Una definizione tecnica per la parola ipocrisia è: “fare qualcosa per essere osservati e ammirati dagli uomini”. Gesù non tollerava l’ipocrisia, perché sapeva che faceva voltare le persone contro Dio. I farisei credevano di “servire” Dio, ma lo facevano per essere osservati e ammirati dagli uomini. Ostentavano rigorismo morale, preoccupandosi però più dell’apparenza che della sostanza. Infatti, Gesù li condannò chiamandoli “sepolcri imbiancati” e “guide cieche”.
Quello che io credo è che non dobbiamo aspettarci nessun merito per il nostro servizio a Dio. Nessuno. Sia nella vita reale che in quella virtuale. Non dobbiamo fare qualcosa per essere osservati e ammirati dagli altri. Se nessuno se ne accorge, non dobbiamo restarne delusi. Se qualcuno se ne accorge, dobbiamo dare tutto il merito a Dio. A volte dovremmo fermarci un attimo e farci questa domanda: “Se nella realtà il mio servizio a Dio non fosse visibile agli altri e sui social nessuno sapesse che servo Dio, lo servirei con lo stesso zelo con il quale lo servo quando sono osservato dagli altri?”. Se la risposta è un “non lo so” o un triste e insoddisfacente “ni”, allora vuol dire che lo facciamo per “essere osservati” dalle persone. Non dobbiamo falsifichiamo la nostra spiritualità. Niente nausea di più Dio che un cristiano ipocrita che non è sincero. Avete mai visto i bambini al parco che urlano: “Guardami!”. Questo è accettabile perché loro sono ancora immaturi, ma non è accettabile nel regno di Dio. Facciamo in modo che le trombe siano in silenzio. Annulliamo la parata a nostro favore. Smettiamola con tutte queste vanità. Se ci viene fatta lode, spostiamo subito l’attenzione educatamente prima che anche noi ci vantiamo e ci stimiamo più di quello che siamo. Evitiamo il desiderio di essere notati. Risvegliamo il desiderio di servire Dio per amore e non per essere osservati, approvati e lodati dagli uomini. In altre parole, cerchiamo di non essere ipocriti!
Dio ci benedica
Alessio Sibilla | Notiziecristiane.com
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