INDONESIA – Jakarta: centinaia di cristiani, ahmadi e sciiti in piazza per la libertà religiosa

Almeno 300 persone hanno sfilato per le vie della capitale, concludendo la protesta davanti al Parlamento. I manifestanti hanno lanciato slogan, pregato e cantato l’inno nazionale. Pastore protestante: messaggio alle autorità “dormienti”, fra cui il presidente Yudhoyono. Una reazione ai recenti episodi di attacco alle minoranze.

Jakarta (AsiaNews) – Sigilli alle chiese protestanti, minacce ai cattolici durante la Settimana Santa, chiusura di moschee e istituti appartenenti alla setta ahmadi, piccoli e grandi casi di emarginazione quotidiana. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e i media stranieri sulle frequenti violazioni ai diritti delle minoranze religiose, ieri centinaia di cristiani, ahmadi e musulmani sciiti hanno marciato per le vie di Jakarta, chiedendo al governo – da tempo nel mirino delle critiche – misure rapide ed efficaci per garantire una piena libertà religiosa e pari diritti fra cittadini. Come garantito peraltro dalla stessa Costituzione e dai principi fondatori – i Pancasila – dell’Indonesia, la nazione musulmana (a larga maggioranza sunnita) più popolosa al mondo.

I 300 manifestanti che si sono dati appuntamento ieri per le vie della capitale hanno lanciato slogan e condiviso una preghiera, ciascuno secondo la propria fede. A seguire, essi hanno intonato l’inno nazionale e marciato in direzione della Camera dei deputati.  Si tratta di una scelta simbolica, come avvenuto in passato per i fedeli della Yasmin Church (Yc) e della Christian Protestant Batak Church (Hkbp), che avevano scelto di manifestare davanti alla residenza ufficiale del presidente della Repubblica.

Il pastore Simanjutak, leader della comunità protestante Hkbp, plaude alla marcia interreligiosa, che lancia un chiaro messaggio alle “dormienti” autorità; fra queste, egli non risparmia critiche al capo di Stato Susilo Bambang Yudhoyono, che non avrebbe fatto nulla “per impedire gli attacchi di gruppi estremisti”. Una conferma alla gravità dell’allarme arriva dall’organizzazione attivista Setara Institute, secondo cui solo lo scorso anno si sono verificati almeno 264 attacchi ed episodi di violenze diretti o indiretti contro minoranze religiose.

Pur garantendo fra i principi costituzionali la libertà religiosa, l’Indonesia è sempre più spesso teatro di attacchi e violenze contro le minoranze. Nella provincia di Aceh – unica nell’arcipelago – vige la legge islamica, la Sharia, e in molte altre aree si fa sempre più radicale ed estrema la visione e l’influenza della religione musulmana nella vita dei cittadini. Inoltre, alcune norme come il permesso di costruzione – il famigerato Imb, Izin Mendirikan Bangunan – vengono sfruttate per impedire l’edificazione o mettere i sigilli a luoghi di culto non islamici.

In risposta, il governo accusa alcuni leader delle minoranze di strumentalizzare la norma spostando su un piano “politico-religioso” quella che è, invece, una mera questione amministrativa. In particolare, più volte in passato il ministro degli Affari religiosi Suryadharma Ali ha attaccato la Yc e la Hkbp per aver messo in cattiva luce il governo e il Paese sui media internazionali.


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