L’eco pericolosa dello Stato Islamico

is1L’ideologia mortifera dell’IS influisce su individui disturbati, pronti a lasciarsi condurre dalla propaganda jihadista.

(LeVif/Afp) Strage di Orlando, massacro di Nizza, attacco in Germania: se ogni attentato è rivendicato o legittimato dall’organizzazione Stato islamico, i profili degli assassini pongono sempre più problemi e dimostrano la forza della propaganda del gruppo jihadista su individui squilibrati.

Profili inquietanti
Omar Mateen, un americano di origine afgana che ha ucciso 49 persone il 12 giugno in una discoteca gay in Florida prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia, era violento, omofobo, radicale e, secondo alcune tetimonianze, sarebbe anche un omosessuale represso.
Mohamed Lahouaiej Boulhel, un tunisino che ha ucciso 84 persone al volante del suo camion la sera del 14 luglio a Nizza, sulla Costa Azzurra francese, resta ancora un enigma per gli inquirenti. “Un individuo molto lontano dalle motivazioni religiose, non praticante, mangiava carne di maiale, beveva alcol, faceva uso di droga e aveva una vita sessuale sfrenata”, ma che aveva manifestato “un interesse recente per il movimento jihadista radicale”, ha dichiarato il procuratore di Parigi.
E in Germania, dove un richiedente l’asilo afgano molto giovane, appena diciassettenne, ha attaccato con un’ascia i viaggiatori di un treno, le autorità si astengono da ogni speculazione: arrivato nel paese due anni fa come minore non accompagnato, era sconosciuto ai servizi segreti.
In un commento pubblicato dal giornale francese “Libération” lo storico Olivier Christin evoca questi “massacri in cui si intrecciano convinzioni religiose, ostilità nei confronti degli interventi in Siria e in Iraq, antisemitismo, ma anche frustrazioni personali, odio verso sé stessi e aspirazione al suicidio”. Lo storico sintetizza: “La causa IS accoglie tutte le collere”, e costituisce “una rottura radicale nella storia del terrorismo religioso e politico, che ha a lungo assegnato un ruolo centrale alle questioni organizzative e di formulazione dottrinale”.

Ideologia fanatica e mortifera
Il gruppo Stato islamico ha capito il vantaggio che può derivare dai suoi inviti incessanti al passaggio all’azione contro “gli infedeli”, ha confidato recentemente all’AFP lo psicologo universitario Patrick Amoyel, che si occupa dei fenomeni di radicalizzazione. “Sanno che più occupano lo spazio mediatico, più otterranno un’eco, sia tra i radicalizzabili sia tra gli psicopatici”, ha spiegato.
“È questa ideologia fanatica e mortifera che può condurre certi individui a passare all’azione, senza aver bisogno di recarsi in Siria e senza aver bisogno di istruzioni precise”, ha sottolineato il procuratore di Parigi, evocando la nuova sfida posta da questo “terrorismo di prossimità”. La propaganda dell’organizzazione jihadista, riecheggiata all’infinito su Internet attraverso video accuratamente messi in scena di decapitazioni, di torture, di appelli all’omicidio ripetuti come una litania, è tanto più efficace quando si rivolge a “personalità disturbate o a individui affascinati dall’ultraviolenza”, ha osservato.

Terrore in franchising
“Coloro che detestano i colleghi o disprezzano gli omosessuali a causa della propria insicurezza possono rivestire le loro azioni della bandiera insanguinata dello Stato islamico”, scrive sulla rivista americana “Time” William McCants, ricercatore presso l’osservatorio americano Brookings Institution. Resta tuttavia difficile chiarire convinzioni ideologiche e motivi personali e inconsci, riconosce  il ricercatore, facendo riferimento a assassini “non veramente dell’IS, ma praticamente dell’IS, senza un collegamento organizzativo con loro, ma con l’omicidio in comune”.
Rimane il fatto che, secondo lo psichiatra forense francese Daniel Zagury, nei casi di atti jihadisti i malati mentali sono pochi, circa il 10% del totale. “Gli altri sono piccoli delinquenti dall’intelligenza limitata, con alle spalle una prima vita da drogati, da spacciatori, che cercano il riscatto nell’islam radicale con una seconda vita che cancelli la prima; oppure si tratta, e sono i più pericolosi, di soggetti assolutamente normali, ideologicamente impegnati e senza un passato criminale, che probabilmente hanno studiato e sono molto determinati”.

Da: voceevangelica.ch

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook