È una malattia che ti fa esplodere da dentro, che fa collassare le pareti dei vasi sanguigni, che porta alla morte nel giro di un paio di atroci settimane, che non ha cura se non il sostegno al sistema immunitario nella lotta contro il virus. Più il paziente sopravvive, più ha chance di guarire.È una malattia che viene dall’Africa, quell’Africa che è nera non solo per il colore della pelle dei suoi abitanti, ma perché dalle nostre parti è sconosciuta ai più.
Il razzismo dilagante fa il resto: non solo l’immigrato è visto come foriero di usi e costumi diversi dai “nostri” — ma va? — ma rischia di infettarci con le “sue” malattie. Oggi ho visto su Facebook un’immagine del presidente del consiglio che dava la mano sorridendo a un uomo probabilmente africano e la didascalia diceva: “Renzi accoglie l’ebola in Italia”.
Facebook, appunto: i social network in generale, pur restando delle fonti d’informazione veloci e preziose, sono altrettanto veloci nel diffondere disinformazione e panico. Colpa dei social?
No. Internet semplicemente potenzia l’uomo o la donna che lo usa, amplificando ciò che ha dentro di sé. Facebook è oramai assimilabile a un confessionale senza il segreto.
Rivelando ciò che abbiamo dentro, riveliamo anche i meccanismi del nostro cervello e la nostra irrazionalità. Per questo, girando su Facebook troveremo tanta paura per l’ebola, una malattia per chi legge queste righe praticamente impossibile da contrarre. E leggeremo anche degli allarmi contro i vaccini anti-influenzali, quando nella sola Unione Europea l’influenza uccide in media 40 mila persone l’anno, quasi dieci volte i morti per ebola dall’inizio dell’epidemia di questi mesi (4500 circa).
Certo, sarebbe folle sottovalutare l’ebola. Ma la paura da social non aiuta certo a risolvere il problema, anzi, potrebbe crearne altri. Una soluzione potrebbe essere alzare gli standard di assistenza sanitaria nei paesi più poveri, salvo poi accusare — su facebook — il governo, le lobby internazionali e la cospirazione pluto-giudaico-massonica perché prima creano il virus dell’ebola in laboratorio e poi ci affamano, aumentando le tasse per regalare i soldi agli africani.
Fonte: http://www.riforma.it/
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