Le forze che vengono meno

Che tragedia. Poteva essere evitabile, ma nessuno ha potuto farci nulla. E se forse quell’uomo non avrebbe agito in quel modo, magari oggi avrebbe potuto raccontarla diversamente, ma non è stato così.

Questi ed altri tipi di ragionamento simili ci vedono continuamente coinvolti nel nostro quotidiano. Ogni giorno costruiamo castelli e palazzi con la nostra lingua demolendo e innalzando ora questa tesi ora quest’altra, ma la verità è che è solo un gioco di parole e niente altro. I fatti sono una cosa ben diversa. Qualunque cosa possiamo riflettere o dire su una data circostanza non cambia mica quella circostanza stessa! Se un uomo ha subito un incidente mica i nostri “se” e i nostri “ma” possono cambiare lo stato delle cose. E qui il salmista sta rendendosi conto anche di questo. Il verso che abbiamo letto parla di un uomo circondato dalle afflizioni e dai problemi e a cui il Signore sembra avere girato le spalle. Nella prima parte del Salmo 22 questo uomo, Re Davide, non sembra esser neanche un Re. E’ un uomo finito. Non c’è nulla che sembra possa salvarlo, e nella sua disperazione sta cercando soltanto di aggrapparsi al passato e ai ricordi del tempo che fu, ma non si rende conto che sta affondando e che nulla sembra poterlo soccorrere. Finalmente arriviamo al verso di oggi, il 15. Il vigore che ha si inaridisce. Ed è strano pensare che in realtà questo termine vigore che troviamo nelle nostre versioni in lingua italiana, in inglese siano rese più efficacemente con la parola “bocca”. Si, amici cari, Davide si rese conto che con la bocca ne aveva dette di tutti i colori. Ma non basta aprire la bocca. Non è una richiesta sufficiente aprire la bocca e invocare le circostanze del passato come se fossero una garanzia per il futuro. Davide comprese innanzitutto che la sua bocca oramai era priva di forze.

Finalmente! Se questa bocca non si esaurisce noi NON potremo mai vedere la gloria di Dio. La sua lingua si attacca al palato e dunque non può più parlare! Benedetto il Signore! Finalmente le chiacchiere sono venute meno. Finalmente i “è successo…” perdono colore e sapore. Finalmente il cervello e il cuore cominciano a rendersi conto che noi siamo polvere e siamo morte. E possiamo soltanto concimare il terreno della morte non essendoci nulla di buono in noi. Finalmente il nostro Re comincia a capire che la Sua corona non serve a nulla. Egli può contare soltanto le sue ossa. Il “destino” lo ha rimesso in mano ai suoi aguzzini. I suoi aguzzini tirano a sorte la sua tunica. E questo ci rimanda ad una immagine diversa: di Gesù che fu immolato per tutti noi e i suoi aguzzini tirarono a sorte la sua veste. MA Davide non è Gesù. Davide non ha un destino di morte come era per Gesù. Davide ha un destino di vita. Perché Gesù è morto perché tu abbia vita e vita in abbondanza. Allora Davide finalmente comprende. Anziché parlare dei suoi problemi, anziché uccidersi con le sue mani e con la sua bocca, comincia a capire che deve annunziare Gesù Cristo il Signore. Solo cosi potranno avverarsi i detti del verso 20 e 21. Solo così lui sarà liberato. E, dopo avere annunciato il Suo nome, lo loda, lo glorifica lo ringrazia. Non si preoccupa più se ha ottenuto o no quello che voleva, ma lo ringrazia ugualmente. E allora succede un miracolo.

Tutti mangeranno e saranno saziati e VIVRANNO IN ETERNO. Il vero miracolo finalmente è arrivato.

Gabriele Paolini


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