Intervista a Lino Cavone: La storia della sua guarigione attraverso l’amore di Dio

Mi sono convertito quando avevo 18 anni, quindi molti anni fa proprio in questo periodo. Un mio amico, convertitosi prima di me, mi ha invitato nella sua chiesa per un culto. Non ricordo nulla della predica del pastore, ma ricordo che ho sentito la presenza del Signore. In quell’occasione ho pregato molto semplicemente dicendo a Dio che mi avevano dato un’educazione cattolica e loro invece erano evangelici. Così ho chiesto a Dio qual era la religione giusta. In seguito ho compreso quella che è stata la risposta di Dio. Non mi ha detto mai qual è la religione giusta, però ho sentito di essere un peccatore. In pratica Dio mi ha risposto che non era un problema di religione, ma di relazione. Così ho chiesto perdono per i miei peccati e ho creduto nel sacrificio di Gesù. Così è cominciata la mia nuova vita.

Servire Dio la tua missione: ne hai fatta ragione di vita, per alcuni sarebbe impensabile recarsi laddove vi sono ritorsioni per i fratelli cristiani, cosa ti ha spinto?

Avevo letto i giornali di Porte Aperte e ho iniziato a collaborare con la missione rivedendo i testi e spedendo i giornali ai nostri abbonati. Però, mi rimaneva il dubbio che le cose fossero davvero difficili per la Chiesa come le descriveva Porte Aperte. Così, con un altro fratello, abbiamo deciso di fare un viaggio per conoscere meglio la Chiesa perseguitata. In 15 giorni siamo stati in Ungheria, in Romania e in Bulgaria. Quel viaggio ha segnato la mia vita profondamente. Una sera siamo andati a un culto familiare e ci avevano avvertito di lasciare l’auto a qualche centinaio di metri dalla casa e di andarci solo col buio. I fratelli poi arrivavano uno per volta, era un incontro segreto e, se fosse arrivata la polizia ci avrebbe arrestati. In un’altra occasione in Romania abbiamo frequentato un culto. Il pastore vedendo degli stranieri ci ha chiesto se volevamo predicare. Abbiamo accettato e lui ci ha portati in un’altra stanza, dove ci ha chiesto cosa volevamo dire. Io gli ho citato il passo di cui pensavo di parlare. Ma lui ha insistito per sapere cosa volevo dire. E’ stato molto strano predicare prima a lui e poi nella chiesa, ma in seguito mi hanno spiegato il perché. Erano i tempi del dittatore Ceausescu e il pastore sapeva he nei culti erano presenti sempre delle spie, voleva essere sicuro che il messaggio fosse spirituale e non contenesse alcun accenno politico, altrimenti lo avrebbero subito arrestato.

Quelle esperienze e altre di quel periodo hanno lasciato un segno nella mia vita e ho sempre avuto il desiderio di ritornare a trovare i fratelli perseguitati. L’ho fatto poi molte altre volte e ho avuto il privilegio di incontrare molti eroi della fede, in diverse nazioni, fratelli che hanno rischiato e rischiano tuttora persino la vita per amore di Cristo.

Che cosa significa o come si può interpretare, essere figlioli di Dio, discepoli, sacerdoti. Illustra una spiegazione concreta e astratta per i lettori increduli.

Figlio di Dio, contrariamente al pensiero comune, non è un diritto che si acquista con la nascita, è un diritto che ci viene donato e non dipende da opere buone o da un comportamento consono a una religione. Gesù ha dato la sua vita per chiunque creda in Lui. Sulla croce ha portato tutti i nostri peccati, se lo crediamo, otteniamo il perdono e, tramite quella che nella Bibbia è definita “Nuova nascita”, diventiamo figli di Dio. La nostra vita poi dimostra se abbiamo veramente creduto in Lui, diventando discepoli e sacerdoti come dice il Nuovo Testamento. Non c’è più una classe sacerdotale, poiché non c’è più bisogno di sacrifici per essere perdonati o per piacere a Dio. Il sacrificio di Cristo è unico, sufficiente e irripetibile. Il perdono attraverso il suo sacrificio fatto una volta per tutte purifica e salva chiunque crede in Lui e lo segue

 Ti ha colpito il covid 19, ne spieghi le fasi e i momenti vissuti accanto a Gesù?

 E’ stata un’esperienza che ha colpito migliaia di persone in Italia e un giorno ha colpito anche me. Avevo la febbre dall’8 marzo e, dopo una settimana che non scendeva, con punte di 39,5 ho capito che non era una semplice influenza. Mia moglie mi ha accompagnato al pronto soccorso e con le analisi del caso hanno capito subito che si trattava del covid 19. Mi hanno diagnosticato una polmonite interstiziale bilaterale e, giacché non avevo problemi di respirazione, mi hanno rimandato a casa con una cura. Dopo 4 giorni la cura non dava nessun effetto e la febbre continuava a essere alta. Mia moglie era preoccupata e ne ha parlato con il medico di famiglia. Hanno inviato un’ambulanza e sono stato ricoverato per quasi 2 settimane. Io ero stranamente tranquillo e sinceramente non mi sono reso conto della serietà del problema. DALL’ASL telefonavano ogni giorno a mia moglie per aggiornarla e le avevano detto che il mio quadro clinico era piuttosto serio. Ero sotto ossigeno, ma tranquillo. Sapevo che potevo anche morire, ma non ero preoccupato. Sentivo il Signore vicino e pregando gli dicevo che se voleva guarirmi ero disposto a continuare a lavorare per la missione. Se invece fossi morto, mi sentivo pronto anche per quello perché sapevo che sarei andato con Gesù.

“Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli,
mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni”.  Salmo 23

Fra il popolo di Dio ci sono alcuni che ne hanno paura, non tanto per se quanto per i propri affetti, nel tuo percorso di contagiato hai avuto modo di pensare ai tuoi cari e di esserti rivolto in preghiera lasciando che fosse Dio a decidere l’esito della malattia. In seguito a quanto accaduto vuoi trasmettere parole o pensieri d’incoraggiamento ai fratelli e agli increduli, chi non vede la luce fuori dal tunnel del covid 19.

Certo la morte non è mai una cosa piacevole in sé. Anche per la sofferenza dei familiari, parenti e amici. Però, dobbiamo ammettere che prima o poi toccherà a tutti. Ecco perché diventa importante prepararsi prima. La mia sicurezza era nel fatto che Gesù ha pagato il debito enorme dei miei peccati, non avrei mai potuto ottenere il perdono da Dio senza passare per il sacrificio di Gesù sulla croce. Per questo mi sentivo in pace, però sentivo la preoccupazione di mia moglie e dei miei figli che mi mandavano messaggi e video giornalmente. Capisco il timore di chi si trova in condizioni simili, e in queste situazioni è naturale anche essere preoccupati per se stessi o per i familiari, ma è veramente importante non lasciare che l’ansia prevarichi sulla fiducia nel nostro Dio. Siamo nelle sue mani, è lui che tiene i fili della nostra vita, dobbiamo avere fiducia che Lui conosce anche le nostre paure, ma rimane sempre vicino a noi anche nelle situazioni più difficili. Come dice il salmo, anche se attraversiamo la valle dell’ombra della morte, Lui ci accompagna e il suo vincastro ci guida

Dio ti ha benedetto preservandoti e aprendo una strada verso un risveglio che si sta verificando e che continuerà a raccogliere frutti. Per i colli duri, spesso presenti nelle nostre famiglie, ci fornisci dei suggerimenti in virtù del ” C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere?

Credo che nulla accada per caso. Il versetto di Romani 8:28 lo citiamo spesso, ma troppo spesso pensiamo che si riferisca solo a eventi e situazioni positive, invece il versetto dice “Tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio”. Tutte, quindi anche quelle negative come il covid 19. Non è questo virus che impera, il nostro Dio è ancora saldamente al governo del mondo, Lui è stato è e sarà sempre sovrano. Dobbiamo piuttosto pensare a quante opportunità abbiamo di parlare di Lui con tante persone terrorizzate che non sanno cosa sarà di loro se muoiono. In tutto questo caos, come credenti, non indugiamo a guardare alle difficoltà, consideriamo piuttosto le opportunità di testimoniare Cristo. Se noi siamo tranquilli e fiduciosi in Cristo, i nostri familiari e i nostri vicini lo noteranno, si chiederanno come mai non cediamo alla disperazione e sarà un’opportunità per loro di cercare il nostro Dio.

Un tuo parere su questo tempo, è l’inizio della fine?

Non lo so e non mi pronuncio, le profezie escatologiche sono un terreno difficile da esplorare. La Bibbia parla tanto di guerre, terremoti e carestie. Personalmente credo che non siamo ancora a quel punto poiché tutti quei disastri si moltiplicheranno. Anche nel primo secolo c’erano credenti che si aspettavano il rapimento della Chiesa da un momento all’altro e sbagliavano. L’errore opposto è quello di credere che la fine del mondo non verrà mai. Sul tema dell’escatologia è difficile avere certezze e dobbiamo essere cauti. Certo è che ci stiamo avviando verso la fine di questo mondo che ovviamente non sarà eterno.

Progetti futuri o propositi che ognuno dovrebbe considerare in attesa del ritorno di Cristo?

Il Grande mandato rimane un ordine per tutti i cristiani, i quali sono chiamati a testimoniare a casa loro, nella loro nazione e fino alle estremità della terra, parafrasando il versetto biblico con l’ordine di Gesù ai suoi discepoli. Non so se il rapimento della Chiesa avverrà fra pochi giorni, fra decenni o secoli, ma in ogni caso nel frattempo siamo chiamati a sfruttare ogni occasione per parlare di salvezza a tutti coloro che non la conoscono e vivono nell’incertezza del futuro. Quella che viviamo in questo periodo tormentato è proprio una grande opportunità che possiamo e dobbiamo sfruttare per raggiungere quelli che ne hanno bisogno. 

“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”. Romani 8:28

Lella Francese

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