Il Mediterraneo continua a essere attraversato da profughi e migranti in cerca di approdo, mentre l’Europa pensa soprattutto a respingerli. (Luisa Nitti) È passato poco più di un anno dalla tragedia del 3 ottobre 2013, quando al largo di Lampedusa morirono più di 360 migranti. Nel corso di quest’anno l’operazione Mare Nostrum, della Marina Militare italiana, ha messo in salvo più di 150.000 persone. Ma all’inizio di novembre questa operazione di carattere umanitario viene terminata, mentre prende avvio Triton, coordinata a livello europeo dall’Italia.
Ora si pensa al controllo
Tra le due operazioni c’è una grande differenza: mentre Mare Nostrum mirava al salvataggio dei migranti in mare, Triton punta al controllo dei confini. Ne parliamo con Franca Di Lecce, che coordina il Servizio Rifugiati e Migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. “Nel Mediterraneo si continua a morire – afferma Di Lecce – e questa è la vera emergenza umanitaria del pianeta”. D’altra parte il fenomeno dell’immigrazione è un dato con cui l’Europa deve convivere. Non è un fenomeno transitorio. “ Noi sappiamo benissimo che i flussi continueranno ad arrivare – aggiunge Di Lecce -, che l’Italia continuerà a essere una delle porte principali per l’Europa. Un recentissimo rapporto dell’Organizzazione internazionale dell’immigrazione, Fatal Journeys, dice che nonostante Mare Nostrum, nel 2014 sono morte oltre 3000 persone nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e giungere in Europa.
Rivedere la politica dei visti
Ma che cosa dovrebbe fare l’Europa per rendere sicuro e legale il viaggio delle migliaia di persone che fuggono dai paesi in guerra? “E impossibile per le persone in fuga dalla guerra o dalla miseria arrivare legalmente in Europa – spiega Franca Di Lecce -. Si dovrebbe rivedere il sistema dei visti, perché è inadeguato se non addirittura fonte di abusi sul diritto d’asilo. Sicuramente va rivista la legislazione nella materia di asilo. Anche il mutuo riconoscimento dell’asilo fra i diversi paesi membro potrebbe essere una misura che concorre a un accesso al diritto d’asilo reale”.
Chiese attente al problema
Le chiese cristiane sono particolarmente attente a quanto accade nel Mediterraneo. Doris Peschke dirige la Commissione delle Chiese per i migranti, che fa capo alla Conferenza delle Chiese europee. Le chiediamo una valutazione, da una prospettiva globale europea, dell’operazione Mare Nostrum. “Mare Nostrum è stata una risposta alla tragedia di Lampedusa – spiega Peschke – e noi abbiamo molto apprezzato il fatto che il governo italiano per la prima volta abbia accolto la responsabilità di fare qualcosa che andasse oltre il semplice dovere, spingendosi oltre le proprie acque territoriali. La responsabilità in passato è rimbalzata da un Paese all’altro. Ma con Mare Nostrum l’Italia ha preso atto responsabilmente che non si può semplicemente lasciar morire le persone in mare: si tratta prima di tutto di soccorrerle”.
Aprire corridoi umanitari
Ma quali strade si devono percorrere a livello istituzionale per mettere fine alle stragi nel Mediterraneo? “Noi sosteniamo – afferma ancora Doris Peschke – l’assoluta necessità di creare corridoi umanitari per l’accesso legale delle persone che vengono in Europa come rifugiati, ma anche per coloro che vengono con l’intenzione di trovare lavoro. È necessario creare le condizioni per un accesso legale all’Europa, in modo che i migranti non siano costretti ad affidarsi ai trafficanti di esseri umani per giungere nel nostro continente”.
Intanto però le politiche europee sembrano orientate più alla chiusura delle frontiere che non all’accoglienza.
Limiti delle operazioni di polizia
Per due settimane, dal 13 al 26 ottobre, si è svolta l’operazione europea di polizia Mos Maiorum, per la repressione dell’immigrazione irregolare. Una iniziativa che molti organismi impegnati sul tema immigrazione non hanno visto favorevolmente. Per Franca Di Lecce “le conseguenze di questo genere di iniziative ricadono sempre sui migranti. Ancora una volta – aggiunge – abbiamo assistito ad una miopia politica oltre che una disumanità, che tende a criminalizzare non tanto i trafficanti, ma chi varca un confine. Non credo che un’operazione di questo tipo abbia indebolito e permesso di identificare le reti dei trafficanti – conclude -: ci vuole ben altro per questo. Finché non ci saranno vie legali per raggiungere l’Europa, non ci sarà operazione di polizia che tenga”.
Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/
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