcuni? Essere spirituali significa forse studiare tutte le teologie sistematiche esistenti? Non è forse dipendere Dio per mezzo della Sua Parola, ed essere umilmente in comunione con Lui per mezzo dello Spirito Santo, praticando le virtù cristiane seguendo l’esempio di Cristo nell’amore e nella sofferenza, che significa essere figli di Dio? (cfr Is 1:11-20; Ef 4:17-24) …io prendo atto che non è questa la testimonianza della chiesa oggi. Probabilmente alcune chiese locali rispettano la volontà di

Dio, sempre e sicuramente bisognose della continua misericordia e grazia divina, ma a livello generale si assistono a puerili discussioni inutili e a dispute di parole, piuttosto che promuovere l’opera di Dio (2Ti 2:14; Tt 3:9). Abbiamo tutti responsabilità, e il libro dei Giudici ce le ricorda.

Tutti noi abbiamo una conoscenza del libro dei Giudici almeno basilare. Il libro dei Giudici è un libro molto bello e affascinante, ma anche estremamente realistico sulla condizione del popolo di Dio quando esso smetteva da dipendere da Dio. E dobbiamo dire che la storia oggi si ripete nelle chiese, quando esse smettono di dipendere da Dio. È un libro che ha molto da dire ad ogni singolo credente riguardo al modo di vivere e di servire il Signore.  

Il libro dei Giudici è la manifestazione pratica di quanto Dio disse a Mosè riguardo il compito che Israele avrebbe avuto nella Terra Promessa: Numeri 33:50-56 “Il SIGNORE parlò a Mosè nelle pianure di Moab, presso il Giordano di fronte a Gerico, e disse: «Parla ai figli d’Israele e di’ loro: “Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, scaccerete d’innanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e demolirete tutti i loro luoghi sacri. Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io ve l’ho dato affinché lo possediate. Dividerete il paese a sorte, secondo le vostre famiglie. A quelle che sono più numerose darete una porzione maggiore e a quelle che sono meno numerose darete una porzione minore. Ognuno possederà quello che gli sarà toccato in sorte; vi spartirete la proprietà secondo le tribù dei vostri padri. Ma se non scacciate d’innanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi avrete lasciato saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete. E avverrà che io tratterò voi come mi ero proposto di trattar loro“.

E dunque, una volta che nel libro di Giosuè Israele giunse nella Terra Promessa, parte del patto che Dio fece con i patriarchi Abraamo, Isacco e Giacobbe, e poi con Mosè nel deserto fu adempiuto. Israele aveva ora il compito di entrare nella Terra Promessa e di essere una manifestazione visibile del regno di Dio in terra, mettendo in pratica la Sua volontà. Dovevano conquistare la terra promessa e scacciare via tutti i popoli pagani, secondo quanto scritto anche in Giosuè 1:11 “Preparatevi dei viveri, perché fra tre giorni oltrepasserete questo Giordano per andare a conquistare il paese che il SIGNORE, il vostro Dio, vi dà perché lo possediate

Bene, è tutto chiaro: Dio ha parlato, voi avete detto “Amen” alle parole di Dio, avete giurato davanti a Mosè, a Giosuè e a Dio stesso di volerlo servire … ma cosa successe al popolo di Israele? E cosa succede alla chiesa oggi? In fondo il mandato che abbiamo ricevuto da Dio come chiesa è simile; Mt 28:19-20 “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” Non si tratta di una battaglia che implica la forza militare, nel nostro caso, ma si tratta comunque di un combattimento nel terreno del nemico, il terreno più pericoloso, quello che riguarda la salvezza delle anime e la testimonianza della grazia di Dio in Cristo Gesù al mondo.  

Ma cosa successe a Israele? Purtroppo in Canaan il popolo di Dio perse di vista la sua identità unica al mondo, appunto quella di essere il popolo di Dio e iniziò a conformarsi ai popoli presenti nella Terra Promessa, aderendo alle loro forme religiose e al loro modo di vivere. In tutto il libro dei Giudici la questione fondamentale riguarda la signoria di Dio su Israele, ossia il riconoscimento della sua autorità da parte di Israele.

La domanda che noi ci dobbiamo porre è se le chiese locali oggi dipendono da Dio o da chi e che cosa. Se nelle nostra chiesa è entrata una certa mentalità del mondo, e pian piano ci stiamo conformando alla società nella quale viviamo senza reagire. Se, come Israele nella Terra Promessa, stiamo adempiendo il nostro servizio e il grande mandato che ci è stato assegnato. E che ruolo hanno le guide in tutto questo?

Leggendo il libro dei Giudici sembra di ripercorrere la storia della chiesa del NT, e di rivivere tutte quelle cose che nel NT vengono denunciate riguardo la chiesa. Ad esempio Israele era diviso in 12 tribù, le quali prima di entrare nella Terra Promessa erano molto unite; ogni tribù era nella sua regione, così come ogni chiesa locale, e in mezzo alle tribù vi erano i popoli pagani, così come per ogni chiesa locale. Ogni tribù avrà i suoi capi e i suoi anziani (Giudici 8:13), così come ogni chiesa ha i suoi anziani, e Dio avrebbe dovuto essere la loro unica guida e il loro unico capo, come Cristo è l’unico capo della chiesa. L’impegno di ogni tribù era quello di scacciare i popoli pagani dalle loro rispettive terre e stabilire il regno teocratico di Dio nella Terra Promessa. Ma vediamo in Gd 1 cosa successe: vs 21 “ I figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei” … 23  Anche Manasse non scacciò gli abitanti di Bet-Sean e delle città del suo territorio, né quelli di Taanac e delle città del suo territorio, né quelli di Dor e delle città del suo territorio, né quelli d’Ibleam e delle città del suo territorio, né quelli di Meghiddo e delle città del suo territorio, perché i Cananei erano decisi a restare in quel paese. 28 Però, quando Israele fu abbastanza forte, assoggettò i Cananei a servitù, ma non li scacciò del tutto. 29 Anche Efraim non scacciò i Cananei che abitavano a Ghezer, perciò i Cananei abitarono a Ghezer in mezzo a Efraim. 30 Zabulon non scacciò gli abitanti di Chitron, né gli abitanti di Naalol; e i Cananei abitarono in mezzo a Zabulon e furono costretti a lavorare per gli Israeliti. 31 Ascer non scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidone, né quelli di Alab, di Aczib, di Chelba, di Afic, di Reob; 32 i figli di Ascer si stabilirono in mezzo ai Cananei che abitavano il paese, perché non li scacciarono. 33 Neftali non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti di Bet-Anat, e si stabilì in mezzo ai Cananei che abitavano il paese; ma gli abitanti di Bet-Semes e di Bet-Anat furono da loro assoggettati a servitù. 34 Gli Amorei respinsero i figli di Dan nella regione montuosa e non li lasciarono scendere nella valle.”

Questo non è certo un bel quadro della situazione. Cosa notiamo qui? Completa trasgressione al disegno di Dio per Israele. Secondo la promessa che Dio fece a Mosè, se Israele non avesse scacciato i popoli pagani cosa sarebbe successo? Che essi sarebbero stati come “spine agli occhi” e “pungoli ai fianchi” in mezzo a loro (Nu 33:55). Sono delle immagini che descrivono l’incapacità di avere discernimento in quanto ciechi a causa delle spine, e l’incapacità di poter operare secondo Dio a causa della loro infedeltà, come bloccati ai fianchi da dei pungoli. In pratica, se il popolo di Israele non svolge il suo compito di conquistare la Terra Promessa finisce per fare invece dei compromessi con quei popoli che invece doveva scacciare, come ad esempio averli come schiavi (e questo non era nella volontà di Dio), oppure addirittura vivere tra loro contaminandosi con loro e con la loro idolatria, diventando come loro.

Così anche la chiesa, se non adempie lo scopo per il quale Dio l’ha chiamata, ovvero conquistare il mondo attraverso la predicazione del Vangelo, attraverso la testimonianza di ogni chiesa locale, finirà inevitabilmente col fare invece dei compromessi con il mondo conformandosi ad esso. E allora non meravigliamoci se anche nelle chiese iniziamo a vedere  l’omosessualità, permissivismo verso ogni genere di peccato, o donne che prendono il ruolo degli uomini nella chiesa e nelle famiglie, relativismo dottrinale, e via dicendo. Molte di quelle che conoscevamo per essere chiese fedeli alla Parola di Dio sono diventate infedeli e apostate, dalle quali Dio ha chiamato fuori coloro che ancora sono fedeli alla Parola. Sono diventate chiese cristiane nominali, piene di non credenti e di ogni falsa dottrina. Dove la Parola di Dio non è insegnata fedelmente e messa in pratica, non c’è alcuna chiesa.

Ogni credente, comunque, ha la propria responsabilità in tutto questo. Il problema del popolo di Israele nel libro dei Giudici è ben espresso con queste parole: “In quel tempo, non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio.” (Gd 21:25) Non erano sottomessi alla volontà di Dio che Egli aveva chiaramente espressa attraverso la Sua Parola e la Legge. Questa verità vale anche per la chiesa, dove tendenzialmente ognuno vorrebbe fare ciò che gli pare meglio. Non è un’accusa a qualcuno in particolare e non mi riferisco a situazioni specifiche di chiese locali, ma parlo nel senso generale: è così generalmente. Là dove i credenti hanno smesso di dipendere da Dio di conseguenza iniziano a dipendere da se stessi e a fare ciò che credono sia giusto secondo il proprio discernimento; e in questo modo non si può servire Dio. E così il ruolo dei conduttori del popolo di Dio, da Mosè a Giosuè, dai Giudici ai Re, dagli apostoli agli anziani, diventa un ruolo fondamentale. Non perché essi siano al di sopra degli altri credenti, non perché godano di privilegi o di una salvezza maggiore rispetto agli altri credenti, non perché hanno qualcosa di più rispetto agli altri … ma perché sono stati costituiti da Dio alla guida del suo popolo e hanno il dovere di istruire il popolo nelle vie di Dio e di condurli con saggezza e amore verso la vita eterna, preoccupandosi di presentare ogni uomo perfetto in Cristo Gesù (Col 1:28). Dunque nella Scrittura noi vediamo quanto sia fondamentale questo discorso e come il popolo di Dio sia influenzato positivamente o negativamente dalla qualità delle sue guide.  

I Giudici sono dei “liberatori”, oltre che delle guide, che Dio suscita per liberare il popolo dalle nazioni pagane. Ma non tutti questi Giudici sono stati dei “buoni Giudici”. Il popolo desiderava un Re come lo avevano tutte le nazioni intorno a loro; a Gedeone venne chiesto proprio di diventare loro Re. È per pura misericordia che Dio, pur avendo stabilito in De 17 che Israele a suo tempo avrebbe avuto un Re, interveniva per liberare questo popolo. La domanda che mi sono posto nello studiare questo libro è questa: perché avevano scelto di non dipendere più da Dio e di volere un re come le altre nazioni?

Prima assistevamo durante l’Esodo a delle manifestazioni di ribellione all’autorità di Dio di gruppi che poi venivano puntualmente puniti a dovere dal Signore; ma ora si tratta di una ribellione totale, di un’anarchia da parte di tutto il popolo. Forse Dio non aveva più provveduto per loro? Dove nasce questo problema? Io credo fermamente che sia tutto riconducibile sempre alla leadership. Dopo la morte di Mosè vi è stato Giosuè; ma dopo Giosuè il popolo, le 12 tribù, sono state frazionate in tutta la Terra Promessa, e ogni tribù avrebbe avuto le sue rispettive guide, i suoi capi e i suoi anziani. Ora non c’era più una guida centrale come Giosuè, punto di riferimento per tutto il popolo, ma ora ogni tribù era direttamente responsabile davanti a Dio del proprio operato. E questo passaggio dalla “teocrazia rappresentativa o mediata” alla “teocrazia diretta” lo troviamo alla fine del libro di Giosuè, quando poco prima della sua morte Giosuè chiama il popolo a un patto e un giuramento davanti a Dio:

Giosuè 24:19-28 “E Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il SIGNORE, perché egli è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre ribellioni e i vostri peccati. 20 Quando abbandonerete il SIGNORE e servirete dèi stranieri, egli si volterà contro di voi, vi farà del male e vi consumerà, dopo avervi fatto tanto bene». 21 E il popolo disse a Giosuè: «No! Noi serviremo il SIGNORE». 22 E Giosuè disse al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelto il SIGNORE per servirlo!» Quelli risposero: «Siamo testimoni23 Giosuè disse: «Togliete dunque via gli dèi stranieri che sono in mezzo a voi, e inclinate il vostro cuore al SIGNORE, che è il Dio d’Israele!» 24 Il popolo rispose a Giosuè: «Il SIGNORE, il nostro Dio, è quello che serviremo, e alla sua voce ubbidiremo25 Così Giosuè stabilì in quel giorno un patto con il popolo, e gli diede delle leggi e delle prescrizioni a Sichem. 26 Poi Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio; prese una gran pietra e la rizzò sotto la quercia che era presso il luogo consacrato al SIGNORE. 27 E Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco, questa pietra sarà una testimonianza contro di noi; perché essa ha udito tutte le parole che il SIGNORE ci ha dette; essa servirà quindi da testimonianza contro di voi; affinché non rinneghiate il vostro Dio». 28 Poi Giosuè rimandò il popolo, ognuno alla sua eredità.”

In questo passo notiamo da una parte l’aspetto profetico della frase di Giosuè, il quale pare non fidarsi del popolo e dà per certo il loro tradimento, quando al vs 20 afferma: “Quando abbandonerete il SIGNORE e servirete dèi stranieri, egli si volterà contro di voi, vi farà del male e vi consumerà, dopo avervi fatto tanto bene”, e dall’altro il passaggio all’essere direttamente sotto la guida di Dio senza che vi sia più un “mediatore” come lo erano Mosè e Giosuè. In un certo modo il loro ruolo sarà poi ripreso in parte dai Re. Ed ecco qui il punto: in mezzo a tutto il discorso vi è il giuramento da parte di tutto il popolo di servire il Signore. Ma poi lo hanno rinnegato. Il problema fondamentale dunque non è il fatto che ora non c’era più una guida centrale come Mosè o Giosuè, ma il fatto che Dio non era  più il loro Dio, e che figure importanti come Mosè e Giosuè erano per il popolo una comodità e un modo di giustificare i propri peccati! E così, quando avevano dei problemi, mormoravano contro Mosè e contro Giosuè, ma il loro problema era con DioNel popolo di Israele non vi era più nessuno che rispettasse il giuramento fatto! Nessuno tra il popolo e nessuno tra le guide, le quali erano corrotte spiritualmente e servivano altri dèi, quelli dei pagani. Dio non era più il loro Dio! Dunque Dio li affligge attraverso le nazioni che loro non hanno scacciato, e li libererà soltanto nel momento in cui torneranno a Lui con tutto il loro cuore. In che condizione sono le nostre chiese? Questo giuramento è vero per ogni credente: ma lo stiamo rispettando? Le guide di chiese stanno svolgendo il ruolo di conduttori, vigilando sul gregge affinché non si contamini con gli dèi di questo mondo?

E ciascun credente si sente personalmente responsabile davanti a Dio o accusa le proprie guide per i loro problemi, proprio come fecero  i contestatori ribelli verso Mosè? Non è una riprensione, ma un incoraggiamento. Se un pastore si limitasse ad aprire e chiudere la porta dell’ovile affinché le pecore entrino ed escano, non sta compiendo il suo lavoro: perché le pecore possono sì uscire ma non tornare più, possono morire nel cercare cibo, possono essere rapite dai ladri o divorate dal leone ruggente. E allo stesso modo se i credenti pensano che essere cristiani significhi soltanto venire in assemblea la domenica e accusare i propri responsabili se qualcosa non va, anziché pregare per loro come insegna la Scrittura, non si comportano da credenti, ma come gli israeliti che avevano abbandonato Dio nel libro dei Giudici…ma questo libro ci insegna che la mano di Dio può essere molto pesante, sia verso il popolo infedele che non è giustificato dall’avere guide infedeli, sia per guide infedeli che non sono giustificate dall’avere un popolo ribelle e contestatore da guidare.

Ognuno è personalmente responsabile nel suo ruolo davanti a Dio. C’è una battaglia da compiere a cui gli uomini sono chiamati, i fratelli responsabili, e a cui ogni credente è chiamato, uomini e donne. Quale battaglia? Quella contro il diavolo? No! Quella contro noi stessi! Perché tutti noi come loro tendenzialmente rischiamo a causa della nostra carnalità di  fare quel vogliamo e di non prenderci le nostre responsabilità! È la battaglia contro noi stessi per essere sottomessi alla volontà di Dio chiaramente espressa nella Sua Parola! Il principio del servire Dio sta proprio in questo: la sottomissione alla Sua Parola.

Vediamo delle lezioni pratiche che ricaviamo dal libro dei Giudici:

1- LA PRIORITA’ DELLA PAROLA DI DIO NEL MINISTERO DELL’ANZIANO E NELLA VITA DELLA CHIESA

Questo è anche uno dei cardini della Riforma. So che questo è complicato e difficile; ma la qualità del servizio cristiano in una chiesa parte dalla qualità del servizio reso dai suoi conduttori. In modo scontato potremmo dire che molti conduttori di chiesa pensano di essere sufficienti in questo. Ma non si tratta di portare semplicemente una predicazione, anche se questo è importante. Ma si tratta di discepolato nelle chiese che deve essere eseguito su più livelli, perché è fondamentale che tutti, dai bambini della scuola domenicale ai più anziani delle nostre assemblee sappiano chi è Dio e come Lui si è rivelato nelle Scritture e nella storia del mondo. Nel cap 1 abbiamo letto che il popolo non scacciò i popoli e fece compromessi con i pagani. Ora al cap 2 leggiamo subito le conseguenze, in funzione del patto che Giosuè fece fare al popolo e che abbiamo appena visto: “L’angelo del SIGNORE salì da Ghilgal a Bochim e disse: «Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: “Io non romperò mai il mio patto con voi“; 2 e voi, dal canto vostro, non farete alleanza con gli abitanti di questo paese e demolirete i loro altari. Ma voi non avete ubbidito alla mia voce. Perché avete fatto questo? 3 Perciò anch’io ho detto: “Io non li scaccerò davanti a voi; ma essi saranno tanti nemici contro di voi e i loro dèi saranno, per voi, un’insidia“» (Giudici 2:1-3)

L’unica consolazione, e non da poco, in questo passo è che Dio non romperà mai il suo patto con il suo popolo, perché Dio si basa sulla propria fedeltà. Ma le conseguenze per il popolo a causa della loro infedeltà al patto sono istantanee. Dobbiamo dunque rispettare come chiese quel ruolo che come popolo di Dio abbiamo nel mondo. Ma notate ancora cosa è scritto più avanti, vss 10-13

“Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; poi, dopo quella, vi fu un’altra generazione che non conosceva il SIGNORE, né le opere che egli aveva compiute in favore d’Israele. 11 I figli d’Israele fecero ciò che è male agli occhi del SIGNORE e servirono gli idoli di Baal; 12 abbandonarono il SIGNORE, il Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d’Egitto, e andarono dietro ad altri dèi, fra gli dèi dei popoli che li attorniavano; si prostrarono davanti a essi e provocarono l’ira del SIGNORE; 13 abbandonarono il SIGNORE e servirono Baal e gli idoli di Astarte.”

Abbiamo una nuova generazione dopo quella di Giosuè che non conosceva il Signore. Come mai?

Come potevano non conoscere il Dio dei loro padri che li aveva fatti uscire dal paese d’Egitto? Dove aveva fallito la generazione precedente? Avevano fallito nell’istruire le nuove generazioni, almeno quasi totalmente (non fu così ad esempio per Gedeone che disse di essere stato istruito in queste cose). In De 6:6-9 “Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città.”

Cosa significa? Che dobbiamo preoccuparci di istruire i nostri figli nelle nostre case, i credenti giovani nelle chiese, riguardo a chi è Dio, cioè come Lui si è rivelato, quali sono i Suoi attributi. Le giovani sorelle devono essere istruite dalle sorelle mature, i fratelli maturi nell’età e nell’esperienza devono consigliare i giovani credenti a come evitare certi pericoli e certi peccati! E soprattutto le guide delle chiese devono essere sicure che la chiesa stia ricevendo l’insegnamento corretto sulla Persona di Dio e sulla Sua opera! Se non facciamo tutto questo avremmo delle conseguenze catastrofiche per le chiese e per le famiglie. E prima di istruire loro dobbiamo noi stessi sapere chi è Dio! Stiamo istruendo i nostri giovani? Stiamo individuando tra di loro quelli che possono essere chiamati a un ruolo di responsabilità per discepolarli e pian piano inserirli nel ministero, prima che sia tardi? O pensiamo che si debbano formare da soli? Non basta essere soddisfatti se i nostri giovani vengono in assemblea o ascoltano musica cristiana, ma bisogna pensare a loro come al futuro su cui investire: devono studiare le Scritture, devono imparare a diventare uomini maturi in Cristo, devono pian piano imparare a

prendersi tutte le responsabilità del portare l’immagine di Cristo, qualunque sia il ruolo che il Signore darà loro nell’assemblea, la loro vita deve essere curata in tutti i suoi aspetti. Io credo che la generazione di Giosuè abbia fallito in questo compito, e la generazione successiva si trovò ad essere erede di un patto di cui ne ignoravano i principi, poiché non conoscevano Dio stesso. E i sacerdoti? Coloro che avevano il dovere di insegnare la Parola di Dio al popolo? Cosa facevano?

Ad esempio al cap 19 abbiamo un sacerdote levita coinvolto in una terribile storia di depravazione: aveva una concubina, la quale lo aveva persino tradito. Non era proibito ai sacerdoti di sposarsi, ma se veramente la legge di Dio veniva applicata quella donna avrebbe dovuto essere lapidata. Ma non fu così. E poi a Ghilbea accadde ciò che conosciamo. Se questo era lo stato di coloro che erano i sacerdoti di Dio nel popolo, che tipo di insegnamento davano al popolo? Per cui, come Paolo e Pietro dissero agli anziani, “Badate a voi stessi…” e poi al gregge.  

2 – QUANDO UN SERVO PRENDE IL POSTO DEL SIGNORE!!

So che tutti stimiamo Gedeone, e facciamo bene a stimarlo. Ma la sua storia non è tutta rosea e limpida. Dobbiamo comunque considerare che anche Gedeone era un peccatore come tutti. Lo scopo di un servo, come quello di ciascuno di noi, è quello di portare gloria a Dio e non a se stesso, e nel suo percorso Gedeone fallì in questo… Riassumiamo un po’ la sua storia.

Al cap 6 troviamo la vocazione di Gedeone. Lui si sente come il più debole in una tribù di deboli. Come vedete Gedeone rappresenta una delle poche eccezioni che ha ricevuto istruzione riguardo le opere potenti di Dio per Israele. Ha dei dubbi se Dio lo abbia effettivamente chiamato, e ai vss 26-40 chiede due segni da parte di Dio come conferma della chiamata.  

Al cap 7 vediamo la battaglia contro i Madianiti. Dio gli dà 300 uomini, i quali devono circondare l’accampamento nemico durante la notte, e devono andare lì con trombe e torce. 300 uomini contro 149.000! Immagina di circondare questo immenso campo con soli 300 uomini! Ma Dio fece comprendere a Gedeone che la battaglia era già vinta con l’interpretazione di un sogno ai vss 13-14. La strategia da usare è la stessa di Gerico, e Dio vuole che si faccia di notte così i Madianiti non sanno quanti sono i nemici. Dunque spaventano Madian nel sonno e questi iniziano ad attaccarsi l’uno con l’altro, e Gedeone li finisce. Dunque Gedeone ha una grande vittoria.  

Ma al cap 8 Efraim, tribù confinante, si adira perché Gedeone non li ha coinvolti nella battaglia.

Così al vs 4 Gedeone passa il Giordano e vediamo che l’altra tribù non aiuta Gedeone, il quale li minaccia e promette che tornerà per fargliela pagare cara. E vediamo che al vs 16 successe proprio questo. È incredibile, perché l’ordine originale di Dio era che Israele scacciasse dalla Terra Promessa le nazioni pagane; ma qui Gedeone sta votando allo sterminio il suo stesso popolo! Gedeone sta fallendo come guida, è iniziato il suo declino.  

Se le guide delle chiese anziché combattere il mondo attraverso la predicazione si mettono a inveire contro il proprio popolo, c’è qualcosa che non va. Non va questo atteggiamento spadroneggiante di Gedeone, così come la chiesa non può essere affidata a un tiranno, perché ricordiamoci che anche l’anzianato qualificato è un servizio nella chiesa; così come è inaccettabile il comportamento del popolo verso Gedeone quando questi chiese aiuto. Così la chiesa deve essere unita in un medesimo combattimento. Se c’è una guerra da combattere non è sicuramente intestina alla chiesa locale, dove tutti noi siamo chiamati a preservare la pace e l’unità, e non è sicuramente tra chiese locali; ma è contro il diavolo e i suoi demoni, contro l’incredulità del mondo, contro l’ostilità verso quel Vangelo che diciamo di amare e servire!

Quindi Gedeone non si sta mostrando una guida eccellente, perché dopo una prima vittoria dovuta al miracolo divino, sta portando il popolo a combattere contro se stesso. Poi vediamo dal vs 22 che il popolo voleva fare Gedeone come Re: “Allora gli uomini d’Israele dissero a Gedeone: «Regna su di noi, tu, tuo figlio, e il figlio di tuo figlio, poiché ci hai salvati dalla mano di Madian»” Ma al vs 23 Gedeone risponde bene, come farebbe veramente una guida saggia: “Ma Gedeone rispose loro: «Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il SIGNORE è colui che regnerà su di voi!»” Qualunque servizio noi compiamo nelle nostre assemblee deve essere fatto per la gloria di Dio, con l’intento di edificare la chiesa nell’ubbidienza all’unico capo e sovrano Gesù Cristo. Noi non possiamo servire la chiesa per i nostri scopi o per sentirci in qualche modo utili; perché la realtà per ogni cristiano, uguale per tutti, è che ciascuno di noi è stato salvato per servire Dio. Dunque lo scopo del servizio è portare gloria a Dio e non a noi stessi. Se ritroviamo questa priorità nel servizio, allora sono convinto che le benedizioni di Dio per la nostra chiesa abbonderanno.  

Ma Gedeone non si mostrò comunque completamente sincero in ciò che affermò. Nei vss 24-27 leggiamo:  “Poi Gedeone disse loro: «Una cosa voglio chiedervi: che ciascuno di voi mi dia gli anelli del suo bottino». – I nemici avevano degli anelli d’oro perché erano Ismaeliti. – 25 Quelli risposero: «Li daremo volentieri». E stesero un mantello, sul quale ciascuno gettò gli anelli del suo bottino. 26 Il peso degli anelli d’oro, che egli aveva chiesto, fu di millesettecento sicli d’oro, oltre alle mezzelune, ai pendenti e alle vesti di porpora che i re di Madian avevano addosso, e oltre ai collari che i loro cammelli avevano al collo. 27 Gedeone ne fece un efod, che pose in Ofra, sua città, e tutto Israele si prostituì al seguito di quello; ed esso diventò un’insidia per Gedeone e per la sua casa.”

Notate che nonostante il suo apparente rifiuto di essere loro re, si comporta però come un re, per giunta un pessimo re che trascinò tutto Israele nell’idolatria. Comprendo che forse siamo abituati a ricordarci di Gedeone per altri aspetti positivi, ma di gran lunga quelli negativi sono superiori ai positivi, se considerate che in quelli positivi fu il Signore a intervenire e non il braccio di Gedeone! Qui lui vuole il bottino, il riconoscimento, e poi ne fa un efod, che è come un grosso mantello, e lo mise nella sua città come segno di suprema autorità e si pone come Re. Al vs 29 Gedeone riceve un nuovo nome, Ierubbaal che significa “faccia Baal una difesa legale”, poi ha molte mogli e molti figli, e trasgredisce i comandamenti di De 27 riguardo ai re. Ma ancor di più vediamo che chiama suo figlio “Abimelec”, che significa “mio padre è re”! Gedeone commise un errore imperdonabile in un momento in cui avrebbe dovuto riportare il popolo a dipendere direttamente da Dio, e si è posto come autorità suprema verso il popolo. Ecco dunque che se servire Dio ti porta a inorgoglire, significa che non stiamo servendo Dio con umiltà e sincerità.

– Ecco dunque che come servi di Dio abbiamo imparato oggi alcune lezioni per noi molto importanti nel servizio:  

1 – dobbiamo mantenere la centralità della Parola di Dio nella vita delle nostre famiglie e nella vita della chiesa, perché le nostre famiglie e la chiesa devono essere istruite secondo la verità divina affinchè non ci troviamo poi nella chiesa una nuova generazione che non conosce il Signore;  2- Tutta la gloria del servire Dio va a Dio stesso. Questo deve essere lo scopo principale della nostra vita cristiana, e a questo ci dobbiamo adoperare. Questa priorità trasforma la qualità del servizio nella chiesa, e credo che a questo dobbiamo costantemente richiamare noi stessi e tutti i credenti. Amen!

Stefano Carta

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