“Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto“ (Mc 16,7).
Questo fu il messaggio che le donne del mattino di Pasqua devono portare ai discepoli, ancora dispersi e impauriti. L’appuntamento con il Risorto non è a Gerusalemme, ma è là dove tutto era iniziato! Tornare là, tornare al luogo della prima chiamata. Sulla riva di quel lago dove, affascinati dal suo invito, avevano lasciato case, lavoro, amici e lo avevano seguito (Mt 4,18-22).
Ritornare in Galilea significava riavvolgere il filo dei tre anni vissuti e rileggere tutto, senza paura, a partire dalla croce e dalla risurrezione: la predicazione, i miracoli, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – avrebbe acquistato un significato diverso; i loro occhi si sarebbero aperti e la fiducia in un messia terreno si sarebbe trasformata nella fede in un Messia risorto.
Come per gli apostoli, anche per ognuno di noi c’è una “Galilea” all’origine del cammino con Gesù.
Andare in “Galilea“ significa, riscoprire il Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della fede e della esperienza cristiana, significa “vivere il suo messaggio”. Così come … ”e là lo vedrete“ non indica una vista fisica, bensì una profonda esperienza interiore: non si può credere che Gesù è risorto finché non lo si sperimenta nella propria esistenza.
Quando si accoglie interiormente il Suo messaggio e lo si traduce in comportamenti d’amore e di servizio, si sperimenta dentro di sé una potenza crescente, un’energia vitale che ci fa sentire con certezza che il Cristo è vivo, perché noi siamo vivi è lì, la nostra e la Sua vita si legano: da quel momento non ci sono più dubbi, non si crede in un avvenimento, si sperimenta! E la vita cambia completamente.
È quel meraviglioso “viaggio“ dell’ incontro personale con Cristo.
È quel momento in cui si raggiunge il traguardo degli interventi di Dio.
Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com
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