In Friuli Arcigay torna alla carica con l’indottrinamento Lgbt nelle scuole

Dopo il primo ingresso dell’ideologia gender nelle scuole del Friuli Venezia Giulia già attorno al 2009, e dopo un secondo tentativo fallito nel lontano 2015, quando si tentò di riproporre nuovamente l’ideologia in provincia di Pordenone, con tanto di forte opposizione di genitori e insegnanti, ora l’Arcigay sembra aver raccolto i fondi utili per il ritorno ufficiale del progetto “A scuola per conoscersi” negli istituti scolastici della Regione.

La battaglia ideologica, dunque, continua. Un’ingerenza che sfida il sentire comune di buona parte di alunni, di madri e padri che in passato hanno cercato di far valere le loro ragioni cercando di opporsi a teorie che vanno a manipolare la mente di ragazzi e ragazze. Video, conferenze, ma anche dibattiti che mettono il giovane nelle condizioni di accettare il tutto per non essere escluso dal suo ambiente scolastico. Questa è la violenza delle tematiche gender imposte nelle scuole da soggetti esterni. E non solo scuole superiori: in passato, infatti, il progetto fu presentato anche in alcune scuole medie del territorio.

L’Arcigay, ora, insiste: «Continueremo a formare e ad informare portando evidenze scientifiche in contrapposizione a teorie e ideologie prive di fondamento, promuovendo la cultura del rispetto di ogni forma di diversità, per rendere le scuole ambienti accoglienti. Troviamo assurdo che nel 2023 debbano essere gli enti del terzo settore a fornire i modelli educativi che dovrebbero essere inseriti nei programmi scolastici».

Dunque nel più totale stravolgimento della realtà, l’associazione accusa chi difende la famiglia naturale e chi diffida da certe tematiche, di portare avanti queste “ideologie” e afferma che – al contrario – il loro modello educativo dovrebbe entrare di diritto nelle aule scolastiche. In barba, dunque, a chi non si trova d’accordo con esso e alla libertà educative delle famiglie.

La notizia fa il paio con quella del bagno gender, lanciato pochi giorni fa al liceo Grigoletti di Pordenone. «I bagni unisex devono essere accessibili a chiunque, a prescindere dal sesso assegnato alla nascita, perché riguardano il diritto delle persone a non sentirsi discriminate» spiegano sempre da Arcigay. Peccato che nessuno può “assegnare” il sesso alla nascita, caratteristica biologica e dunque naturale. Tralasciando la crudeltà della parola usata, che nasconde un imprinting mentale ideologico, l’associazione sembra aver dunque ammesso la verità: alla nascita si è maschi e femmine. Null’altro. Tutto il resto, quindi, semmai, è frutto di condizionamenti sociali, psicologici e ideologici. Con buona pace di chi ritiene tutta questa folle ideologia qualcosa di naturale.

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