Kirk Cameron ha scelto Gesù

Kirk_Cameron_Risen-Magazine2L’attore Kirk Cameron, idolo degli anni Ottanta poi convertito al cristianesimo, presenta un film in cui racconta il suo più grande tesoro: la fede.
La generazione degli Ottanta, specialmente le ragazzine, se lo ricorda recitare nella serie di cult Genitori in blue jeans, nei panni di Mike Seaver, adolescente turbolento con poca voglia di studiare e molta di stare con gli amici e le ragazze. A distanza di quasi trent’anni ha conservato il fascino e il portamento da protagonista, ma gira per gli Stati Uniti a parlare di Gesù, a ragazzi coetanei di chi guardava la serie Tv che lo ha reso famoso, e oggi presenta un film che destinato a ribadire un messaggio chiave per i giovani americani.
Il titolo è Monumental, in search of American treasure e racconta la storia di un uomo e una donna che rischiano tutto per la propria libertà, un film in cui si intrecciano fede e avventura, che racconta la vita politica degli Stati Uniti attraverso le esperienze dei propri leader, una storia di speranza che racconta la strada percorsa da Cameron da quei blue jeans che lo hanno consacrato come idolo delle ragazzine ad una scelta di vita diventata missione per l’evangelizzazione.
Nato il 12 ottobre del 1970 a Panorama City, in un sobborgo di Los Angeles, figlio di un insegnante e una casalinga e primo di quattro fratelli, Kirk Cameron inizia la carriera cinematografica giovanissimo con uno spot per cereali da prima colazione. Sguardo vispo e sorriso accattivante a soli 15 anni si guadagna il ruolo di Mike, primogenito della famiglia Seaver, protagonista di Growing Pains, letteralmente “Dolori che crescono”, in realtà i dolori altro non erano che i tradizionali grattacapi e bisticci di una famiglia con due figli nell’età dell’adolescenza e infatti in Italia la serie è stata presentata come Genitori in blue jeans. Proprio sul set ha conosciuto Chelsea Noble, che nel 1991 diventerà sua moglie e dalla quale avrà 6 figli, di cui 4 naturali e due adottivi. Nato in una famiglia atea e presto a contatto con il fantastico mondo del cinema, Kirk non credeva in Dio come molti sei suoi coetanei, fino a quando, a 17 anni, si converte.
«Avevo qualunque cosa potessi desiderare: fama, soldi, possibilità di girare il mondo, migliaia di fan. Fu il padre di Chelsea a farmi notare che mi mancava qualcosa, che mancava Dio nella mia vita. A dire il vero non era un argomento interessante per me, non mi importava, ma accettai lo stesso un invito ad andare in chiesa, non volevo rovinare i rapporti col padre della ragazza che mi piaceva, così, sono andato insieme a loro e per la prima volta ho sentito il Vangelo. Ho ascoltato il pastore parlare dell’amore di Dio, del peccato e della salvezza, immediatamente ho provato due sensazioni fortissime: il senso di colpa per i peccati commessi, e insieme la forza della speranza, da quel momento è partito il mio cammino».
Un cammino che lo ha portato a mettere la sua carriera e la sua immagine a servizio della fede che gli aveva cambiato la vita, Kirk infatti ha fatto della sua fama uno strumento di apostolato che gli ha permesso di avvicinare un pubblico sempre più ampio di giovani per parlare di Dio e passando da talk show a trasmissioni radiofoniche e organizzando incontri nei teatri per parlare di come sia difficile ma straordinariamente fecondo costruire e un matrimonio. Un’attività che non lo ha certo messo al riparo dalle critiche visto che all’inizio di marzo è finito nel mirino delle lobby gay per aver affermato che l’omosessualità è innaturale e ha dichiarato apertamente di essere contro i matrimoni gay.
Oggi nei teatri arriva la sua ultima fatica cinematografica, Monumental, appunto. Il film racconta la storia di uomini e donne che hanno rischiato tutto per la propria libertà incluso il travaglio dei pellegrini e racconta piccole storie di fede che hanno contribuito a costruire la storia degli Stati Uniti. Racconta Cameron: «Ho voluto andare alla base della nostra storia per capire da dove veniamo e di cosa abbiamo bisogno per assicurarci il futuro. Sono un attore, ma prima di tutto sono un padre e un marito, volevo andare all’origine della nostra società e capire come assicurare un futuro ai miei figli, attraverso un lungo percorso ho capito che esso è nascosto nella nostra fede. Abbiamo bisogno di famiglie, scuole, chiese e gruppi politici per vivere come una comunità, in questo senso la storia degli Stati Uniti ci racconta un sogno ancora possibile da realizzare».IL film è stato proiettato in circa 550 teatri  soltanto nel mese di aprile, 70mila biglietti sono stati venduti e altre 40mila  le richieste ancora pendenti per avere un posto prenotato alle proiezioni, un successo che racconta soprattutto la forza di un messaggio.
«Qualcosa è ammalato nell’anima del nostro Paese – prosegue Cameron – attraverso l’esperienza di questo film ho voluto riscoprire e fare riscoprire a chi lo guarderà che la speranza con cui possiamo guardare al futuro viene soltanto da Dio».

Notiziecristiane.com

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