LA SINDROME DEL SORRISO SPENTO

sindrome640x350Con la definizione di “sindrome del sorriso spento” si indica una delle maggiormente diffuse patologie in grado di colpire una coppia su cinque, contraddistinta da una condizione di solitudine di fronte alle sofferenze provocate dalle problematiche della vita, che si traduce nel silenzio nei confronti del coniuge e degli altri componenti della famiglia. Questo sfocia troppo spesso in una profonda incomunicabilità familiare e nell’incontrollato desiderio di entrare in relazione con altre persone attraverso i moderni mezzi di comunicazione informatici (internet, chat, forum, ecc.), comportamento che intensifica ed aggrava il solco affettivo all’interno delle famiglie.
Gli studiosi affermano che si tratta di una fuga alla ricerca di identità, le cui conseguenze sono appena immaginabili: si sprofonda infatti in una crisi identitaria e si fa ricorso a meccanismi di compensazione che producono dipendenze destabilizzanti di vario genere, dal gioco d’azzardo allo shopping compulsivo, al sesso e ad altre forme di comportamenti patologici.
Nell’esaminare queste problematiche non possiamo fare a meno di riconoscere la loro somiglianza con un’altra sorta di sindrome spirituale che negli ultimi tempi colpisce una nutrita schiera di persone che vivono una sorta di profonda incomunicabilità fra loro e Dio. Come la sindrome a cui abbiamo accennato, anche questa “patologia” spirituale presenta alcune connotazioni ed effetti facilmente riconoscibili a cui la Parola di Dio, la Bibbia, offre un sicuro rimedio.

UNA DILAGANTE INSODDISFAZIONE
Il re Davide, il dolce cantore d’Israele, scriverà un canto in cui afferma: “Ho cercato il Signore, ed egli m’ha risposto; m’ha liberato da tutto ciò che m’incuteva terrore. Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c’è delusione” (Salmo 34:4,5).
Al contrario di quanto esperimentato da Davide, negli ultimi tempi assistiamo ad un fenomeno preoccupante: schiere di persone non hanno ancora sperimentato la gioia del Signore, anzi appaiono profondamente insoddisfatte e deluse. Vivono un profondo disagio interiore a causa delle difficoltà quotidiane, anche se in realtà il vero problema è la profonda crisi di identità che porta a somigliare a dei bambini capricciosi e delusi ai quali il genitore non ha voluto comprare il giocattolo preferito.
Com’è possibile essere delusi da Dio, dal Suo agire verso di noi, ed attribuirGli la causa delle nostre frustrazioni ed insuccessi?
Di fronte ad ogni genere di situazioni la Scrittura esorta: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Lettera ai Filippesi 4:4). Queste parole rivelano tutto il loro valore se pensiamo che furono scritte da un uomo, Paolo, prigioniero, anziano, malato e solo. In questo testo il termine sempre non è casuale! La Parola ci vuole ricordare che la gioia nel Signore è più che un sentimento emotivo, è una posizione del cuore che trova in Cristo Gesù la vera ragione di vita, ed è soddisfatto (quindi non deluso) di quello che il Signore compie nella sua vita. Senza voler cadere nel catastrofismo, possiamo affermare che in ogni tempo coloro che di fronte alle tempeste della vita hanno cercato e confidato nel Signore hanno ottenuto forza e liberazione al momento opportuno, e “nei loro volti non c’è delusione” (Salmo 34:5).

L’ISOLAMENTO DALLA FAMIGLIA
C’è un potente incoraggiamento nella Parola di Dio riguardo l’unione famigliare: “Ma d’altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama se stesso; e altresì la moglie rispetti il marito” (Lettera agli Efesini 5:33).
Il secondo problema che va rimarcato è la profonda incapacità di comunicare prodotta dall’insoddisfazione e dalla frustrazione. Le problematiche non affrontate ed irrisolte ci isolano dalle persone che ci stanno attorno.
In questi ultimi tempi uno dei problemi più importanti che le coppie affrontano è proprio l’incomunicabilità, una sorta di muro che divide i coniugi ed impedisce loro di comunicare e di affrontare insieme le problematiche familiari e di risolverle attraverso il dialogo.
Mariti e mogli sembrano ciascuno un mondo a se stante, incapaci di percepire il bisogno l’uno dell’altro e di agire per il bene del matrimonio e della famiglia.
Troppo spesso, poi, tale incapacità di comunicazione spinge a voler cercare altrove ciò che non si trova all’interno del focolare domestico, provocando ulteriori fratture all’interno della coppia, che ormai quotidianamente conducono alla separazione ed al divorzio.
Quando questi problemi sono vissuti in prima persona, vale la pena ricordare gli effetti nefasti prodotti nella sfera spirituale. Troppo spesso infatti i problemi coniugali causati dalla incomunicabilità sono riversati nella vita sociale, con tutto quello che ne consegue.
È necessario ricordare che l’incomunicabilità lascia una vuoto nel cuore che potrebbe invitare a bere da fonti prima accuratamente evitate: “Sia benedetta la tua fonte, e vivi lieto con la sposa della tua gioventù” (Proverbi 5:18).

COMPORTAMENTI DESTABILIZZANTI
Come se non bastasse, oltre ad essere privati della gioia e della volontà di comunicare, si è portati a sviluppare atteggiamenti e comportamenti che denotano una vera e propria fuga dalla realtà.
Ed ecco che, in questa sorta di ricorso a meccanismi di compensazione, vengono in aiuto le moderne tecnologie, mettendo a disposizione dell’interessato, con un semplice click, un’infinità di opportunità che offrono l’appagamento desiderato, e che, con il trascorrere del tempo, diventano vere e proprie dipendenze.
È stato più volte accennato alle varie forme di schiavitù nell’ambito del gioco d’azzardo, dello shopping compulsivo, del sesso, e in tante altre sfere della vita. Forse vale la pena soffermarci su un altro aspetto del fenomeno, che riguarda quelle persone stanche del loro rapporto coniugale, incapaci di affrontare e risolvere tali problemi con l’aiuto della Parola di Dio e con la guida dello Spirito Santo, i quali si servono delle moderne tecnologie per soddisfare le insane voglie di cose e di relazioni nuove.
Anche per questi casi la Scrittura ha una meravigliosa parola d’esortazione: “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie,  e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa…” (Seconda lettera a Timoteo 4:3-5).
In questo testo l’espressione “ma tu”, così significativa e diretta, dovrebbe spingerci a riflettere ed a mettere in atto una serrata e continua vigilanza verso tutto quello che vuole privarci della gioia della relazione con il Signore, con la famiglia e anche con altri credenti.
Di fronte al sorriso spento prodotto dalle avversità e dai problemi della vita, rivolgiamoci al Signore che non si stanca di ascoltare, pregando che ciascuno di noi possa unirsi alle parole del salmista: “Poiché tu m’hai rallegrato con le tue meraviglie, o Signore; io canto di gioia per le opere delle tue mani (Salmo 92:4).

Roberto Renda | www.assembleedidio.org

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook