La lezione di Indi al dottor Crisanti

Il Governo Italiano ha coraggiosamente conferito la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bimba inglese di 8 mesi con una grave malattia genetica che il Sistema Sanitario britannico, col benestare della magistratura, vuole far morire per soffocamento contro il volere dei genitori – come accaduto già con Charlie Gard e Alfie Evans – perché “inguaribile”, mentre l’Ospedale Bambino Gesù di Roma si è offerto di prenderla in cura per assisterla con dignità nella malattia fino al termine naturale della sua vita.

Il Senatore del Partito Democratico e “medico” Andrea Crisanti ha contestato la scelta del Governo, definendo le cure palliative offerte dall’Ospedale Bambino Gesù una “inutile crudeltà”.

Definire una “inutile crudeltà” le cure palliative è uno sputo in faccia a tutti i malati gravi, anche inguaribili, che grazie alle cure palliative vivono con piena dignità l’ultima parte della loro vita. Si tratta peraltro dello stesso Crisanti che durante la pandemia era ogni giorno in televisione a pontificare sull’importanza della medicina, della scienza, della sanità, della tutela della vita dei soggetti più fragili della società..

Evidentemente per Crisanti una bambina di 8 mesi non è abbastanza “fragile” per meritare le cure palliative a cui un qualsiasi adulto potrebbe accedere nelle sue stesse condizioni.

No, Indi deve morire. E perché deve morire? Perché un giorno morirà ugualmente. Non puo “guarire”.

Diamo una notizia a Crisanti e a tutti i cervelli immersi nella naftalina eutanasica: anche lui, come tutti, un giorno “dovrà morire”, e se crede che la sua vita sia più “degna di essere vissuta” rispetto a quella della piccola Indi solo perché le sue funzioni vitali gli consentono di sproloquiare a piacimento da pulpiti pseudo-scientifici o pseudo-politici, beh, si sbaglia di grosso.

Nel forse poco tempo che le rimane da vivere, la piccola Indi ha la capacità di portate nel mondo tanta bellezza, tanta bontà e tanta verità sulla dignità dell’essere umano quanta Crisanti non potrà mai sperare di portarne con tutti i titoli, le lauree e i seggi parlamentari lucrati in una vita di onorata… e onerosa… carriera.

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