La macelleria dell’aborto…

Mano_di_SperanzaIn America il 14 maggio scorso il medico abortista Kermit Gosnell, specializzato in aborti illegali praticati a donne in stato di gravidanza molto avanzato, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di diversi bambini e di una donna.

Sulla base delle dichiarazioni rilasciate dai testimoni durante il processo, spesso i bambini venivano estratti vivi dall’utero materno e poi barbaramente uccisi mediante il taglio della colonna vertebrale oppure fracassando loro il cranio con il dilatatore.In un caso il feto era talmente grande (di trenta settimane) che lo stesso Gosnell fece dell’ironia affermando che il bambino sarebbe potuto arrivare a piedi alla fermata dell’autobus.  Gosnell è stato giustamente dipinto come un mostro ma il suo non sembra rappresentare un caso isolato: in un’intervista a tre dipendenti di una clinica abortista rilasciata ad una organizzazione pro-life americana sono emersi particolari agghiaccianti. Riportiamo un breve ma significativo stralcio del resoconto sugli aborti fornito da uno dei dipendenti della clinica: “… noi prendevamo il feto e lo mettevano nella sacca e quando la aprivamo, mio Dio, rimanevamo incredule da quanto fosse grande … praticare l’aborto di un bambino tanto grande è davvero dura.

Kermit-Gosnell-206x278A volte, il medico chirurgo (qui a fianco), non riusciva a tirarlo fuori tutto, allora lo tirava fuori pezzo per pezzo e c’era tutto il pavimento sporco di sangue”. Ora, le atrocità commesse nella clinica di Gosnell, che hanno indotto il tribunale della Pennsylvania a comminare l’ergastolo al medico chirurgo, il quale ha rischiato di ricevere la condanna a morte, non possono non rimandare alla malvagità delle legislazioni abortiste e di tutte le legislazioni abortiste sparse nel mondo.

La legge italiana, la 194/1978, prevede la possibilità di abortire liberamente e gratuitamente entro i primi tre mesi di gravidanza (art. 4), mentre dopo i primi novanta giorni l’aborto è possibile nel caso in cui il feto presenti delle malformazioni (reali o solo presunte) e/o la gravidanza o il parto comportino un serio rischio per la salute della madre (art. 6). Dunque, non esiste un limite preciso, stabilito dalla legge 194, entro cui l’aborto non può essere praticato, in quanto esso viene identificato con l’epoca nella quale sussiste la possibilità di vita autonoma del feto (art.7); circostanza, questa, mutevole nel tempo (in relazione al costante miglioramento delle tecniche di rianimazione prenatale)  e variabile da feto a feto.

Diario di quella bambina mai nata…

  1 maggio – Per amore, oggi i miei genitori mi hanno chiamata alla vita.

15 maggio – Compaiono le mie prime arterie e il mio corpo si forma molto rapidamente.

19 maggio – Ho già la bocca.

21 maggio – Il mio cuore comincia a battere.Chi potrebbe dubitare che io viva ?

22 maggio – Non so perchè la mamma si preoccupa tanto.

28 maggio – Le mie gambe e le mie braccia cominciano a crescere. Mi stendo e mi tiro.

8 giugno – Dalle mie mani spuntano delle piccole dita. Com`è bello! Fra poco potrò prendere in mano le cose.

16 giugno – Oggi la mamma ha saputo con certezza che ci sono anch`io. Come mi ha fatto piacere!

20 giugno – E` certo: Sono una bambina.

24 giugno – Tutti i miei organi si formano. Posso sentire il dolore.

6 luglio – Ho dei capelli e dei sopraccigli. Sto diventando carina.

8 luglio – I miei occhi sono finiti da molto tempo, anche se le mie palpebre sono ancora chiuse. Ma presto potro vedere tutto: il mondo così grande e così bello e, sopratutto, la mia cara mamma, che mi porta sempre con sè.

19 luglio – Il mio cuore batte magnificamente. Mi sento protetta e sono così contenta.

20 luglio – Oggi la mia mamma mi ha fatto morire.

Aborto, eutanasia, pillola del giorno dopo,… Sono tanti gli attentati alla vita, oggi. Sostenute oltre tutto da società potenti e internazionali, che agiscono nell’ombra… E chi pratichi l’obiezione di coscienza in Europa è già discriminato o tagliandogli le retribuzioni o escludendolo dalle università. Ma i cristiani devono far sentire la loro voce. Con la testimonianza. E mostrando che “la cultura della vita dà un risultato terapeutico migliore della cultura della morte”.

 
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