La Testimonianza di Lorenzo Soto detto il “pantera”

Gesù non è venuto sulla terra solo per salvare gli uomini, ma è sceso nello squallore più totale delle tenebre della terra per salvare “uomini-demoni” come Lorenzo Soto detto “il pantera”.

Oggi, Lorenzo è un predicatore attivo con un messaggio di salvezza per ogni uomo peccatore. Padre alcolizzato, abbandonato, aggressivo, dedito alla violenza estrema e alla droga. Lorenzo Soto aveva solo sette anni quando aveva già vissuto tutto questo!

“Mio padre mi colpiva brutalmente. Tornava la sera a casa ubriaco, drogato e ci legava con una catena alle caviglie e ci picchiava selvaggiamente.”

Lorenzo non conserva nessuno ricordo d’amore della sua infanzia.

“Non sapevo come comportarmi ad un compleanno, non sapevo cosa fosse spegnere le candeline per un mio compleanno, una semplice torta… non sapevo niente di tutto questo. Con me si può parlare di droga, di solidarietà e del carcere!”

Lorenzo, abbandonato nelle strade di Juárez, Messico, dove gli toccò vivere per sei anni della sua vita.

“A sei – sette anni iniziai a conoscere quello che era il vizio di droga, fumavo marijuana e vivevo per strada. Questa era la mia casa da piccolo. Non sentivo mai pace nella mia vita. Un giorno mi faceva male un dente e un amico mi disse che aveva una medicina speciale, buona, molto buona… avevo undici anni quando feci la prima iniezione di eroina.”

Quando meno se l’aspettava, Lorenzo Soto si trovò nell’involucro del mondo del crimine.

“A undici anni attraversavo la frontiera degli Stati Uniti d’America e trasportavo droga. Crebbi così e l’eroina fu parte della mia vita, fu la mia “amante”.

Nel giro di qualche anno Lorenzo si convertì in “pantera”, un temibile giovane pieno di tatuaggi che viveva nei sobborghi di Los Angel, integrato nella mala vita della banda 18.

“A me piaceva far patto con il demonio, piaceva andare al cimitero e prendere le ossa dei morti dalle tombe. Prendere il loro sangue e vederlo liquefatto nonostante fossero morti già da tempo. Questi sono rituali che si facevano all’interno della banda, con lo scopo di acquistare potere. Però a pensarci bene all’interno del carcere non serve nulla di tutto questo”.

Pantera – gli domanda la giornalista “perché sei in carcere?”

“Per omicidio! Uccisi l’uomo che voleva violentarmi. Non volevo farlo, ma fu qualcosa di brutto. Lo presi, lo assassinai e lo portai in un lago e, dopo avergli legato una pietra alle caviglie, lo buttai giù in modo che non galleggiasse. Il governo me lo imputò come omicidio premeditato”.

A 17 anni Lorenzo Soto fu condannato a 57 anni di carcere nella prigione della California, a Los Angeles.

“Là iniziò, come diciamo noi, ‘la mia carriera artistica’ come prigioniero.”

Pantera sapeva come vivere nel carcere di San Quintino.

“Facemmo molte cose nel carcere tra cui litigi per motivi di razzismo. La gente si meravigliava quando mi vedevano mordere la giugulare di un altro detenuto di colore e vedevano il sangue scorrermi lungo il viso”.

Per questo suo comportamento lo trasportarono in un’altra prigione.

“Rimasi 6 mesi sotto terra in un buco. Restai esattamente 47 mesi in questo posto. Decisi di uccidermi, di impiccarmi”.

L’unica visita che riceveva il pantera era di un pastore evangelico.

“Lui, il pastore veniva alla mia cella e mi sgridava” – “Pantera, alzati e cadi in ginocchio perché è arrivato il Salvatore!”

Mi bagnava una tovaglia con acqua e lo metteva sopra un tavolo e la sbatteva. Quindici, venti giorni a fare sempre la stessa cosa. Poi prendeva la carta igienica e mi bagnava i piedi e poi la bruciava (metodo inusuale anche per chi scrive). Un giorno il pantera fu molto chiaro con lui (anche perché questo atteggiamento del pastore irritava il pantera).

“Ascoltami pastore, vattene e non tornare più, non voglio il tuo Dio, lasciami con il mio demonio tranquillo, perché se torni la prossima volta, ti ammazzo!!”

Il pantera mentre racconta quest’episodio inizia a piangere…

“Io lo assassinai, lo uccisi con 11 coltellate al collo… i carcerieri mi picchiarono tanto. Mi fratturarono le caviglie, le gambe, mi spezzarono le mandibole e i denti”. Così il pantera per questo omicidio ricevette un’altra condanna di 11 anni più quella di 57 anni.

“Quanto ritornai a San Quintino mi disse il guardiano della prigione: ‘ti hanno lasciato un regalo’. C’era una scatola chiusa, quanto l’apri dentro c’era un libro nero: una Sacra Bibbia. Io la presi e feci mille pezzi e la buttai via. I miei amici mi mandavano droga, mi facevano gli auguri affinchè tornassi presto in mezzo a loro”.

Un paio di settimane dopo il pantera ricevette da una guardia carceraria un invito religioso.

“Dissi alla guardia: No, questo non è per me!” – “Da quanto tempo che sei rinchiuso pantera?” – “Dieci anni” – “E da quanto tempo non vedi una donna?” – “Non saprei, forse nove?” – “Sai, vengono tre donne, non ti piacerebbe vederle?” – “Si, certo, come no!!”.

Pantera non andava motivato per vedere le donne, lui aveva un piano macrabo!

“C’erano tre donne bellissime, però ognuna aveva 90 anni. Io avevo un pugnale con me! Tu sai che nelle prigione c’è sempre una sentinella che cammina attorno alle mura della carcere? Quanto c’è una rissa, spara un colpo in aria e il secondo mira alla testa. Io volevo scappare dalla vita, volevo morire, così pensai che se avessi ucciso il predicatore la guardia mi avrebbe sparato in testa e così sarebbe finita la mia vita!”

Lorenzo Soto detto il pantera, si alzò e si diresse verso il predicatore per ucciderlo.

“Quando mi alzai per mettere in pratica il mio piano diabolico, una delle tre donne si alzò e mi disse “I love you my son”. Ti amo figlio mio. Una parola che mi fece irrompere in un pianto come non avevo mai pianto in vita mia. Non ho mai sentito mia madre dire quelle parole”.

Pantera disse che quel giorno ruppe con il demonio per sempre! La sua libertà che era interiore si manifestò in esteriore in un pianto liberatorio!

“Dovevo fare altri 57 anni di carcere e 11 per quel predicatore ce avevo ucciso. In pratica sarei dovuto uscire dal carcere il 16 settembre dell’anno 2050. Dio aveva un piano per me, mentre io cercavo la morte. Con gli avvocati citammo in causa il Governo Federale per tutte le violenze che avevo ricevuto fino a quel momento in carcere. Gli avvocati chiesero 20 milioni di dollari che il Governo rifiutò di darmi e in cambio della mia libertà rinunciai a tutto”.

Pantera era un demonio in forma umana, ma la Grazia di Dio lo fece prelevare sugli abissi degli inferi perché GESÙ LO AMAVA. Gesù era morto anche per lui! Spesso vedo fratelli e sorelle che si arrabbiano perché pensano che Dio neghi loro qualcosa e non sanno leggere nei loro cuori egoisti. Provate a starci voi in una buca sotto terra per 6 mesi! Provate a chiedere a Dio perché siamo così fortunati da avere una famiglia che ci ama. La vita di Lorenzo Soto era caratterizzata da una sola cosa: mancanza di amore! Dio lo sapeva. Dio lo ha fatto passare per il fuoco ardente. Oggi Lorenzo Soto è un uomo che conosce le Scritture, predica come pastore in una chiesa a Los Angeles. È un uomo trasformato tramite il Vangelo e la Grazia di Dio che salva mediante Cristo Gesù. Dio ti benedica fratello Lorenzo.

Se Dio ti ha perdonato… io chi sono per dire il contrario?

Corin e Francesco La Manna

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