La lingua: uno strumento pericoloso!

La lingua: uno strumento pericoloso! Indispensabile per la vita di ogni giorno, per la comunicazione, per le relazioni con il mondo in cui viviamo. Ma allo stesso tempo, la lingua è estremamente pericolosa se non se ne fa un uso guidato dal Signore. Vediamo perchè e cosa la Bibbia ci dice su questo tema. Leggiamo insieme nella Bibbia Giacomo 3:1-12

Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio, 2 poiché manchiamo tutti in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3 Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo guidare anche tutto il loro corpo. 4 Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere. 5 Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! 6 Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita. 7 Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; 8 ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. 9 Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. 10 Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così. 11 La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? 12 Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.”

L’attribuzione a parti del corpo umano di una determinata funzione e responsabilità spirituale era piuttosto comune nel modo di esprimersi dei Giudei. I destinatari del libro di Giacomo erano i Giudei credenti della diaspora (Gc 1:1). Nel nostro passo Giacomo attribuisce alla lingua una responsabilità nel corpo di Cristo sotto diversi profili: quali? Primo, sotto il profilo dell’insegnamento nella chiesa; secondo, sotto un profilo generale dove tutti noi siamo chiamati a fare un uso santificato della nostra lingua.

Non ci è nuovo questo tipo di linguaggio, dove alle membra del corpo umano vengono attribuite funzioni spirituali, perché lo stesso apostolo Paolo lo applicò per descrivere la chiesa e la funzionalità della comunione tra credenti in Ro 12:4-5; 1Co 12:12-21, oppure per attribuire responsabilità specifiche a parti del corpo in senso metaforico e retorico come in 2Pi 2:14, o ciò che disse Gesù in Mt 5:30…la lingua in questo senso riveste l’eccellenza di questa esemplificazione per alcuni motivi che andiamo ad analizzare insieme:

  1. in senso globale la lingua, il modo di esprimersi, di parlare, esterna ciò che c’è dentro l’uomo più di ogni altro gesto del corpo, vss 11-12 (cfr Lu 6:45)
  2. Un uso non santificato della nostra lingua cosa produce?
  •  Mancanza di santità nel corpo intero, riferito sia alla chiesa che a livello personale (vs 2-3)
  • Mancanza di direzione, sia nella chiesa che a livello personale (vss 3-4)
  • Grossi “incendi” nel corpo di Cristo che a livello personale (vss 5-6)
  • Ipocrisia (vss 9-12)
  1. in senso globale la lingua, il modo di esprimersi, di parlare, esterna ciò che c’è dentro l’uomo più di ogni altro gesto del corpo, vss 11-12 (cfr Lu 6:45)

Vi sarete resi conto che ho saltato volontariamente di citare i vss 7-8, ma c’è un motivo. I vss 7-8 ci danno un’informazione importante che ci deve far comprendere che la battaglia contro la nostra lingua è infinitamente difficile e senza sosta. Cosa dicono questi vss? “Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. Naturalmente non è un’autorizzazione a utilizzare la nostra lingua in modo improprio. Così come è vero ciò che dice Paolo in Ro 8:7 “…infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo…”: questo autorizza il peccato nella nostra vita? Assolutamente no! Infatti subito dopo Paolo scrive: Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui. Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne(vss 9-12)

Il principio è lo stesso: così come il fatto che il nostro corpo, compresa la lingua, non è stato rigenerato non implica che non dobbiamo santificare anche i nostri corpi mortali, ma la giustificazione produce come primo frutto la santità di vita, ciò vale anche per la lingua. È vero ciò che dice Giacomo: essa è indomabile perché non può essere sottomessa alla legge di Dio, ma nella nuova vita in Cristo, seppure con degli errori, il nostro parlare deve essere santo.

Una conferma al fatto che la lingua è indomabile ci è data dai primi due vss di Giacomo 3: “Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio, poiché manchiamo tutti in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.” Qui la parola “giudizio” è “krima” e si intende letteralmente la “sentenza di un giudice al termine di un processo”. È dunque una parola con una connotazione negativa e non positiva, perché si tratta di un giudizio molto severo. L’ammissione di Giacomo è quella che i maestri, chiunque essi siano, sono mancanti rispetto al loro stesso insegnamento. Vi stupisce? Io dico sempre perché ne sono convinto che tutti noi conosciamo molto più di quello che viviamo, sperimentiamo e ubbidiamo. Giacomo conferma questa mia sensazione ed è chiaro: tutti manchiamo in molte cose, e più sei mancante, più subirai un severo giudizio. Vi è chiaro questo concetto? Bene, perché va ancora oltre. Non solo siamo tutti mancanti rispetto a ciò che le nostre labbra danno come insegnamento, ma se uno non sbaglia nel parlare sarebbe perfetto. Ci sono persone perfette? No. Nessun maestro lo è. Perché? Perché anche i maestri sbagliano nel parlare. Dunque i maestri, tutti, si trovano ad essere mancanti in molte cose rispetto al loro stesso insegnamento e poichè sbagliano nel parlare, dimostrano dunque di non essere perfetti. E tutto ciò a sua volta determina un’altra cosa che potrebbe stupire chi pensa che i maestri siano sempre con l’aureola in testa: se uno sbaglia nel parlare, sbaglia anche nella sua condotta. Infatti Giacomo ha detto: “Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.” C’è una relazione stretta e indissolubile: un modo di parlare errato, un cattivo uso della propria lingua, determina una vita nel corpo disordinata. Ora mi direte che gli anziani devono però avere dei requisiti: e io rispondo che è vero. Ma Giacomo una volta di più mi dimostra con la Scrittura che la parola “irreprensibile” non significa “perfetto” in senso assoluto, perché uomini perfetti non ne sono mai esistiti, a parte Dio incarnato.

Però Giacomo ci dà un importane indizio per capire ad esempio quando dobbiamo riconoscere degli anziani se essi hanno una vita santa oppure no anche al di là di quello che i nostri occhi possono vedere: esaminiamo il loro modo di parlare, perché c’è una stretta relazione tra il loro modo di parlare e la loro vita nel corpo: lo dice chiaramente il vs 2, che cito di nuovo testualmente per la sua chiarezza: “Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo”. Ma un uomo che ha la propria lingua come un cavallo imbizzarrito senza briglie, è un uomo che non riesce a controllare nemmeno le passioni della propria carne. Come utilizziamo la nostra lingua? Gesù disse: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l’uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca.” (Lu 6:45)

I vss 11-12 confermano queste parole di Gesù in modo sorprendente: “La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.” Gesù identifica la sorgente col cuore dell’uomo: cosa c’è nel mio cuore? La sorgente, di cui la mia lingua secondo l’insegnamento di Gesù ne diventa la più palese espressione esteriore, può forse produrre maledizioni e benedizioni allo stesso tempo? Posso forse benedire Dio con la mia bocca e maledire mio fratello con la stessa bocca? O posso forse insegnare per poi smentire con il mio comportamento? No. Non posso farlo, e anche se la lingua è indomabile devo sempre di più imparare a metterla a freno. Perché c’è anche l’altro aspetto della medaglia: la correlazione tra un linguaggio sano e una vita santa. Più imparo a sottomettere la lingua, più crescerò nella santificazione del corpo.

La fine del vs 10 elimina dalla nostra mente qualsiasi idea di giustificare un modo di parlare non santificato: “Fratelli miei, non deve essere così”! E’ una frase tosta che elimina qualsiasi obiezione dalla nostra mente: “Ma…poichè io penso di essere imperfetto, Dio comprenderà anche un po’ di maldicenza che ogni tanto mi scappa!”…”Dio sa che la lingua è indomabile, per cui scuserà tutti gli insegnanti che dicono qualche eresia o che vivono al di sotto dello standard che il loro stesso insegnamento richiede”no! Carissimi non è così nemmeno tra noi: quando qualcuno insegna gli altri osservano, e se degli occhi impuri di persone che anche se rigenerate sono pur sempre corrotte dal peccato giudicano la vita di chi insegna, figuratevi come sarà il giudizio del Dio tre volte santo rispetto ai maestri e rispetto a coloro che benedicono Dio con la loro lingua mentre poi con la stessa lingua maledicono il fratello. Cosa ne pensate?

  1. Un uso non santificato della nostra lingua cosa produce?
  • Mancanza di santità nel corpo intero, riferito sia alla chiesa che a livello personale (vs 2-3) 

“…poiché manchiamo tutti in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo guidare anche tutto il loro corpo.”

Come fai a governare un cavallo? Mettendogli il freno in bocca a cui sono attaccate le redini per dirigere l’animale. Allo stesso modo, se governiamo come con un freno la nostra bocca a cui attacchiamo le redini del Signore, anche il nostro corpo sarà governato nella stessa direzione. Giusto?

Per cui: se non governiamo la nostra lingua, ci rimetterà la chiesa (nel caso parliamo di insegnanti) e la nostra stessa vita personale in generale. Se non ho un linguaggio santificato, non posso avere una vita di santificazione. Guardate cosa dice Paolo in Ef 4:29 Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta.”; Cl 3:8 “Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. L’uso del linguaggio può produrre grande benedizione o grandi rovine. Ecco perché dobbiamo prestare grande attenzione alle parole che diciamo. Il problema è quando la lingua è a briglia sciolta, cioè quando è “sfrenata”, quando parla senza filtro, senza ponderare bene prima. Se Giacomo ci dice che ogni uomo sia “lento a parlare” c’è un motivo, e non è legato solo all’insegnamento.

  • Mancanza di direzione, sia nella chiesa che a livello personale (vss 3-4)

“Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo guidare anche tutto il loro corpo.  Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere.”

È il pericolo più grande nella vita del credente. Se dovessimo fare un sondaggio tra tutti i veri credenti del mondo intero, e domandassimo: “Qual è la tua paura più grande come credente che non vorresti mai affrontare nella tua vita di fede?”, in sintesi tutti risponderebbero allo stesso modo: non è la persecuzione e nemmeno affrontare le più svariate prove…ma è la mancanza di direzione. Infatti, cosa è che conforta i credenti quando il mare si fa impetuoso? La presenza della direzione e della guida del timoniere, il Signore. Puoi trovarti in una tempesta e avere la nave in balia dei venti e delle onde, senza direzione, con molte possibilità di finire su qualche scogliera; oppure puoi essere nella medesima tempesta e riuscire a rimanere comunque in controllo della situazione, mantenendo, pur tra mille difficoltà, la direzione. Qualunque marinaio sa che il pericolo maggiore in questi casi è proprio perdere il controllo della nave! Così un credente che perde il controllo della propria lingua è come se perdesse il timone della sua intera vita, rimanendo senza direzione. O per meglio dire, andando nella direzione in cui decide il timoniere che sta governando la nave. Chi è il timoniere che sta gestendo la tua lingua? Lo Spirito Santo o la tua carne?

Ma guardate cosa produce un utilizzo non santificato della lingua: produce proprio ciò di cui hai più paura, cioè la mancanza di direzione da parte di Dio nella tua vita. Io so che questo è ciò che ti terrorizza di più. E’ la cosa più terribile stare senza direzione, senza guida sicura (quella dello Spirito Santo), senza discernimento…ogni cosa che succede nella loro vita non vedono mai la guida di Dio…essere senza direzione non è bello. Se ti gonfi un canottino e stai sul mare a prendere il sole lasciandoti cullare dalle onde va bene…ma se ti trovi in mezzo ai venti impetuosi?

Sembra incredibile, ma la lingua, ciò che diciamo, esprime chi c’è dietro il timone della nostra vita. Chi è che governa il timone? Il timoniere. Ciò che traspare da questo vs 4 è molto importante: non è la lingua che governa, ma il timoniere. Il timone fa quello che gli dice il timoniere. Dunque la domanda che io devo pormi è questa: chi è il timoniere nella mia vita? È qui il punto centrale: se voglio avere un linguaggio santificato, devo curare il mio cuore attraverso un rapporto costante con il Signore per mezzo della Sua Parola e la guida dello Spirito Santo. Devo riempire il mio cuore della Parola di Dio affinchè da questa abbondanza parli la mia bocca. In questo modo ho direzione nella mia vita anche sui venti impetuosi che non avranno potere di portarmi alla deriva spirituali sugli scogli.

  • Grossi “incendi” nel corpo di Cristo che a livello personale (vss 5-6)

“Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita.

La lingua è un piccolo fuoco…è così piccolo che quando si parla, molto spesso, nessuno di noi considera ciò che dice come qualcosa di pericoloso o come qualcosa che possa generare delle conseguenze inimmaginabili. Per semplici incomprensioni si possono generare discussioni infinite che sono incendi difficili da spegnere, perché così come succede in un bosco, quando un albero incendiato trasmette il fuoco all’albero vicino, così succede allo stesso modo ad esempio con la maldicenza, lo abbiamo già studiato e non mi ripeto. Oppure, vi faccio solo degli esempi su come il parlare senza riflettere possa generare incendi: una sorella che vuole dare una testimonianza e usa il “noi” anziché “io” può dare idea di voler insegnare; un modo di portare un pensiero anche dopo una predicazione o dopo un culto anche se animato da buoni proponimenti se non si sta attenti a come si parla può generare incomprensioni e dissapori…certamente dobbiamo stare attenti perché Dio ci ha donato un’intelligenza, e non vedo perché non dobbiamo usarla.

La parola, il linguaggio, è ciò che più di tutto ci distingue come esseri razionali e creati a immagine di Dio, per cui dobbiamo usare bene questa facoltà. Le parole hanno un peso, che ci piaccia o no, e spesso le discussioni annose si basano su una mezza frase percepita in un certo modo. Inoltre, non dobbiamo mai nemmeno dare per scontato che chi ci ascolta recepisca bene ciò che vogliamo dire. È vero che non dobbiamo attaccarci ad ogni cosa per fare polemiche, ma è anche vero che se Giacomo dice che la lingua è come un piccolo fuoco quasi trascurabile, dice anche che questo piccolo fuoco ha in sé il potenziale per incendiare una intera foresta.

Giacomo dice a questo riguardo che la lingua è il “mondo dell’iniquità”, nel senso che dal linguaggio parte ogni male, in quanto la lingua esterna i sentimenti del cuore. Purtroppo è posta in una posizione antipatica: fra le nostre membra. Dunque “contamina” tutto il corpo. Il verbo “contaminare” significa “imbrattare, sporcare, trasmettere una malattia contagiosa, insozzare, togliere la purezza”. Un linguaggio sbagliato produce tutto ciò in “tutto il corpo”.

Dice anche che è “infiammata dalla geena”, cioè è infiammata dal fuoco inestinguibile come quello dell’inceneritore dell’immondezza della città di Gerusalemme: una fiamma sempre viva pronta a divorare qualsiasi cosa. E il fatto che “dà fuoco al ciclo della vita” dimostra che ogni sfera della nostra esistenza ne viene influenzata in modo determinante. Capiamo quanto dunque sia importante curare il nostro cuore affinché possiamo avere un linguaggio santificato? Prima ancora che curare il timone, dobbiamo assicurarci un timoniere di fiducia che ci guidi nella giusta direzione! E questo timoniere deve essere lo Spirito Santo che dimora in noi, e che santifica anche il nostro linguaggio!

  • Ipocrisia (vss 9-12)

“Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio.  Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così.  La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro?  Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.”

Questo è il punto massimo di bassezza che un uso non biblico della lingua genera: benedire Dio e maledire il prossimo. Calvino, commentando un passo di 1Giovanni, ha detto che: “Non è possibile dire di amare Dio che non vedi e maledire coloro che Dio ha fatto a sua immagine e somiglianza”. Ci sono parole in forte contrasto in questi vss: “benediciamo-malediciamo”, “benedizioni-maledizioni”, “dolce-amaro”, “salata-dolce”. L’enfasi è sulla contraddizione logica: in modo logico, non può essere così. C’è una logica che Giacomo ci sta presentando: se nel nostro cuore c’è veramente l’amore di Cristo, non possiamo benedire Dio e maledire i nostri fratelli e sorelle.

Il punto di Giacomo è sempre lo stesso: così come il cavallo è governato dalle redini, così come il timone è governato dal timoniere, allo stesso modo la sorgente, la bocca, proviene dalla fonte. È la fonte il punto del nostro discorso, sempre il cuore, dove risiede il problema se mai ci fosse in qualcuno di noi questo problema.

Per concludere, dobbiamo fare nostra questa preghiera del salmista.

Salmo 141: 1-4 “SIGNORE, io t’invoco; affrèttati a rispondermi. Porgi orecchio alla mia voce quando grido a te. La mia preghiera sia in tua presenza come l’incenso, l’elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera. SIGNORE, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l’uscio delle mie labbra. Non inclinare il mio cuore ad alcuna cosa malvagia”

Stefano Carta | Notiziecristiane.com

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