Il suicidio assistito ci salva dal giudizio?

50353_suicidio-assistito11“Domani potrebbe essere troppo tardi, troppo tardi per morire in autonomia, consapevolmente”. Queste le ultime parole della giovane americana Brittany Maynard che il 19 prossimo avrebbe compiuto 30 anni. Qualche settimana fa, la donna, colpita da un tumore cerebrale, aveva annunciato in un video il suo progetto di suicidio e nonostante pochi giorni fa sembrasse aver deciso di rimandare l’esecuzione, Brittany si è tolta la vita sabato 1° novembre ingerendo i farmaci letali,  assistita da pochi familiari. Il video postato sul suo sito (thebrittanyfund.org) ha fatto il giro del web, tant’è che sinora è stato visto più di 9,5 milioni di volte su Youtube. “Arrivederci a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia che amo, oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità….., il mondo è un bel posto, il viaggio è stato il mio maestro più grande, i miei amici più stretti e miei parenti sono le persone più generose e altruiste. Ho anche un cerchio di supporto intorno al mio letto, mentre scrivo… Addio mondo. Spargete buona energia. Siate generosi, pagate in anticipo per restituire ad altri il bene che ricevete”, ha aggiunto la giovane di Portland. I medici le avevano dato sei mesi di vita e lei aveva scelto di evitare le cure che avrebbero rovinato la fine della sua esistenza, senza darle una vera speranza di guarire; così, trasferitasi in Oregon con la sua famiglia, Brittany ha approfittato del Death With Dignity Act, la legge che in quello stato consente il suicidio assistito, ponendo fine alla sua giovane vita. Davanti a un gesto del genere, sicuramente drammatico e di grande disagio,  non intendo emettere sentenze ma, come credente, son chiamato a essere schietto e difendere il vangelo ricordando che, a differenza dei gesti umani emozionalmente comprensibili o giustificabili, Dio ha stabilito che “gli uomini muoiano una volta solo, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27).

Orbene, al di là dei risvolti etici di questa scelta, chi si è chiesto – o si chiede oggi – quale sarà adesso il destino eterno di Brittany? La giovane americana risorgerà per la “resurrezione di vita” o per quella “di condanna” (Giovanni 5:29)? Il suo nome era scritto nel Libro della Vita (Apocalisse 20:15). Possibile che nessuno le avesse parlato dell’Unico Iddio Vivente che sana le nostre infermità? Purtroppo, come per altre grandi tematiche del secolo attuale (nozze gay, figli in adozione alle coppie omosessuali, spinello libero, trapianti di sesso etc.), la società si sta facendo coinvolgere dal pensiero filosofico in auge al momento (eutanasia, testamento biologico, suicidio assistito), sicché si scarta a priori il “Medico” per eccellenza che ha risuscitato i morti, ha guarito i paralitici e ha liberato dalla lebbra, benché anche i credenti passino per le prove legate alla sofferenza del corpo. Molte star famose han lasciato questa vita attraverso il suicidio (overdose di droga o farmaci), vedi Marylin Monroe suicida nel 1962, Jimi Hendrix, Jim Morison, Luigi Tenco, Amy Winehouse, Witney Houston, Philip Seymour, Peache Geldof figlia del cantante Bob Geldof, sino al suicidio più recente di Robin William, il Peter Pan del famoso film “Capitan Uncino” e del regista italiano Mario Monicelli, toltosi la vita all’età di 95 anni (2010) per aver scoperto il cancro alla prostata; ma le loro gesta estreme non impediranno a Colui che ha il potere di richiamare in vita i morti di ogni epoca, di emettere il giudizio eterno e irreversibile: gioia infinita in cielo per coloro che hanno accolto il sacrificio di Cristo e tormento eterno per gli increduli! E se l’attrice Anna Marchesini (quella del famoso Trio Lopez, Marchesini, Solenghi) ospite qualche sera fa di Fabio Fazio ha detto di “non aver ancora capito perché si sta in vita…”, abbiamo la conferma che il concetto di “farla finita” se le cose non vanno è un’insidia reale che sta prendendo piede anche nella nostra nazione.

Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com

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