La Testimonianza di Margherita Testagrossa

Mi chiamo Carmela e sono figlia di Margherita Testagrossa, nata a Palermo nel 1937. Voglio raccontare la testimonianza di mia madre, ma soprattutto la sua fede in Dio. Io sono la settima figlia, la penultima di otto figli. Io e la mia famiglia siamo stati sempre delle persone religiose. La domenica mia madre e mio padre ci portavano in chiesa cattolica. Eravamo gente per bene. Mio padre era un lavoratore onesto che cercava di non farci mancare mai il necessario per la famiglia. Mia madre come già detto, era una donna molto religiosa. Amava decorare la casa con la presenza di figure e statuette di santi e madonnine. Ma un giorno accadde una cosa che mise tutta la famiglia in ginocchio. Mio fratello di soli diciotto anni, fece un incidente automobilistico. Erano in cinque in auto, quattro riuscirono a salvarsi uscendo dalla macchina illesi, mio fratello invece nell’urto si spezzò le gambe e non riusciva a uscire dall’abitacolo. Mentre gli amici cercavano di tirarlo fuori l’auto si incendiò e mio fratello morì carbonizzato. Per tutta la famiglia fu un colpo tremendo. Mia madre incominciò a rinnegare Dio: “Sono tanti anni che veniamo a servirti nella tua casa, e Tu che fai, ti prendi mio figlio che era solo un ragazzo? Io non ti voglio servire più, anzi non so nemmeno se esisti”. Le urla per la disperazione di una donna e un padre che avevano perso il loro figlio furono terribili. E noi altri fratelli finimmo ancora giovanissimi nella disperazione piangendo il caro Umberto spesso fra le lenzuola dei nostri letti. Mia madre non andò più in chiesa. Piangeva notte e giorno. Ruppe con Dio è non volle che nessuno pronunziasse il Suo nome.

“Voi pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione; perché, da ora in avanti, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera”. (Luca 12:51:53 )

C’era un amico di mio padre che era evangelico. Passava spesso a casa per consolare i cuori infranti dei miei genitori. E ogni tanto tirava fuori il nome di Dio e di Suo Figlio Gesù. Mia madre era ostile, molto più di mio padre. Non voleva sapere niente di Dio e di Gesù, né della chiesa né niente di niente. Con il tempo, mia madre incominciò a calmarsi e per non essere scortese ascoltava quel brav’uomo. Egli diceva: “Voi benché siete andati per tanti anni nella chiesa cattolica non avete mai letto la Bibbia. Leggete i Vangeli, leggete di Gesù e vedrete che Egli solo saprà consolare i vostri cuori”. 

E ogni tanto veniva, si prendeva il Suo caffè e fra una chiacchiera e un’altra ci ripeteva di leggere i Vangeli: “Lì Gesù vi darà forza”. E regalò un Nuovo Testamento a mia Madre e uno mio padre. Mia madre incominciò a leggerli e sembrava che qualcosa funzionasse. Non era più aggressiva verso Dio, anzi incominciò a piacergli la vita di Gesù. Ai miei tempi, quando ero piccolina e mamma e papà ci portavano in chiesa, le chiese cattoliche da poco avevano finito di dire la messa in latino, quindi ogni domenica il prete recitava sempre la stessa omelia. Oggi, anche in chiesa cattolica leggono qualcosa dalla Bibbia. Ma in quel periodo no. È per questo che mia madre si accanì a leggere i Vangeli e il Nuovo Testamento. Non è come oggi che ci sono Bibbie dappertutto, allora era raro avere una Bibbia, e chi ce l’aveva aveva molto denaro. Ma in giorno, l’amico di mio padre li invitò ad andare al culto evangelico. Mia madre accettò, ma mio padre no! 

Da quel momento la casa dei miei genitori diventò una casa di guerra. Mio padre non voleva assolutamente che mia madre frequentasse quella chiesa evangelica. Mia madre con una pace nel cuore disse: “Io ho trovato la pace nel mio cuore, sento la presenza di Cristo in me, e quindi io ci andrò”. Mio padre sempre più arrabbiato e noi sempre più contro nostra madre. Mia madre per il canto suo decise addirittura di battezzarsi in acqua. Si battezzò, e il Signore la battezzò con il Suo Spirito Santo. Mia madre era felice era tornata la serenità in lei. Anche le lotte in famiglia col tempo incominciarono a essere di meno e meno aspre. Ma mio padre non accettò apparentemente, il fatto che mia madre avesse tradito la fede della famiglia.

Una fede come quella di Giobbe

Io incominciai ad avvicinarmi a Dio tramite mia madre e, il Signore mi fece una Sua figliola, mi battezzò nello Spirito Santo e poi mi battezzai per immersione. Mio padre si arrese a contrastare mia madre, anche perché fu colpito da un cancro ai polmoni. Mio padre soffri tanto con questa malattia. Un giorno mentre era a letto mi disse: “Domani devo partire, ma tu vieni con me?” – gli riposi: “e dove dobbiamo andare?”. – “Non lo so, ma so che devo partire e credevo che mi accompagnassi tu, ma non importa andrò da solo”, rispose mio padre.
Il giorno dopo, stavo preparando tutto per lavare mio padre oramai allettato da tempo, quando sento dalla cucina la sua voce che pronunciava queste parole: ” Signore perdonami dei miei peccati! Abbi pietà di me, perdonami Signore… Signore perdonami ti prego… Signore perdonami”, – lo interruppi dicendo: “Basta papà, Dio ti ha perdonato: Gesù su quella croce ha pagato anche per i tuoi peccati”. Dopo un po’ lo sentii dire: “Padre grazie, Padre grazie “. Aveva sentito il perdono dei peccati dentro al suo cuore. Lo guardai e aveva un aspetto più roseo, più bello. Poi ad un tratto disse: “Gesù, Gesù!”. – Girò la testa è andò in coma e poi spiró. Questo era il viaggio che mio padre doveva intraprendere, andare con Dio. Mia madre dovette piangersi la morte del marito, e un nuovo lutto si abbatté sulla nostra casa. Mia madre fra le lacrime disse: “il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto; sia benedetto il nome del SIGNORE” (Giobbe 1:21). Chi sono io per mettermi a discutere i piani con l’Eterno?”. E con una pace nel cuore che la distingueva salutò il marito. È così il 13 febbraio 2004 mio Padre andò con il Signore.

Nel 2010 mia sorella Margherita lavava la casa. Noi siciliane siamo molto fissate per mantenere la casa pulitissima. Cerchiamo i migliori metodi per pulire. Mia sorella per lavare e disinfettare per terra, mise nell’acqua insieme ad altri prodotti dell’alcool. Finito di lavare, stava preparando la macchinetta del caffè; quando accese l’accendino, la sua maglia diventò una torcia di fuoco. Forse dell’alcool gli era finito sopra. Gridava e si dimenava per tutta la casa, poi corse nella doccia e apri il rubinetto e si mise sotto. È così spense il fuoco. Aveva parte del corpo bruciato. Ebbe molte operazioni. Si doveva operare un’altra volta e chiesero se dei parenti le donassero della pelle per parte del corpo che presentava ustioni gravi. Io e mia sorella andammo all’ospedale per sottoporci all’operazione, ma avemmo una brutta sorpresa, mia sorella era andata in coma, e dopo un po’ morì. Aveva solo 44 anni. Un altro lutto si abbatté sulla nostra casa. Mia madre sembrava la sorella di Giobbe. Si piangeva la figlia, ma non perse mai la pace. E quando le persone andavano piangendo a consolarla, lei diceva: “I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze”.
(Isaia 40:30-31).

È così passavano gli anni, mia madre sempre più anziana non smetteva mai di andare in chiesa a lodare Dio e a ringraziare Suo Figlio Gesù che era morto per i nostri peccati.

Nel 2014 ricevemmo una telefonata dai carabinieri. Mio fratello Antonio aveva avuto un incidente automobilistico, morì sul colpo. Ci precipitammo all’ospedale e nostra madre era in macchina con noi. Gli dovemmo dire la verità su Antonio. Lei emise un grido da dentro l’anima molto forte, poi si calmò e pianse. E anche in quel momento la fede non l’abbandonò. E invece di inveire contro l’Altissimo, dalla bocca di mia madre uscivano solo ringraziamenti. Mia madre ha la fede che ebbe Giobbe. In tutto questo mia madre non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa. Antonio aveva 51 anni quando morì.

Qualcuno può pensare che mia madre fosse uscita di senno. Ma mia madre è lucida, calma e riflessiva, lei vede il tutto con la fede in Dio. 

Spesso la gente aveva quasi timore ad andarla a consolarla, perché dai suoi occhi, dalla sua pacatezza mostrava una fede viva è vera. 

Nel 2016 a mio fratello Franco, gli riscontrarono il cancro ai polmoni, alle ossa e altre parti del corpo. Il 22 febbraio del 2017 anch’egli morì. Aveva 56 anni.

Mia madre dice sempre che noi figli siamo la pupilla dei suoi occhi. E che ci ha messo al mondo con tanta cura e amore. Quando morì mio fratello Umberto, andavamo alla chiesa cattolica, mia madre stava uscendo fuori di testa. 

Adesso invece ha una fede inamovibile, non dai mai la colpa a Dio, anzi lo ringrazia per le cose buone e le cose cattive. “Chi sono io per contrastare i piani di Dio?”. Mia madre ha capito perché molte cose che succedono forse, almeno qui sulla terra, non avremo mai una spiegazione. Forse le spiegazioni stesse sono più semplici di quanto sembrano. Mio fratello Umberto, il primo che morì della nostra famiglia aveva 18 anni. Il ragazzo veniva da piccolo in chiesa e a sua maniera lodava Dio. Poi mia madre dice sempre che non sappiamo gli ultimi istanti della sua vita se abbia invocato il nome di Gesù. Questa è una cosa che solo Dio sa e che sapremo anche noi quando saremo in gloria. Da lì, da quel giorno, mia madre è stata fatta passare sulla ruota del vasaio moltissime volte. Ma ha visto il marito e i figli andare in cielo. Ed anche noi figli continuiamo a ringraziare e lodare il Signore Gesù. Io personalmente voglio ringraziare mia madre per la sua fede ferma e sincera. Perché grazie a lei siamo entrati nella grande famiglia di Dio. Mia madre ha una fede che dice: “I miei figli mi saranno restituiti in cielo, insieme con Vincenzo mio marito”.

Questa è la fede di una credente vera. Una credente segnata da cinque gravi lutti, e che nonostante l’età avanzata, con tutti i suoi acciacchi non chiede mai di scendere da sopra alla ruota del Signore.

Charles Greenway disse: “Ricordo di aver visto un meraviglioso elefante scolpito nel granito. Un giorno ho incontrato un uomo che aveva conosciuto l’autore di quell’opera stupenda e mi ha raccomandato che una volta un visitatore entrò nello studio dello scultore per ringraziarlo di aver fatto un’opera così bella. In quella occasione gli chiesi: “Come è possibile ricavare una figura così perfetta da un blocco di granito?”. Lo scultore gli rispose: “Prendi lo scalpello e il martello, vieni qui, vicino a questo blocco di pietra e ti mostrerò come si scolpisce un elefante”. Il visitatore prese il martello con lo scalpello e si avvicinò al marmo e disse: “Cosa debbo fare ora?”, e lo scultore gli rispose: “Togli da quel pezzo di granito tutto quello che non sembra un elefante!”.

Finché non abbandoniamo tutto quello che non assomiglia a Gesù non saremo mai un vaso adatto per l’uso del Maestro”.

Ma non bisogna mai scendere dalla ruota del vasaio. Mia madre ancor oggi viene modellata dal Signore Iddio.

Concludo dicendo: oggi ci sono uomini e donne in fede, che subito si avviliscono se qualcosa non gira per il verso giusto. Nessuno più vuole stare alla scuola di Dio. Ed è per questo che molte persone evangeliche o cattoliche mi chiedono: “Ma come fa quella mamma vostra, ma come fate voi a vivere con tanta sofferenza? E perché mia madre ha scavato vicino al fiume della fede, e lì che ha piantata le sue radici. Mia madre non sarà mai un albero secco. Ma un albero che darà sempre frutto in ogni stagione.

A Dio sia la lode!

Testimonianza scritta da Ferrentino Francesco La Manna.

In collaborazione con la figlia Carmela Romagnolo.
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