La vita dei testimoni di Geova controllata e manipolata dalla Watch Tower

Come vivono i testimoni di Geova? Vivono male, anzi malissimo. Nonostante che quasi tutti dicano di essere felici e realizzati, in realtà-da quanto affermano gli ex membri-la vita dentro la comunità è di una tristezza deprimente, per il carattere settario, autoritario e liberticida della Watch Tower. Lì la libertà di esseri umani, ancora prima che di cristiani, finisce nelle mani del Corpo Direttivo che, con la scusa di insegnare le Sacre Scritture, decide vita, morte e miracoli di ogni singolo fedele.

Raymond Franz, ex membro del Corpo Direttivo, accusò infatti gli organi direttivi del movimento di sacrificare la libera coscienza personale per favorire l’esigente conformità del movimento. Franz affermò che tale posizione fu confermata nel 1954 quando, innanzi a un tribunale scozzese, il legale della Torre di Guardia disse dei testimoni di Geova: “Noi dobbiamo restare uniti…uniti a ogni costo”. Gli ex aderenti Heather e Gary Botting affermarono che ai Testimoni viene detto cosa devono sentire e pensare, e che coloro che esprimono punti di vista differenti sono visti con sospetto. Franz, inoltre, affermò che la maggior parte dei testimoni di Geova ha paura ad esprimere critiche, in quanto temono di essere accusati di mancanza di lealtà nei confronti dell’organizzazione.

Molti ex testimoni di Geova hanno parlato di una realtà claustrofobica dove la libertà individuale è bandita e il controllo del Corpo Direttivo è totale, soffocante. Ai Testimoni viene infatti imposto di “separarsi” dal mondo perché ogni cosa che è al di fuori dell’organizzazione è satanico. È scoraggiato intraprendere relazioni sociali con i non Testimoni, in quanto solo i Testimoni accederanno alla vita eterna, mentre tutti gli altri sono destinati alla distruzione. Viene consigliato loro di sposarsi solo con i fratelli della congregazione. E’ vietato avere qualsiasi tipo di rapporto sociale con disassociati. Ogni aspetto della vita della persona è secondario rispetto alle esigenze del movimento. Più in generale la vita del testimone di Geova è condizionata dalla convinzione che il mondo attuale è destinato a finire, con conseguente rischio di fatalismo. Tra i divieti si enumerano anche il divieto di partecipare alla vita politica e di accettare trasfusioni di sangue, cosa che dal 1956 al 2016 ha provocato oltre 30mila morti tra i fedeli. Cifre che hanno spinto alcuni a parlare di un “genocidio”.

La mancanza di libertà tra i testimoni di Geova fu un argomento trattato anche dal programma televisivo Le Iene, che avevano trasmesso una puntata in cui raccontavano e denunciavano alcune pratiche strane. Due ragazze avevano raccontato alla trasmissione di Italia 1 di essere stanche di essere condizionate dalla congregazione in ogni aspetto della loro vita. Ecco le loro parole dell’epoca: “Tantissime persone si sono svegliate, sono stufe di essere condizionate in ogni minimo aspetto della loro vita, vorrebbero uscire ma sanno che nel momento in cui abbandonano questo culto perderanno i loro affetti”.

In una simile situazione è inevitabile che molti si sentano rinchiusi in una gabbia mentale e decidano di abbandonare l’organizzazione. Non tutti però lo fanno perché la manipolazione mentale subita in anni di indottrinamento rende difficile le defezioni. Della cosa se ne erano occupate anche Le Iene, che avevano intervistato la CESAP, l’associazione italiana di medici e psicologi che indagano sul plagio che subiscono i Testimoni di Geova. L’inviato Pellazza aveva parlato con la dottoressa Lorita Tinelli che afferma che i membri di questa religione subiscono costantemente “manipolazione mentale altamente nociva” da parte dei livelli ‘alti’. Uno degli aspetti del plagio parte dall’omologazione degli adepti, costretti ad indossare gli stessi vestiti, a fare gli stessi gesti, a usare le stesse parole.

La CESAP è una onlus che fornisce assistenza alle vittime di controllo mentale e abuso psicologico da parte di sette e gruppi a carattere totalitario. Questo ha portato la dottoressa Tinelli a studiare con attenzione i Testimoni di Geova. “Ce ne occupiamo da molto tempo – racconta Tinelli –. Ci arrivano segnalazioni di continuo, spesso a causa di uno dei punti nevralgici della dottrina dei TdG: l’ostracismo. Infatti, chi dissente o inizia a farsi domande viene estromesso e nessuno, né la famiglia né il gruppo, può parlarci o addirittura salutarlo. Un atteggiamento che mina la stabilità di un individuo. É devastante dal punto di vista psicologico e umano: sono dettami che vanno oltre i normali legami affettivi e possono comprometterli in maniera irreparabile. Non è raro che qualcuno pensi al suicidio”.

Una tesi, questa, confermata anche Jerry Bergman, psicologo e attivista anti-sette, il quale ha sostenuto che è riscontrabile tra i testimoni di Geova un tasso di malattie mentali più alto del normale nell’ordine dalle tre alle sei volte; in particolare avrebbe riscontrato casi di schizofrenia, paranoia, depressione, nevrosi e fobie. Ad analoghe conclusioni era pervenuto anche John Spencer, secondo cui il diventare membro dei testimoni di Geova è un fattore di rischio che predispone alla schizofrenia. Adriano Fontani, presidente del comitato nazionale dei fuoriusciti dei TdG, richiamandosi al lavoro di Bergman, affermò che la presenza di tali malattie mentali avrebbero come conseguenza numerosi suicidi, tra cui il più eclatante risale al 2001: allo Stadio Olimpico di Roma, durante l’assemblea internazionale estiva, un giovane Testimone di gettò dagli spalti davanti a migliaia di persone.

In ogni caso, uscire dall’organizzazione non è facile, soprattutto se si è trascorso anni dentro le sue fila. Il percorso risulta più arduo e difficile soprattutto per chi all’interno delle comunità ci è nato. “Quando sei fuori è un po’ come dover iniziare a camminare e a parlare. Sono terrorizzati, spaesati e non riescono a decodificare gli stimoli dell’ambiente esterno”, racconta Tinelli. “I figli dei testimoni, quando sono piccoli, non possono partecipare alle attività di classe, ai compleanni dei compagni e questo danneggia il loro sviluppo. Non intrattengono mai relazioni autentiche con i loro coetanei. Quando escono dalla comunità hanno problemi a socializzare, ad avere relazioni sentimentali e a farsi una famiglia. Fanno fatica anche dal punto di vista sessuale, visto che per i TdG il sesso è demoniaco”.

Davanti a una realtà così restrittiva, non è un caso che molti ex fedeli abbiano deciso di denunciare pubblicamente, attraverso i media e i social network, il clima di abusi e “schiavizzazioni” che subiscono dalla Watch Tower. Un fenomeno davanti al quale l’organizzazione si difende accusando i dissidenti di menzogna e di propaganda ostile. Anche se questi cosiddetti dissidenti portano prove, dati, testimonianze e documenti per confermare le loro accuse. E lo fanno per mettere in guardia i cittadini comuni dai rischi che si corrono affiliandosi alla Watch Tower. Non lo fanno certo per i loro ex fratelli, in quanto la loro mentalità sarebbe così settaria e fanatica da rendere inutile ogni tentativo di risvegliare le loro coscienze.

Mario Barbato

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