Libia. Il governo chiede ai cristiani di andarsene dal paese

Le bande armate islamiche hanno preso possesso della Cirenaica e si stanno espandendo in Libia. Minacce e violenze si accumulano contro i cristiani.
Tuttavia, il governo libico preferisce chiedere ai religiosi di andarsene dal paese, piuttosto che frenare l’escalation. Chiede l’allontanamento anche di quegli operatori che da decenni si occupano di infermi e anziani.
Per il loro bene, per tutelare la loro integrità, questa è la scusa. Ma potrebbe trattarsi di uno sfratto in piena regola.Non si tratta infatti di una semplice raccomandazione ad attività locali, in zone circoscritte, ma di un invito rivolto ad una religione nel suo complesso ad abbandonare la Libia.
La richiesta è confermata dal religioso Vincent Landel: “
Le autorità hanno chiesto alle comunità religiose di lasciare il Paese, a causa del clima di insicurezza”.
Purtroppo, e questa è un’ulteriore conferma, diventa sempre più piccolo lo spazio nel quale possono vivere i cristiani, senza essere perseguitati. 

Insicurezza, minacce a chi aiuta i migranti, rapine e violenze, stanno rendendo la Libia, soprattutto la Cirenaica, una terra senza legge, dove le bande armate islamiste hanno preso il posto della polizia. Tale situazione è un rischio per l’esistenza della Chiesa cristiana nel Paese. Invece di prendere provvedimenti il governo preferisce invitare i religiosi a fuggire. Figli di Dio, medici e infermiere, la maggior parte di nazionalità filippina, lavorano da anni negli ospedali libici, curando infermi e anziani. Durante la guerra gli ambulatori e gli ospedali gestiti dai religiosi erano gli unici operativi. La Libia è divisa in due: “A Bengasi i figli di Dio ricevono continue minacce ed è ormai quasi impossibile lavorare. La situazione è molto rischiosa”. A inizio 2013 diversi Ordini hanno abbandonato i loro conventi, dopo 40 anni di missione. Ora un’altra ondata potrebbe lasciare la Cirenaica senza presenza cattolica. Secondo le fonti, la situazione è ormai al limite. L’unica area dove si può ancora lavorare è Tripoli. “La città è per il momento sicura – affermano – ciò consente a suore e operatori di carità di aiutare le centinaia di migranti che ogni giorno giungono in città, in attesa di trovare il denaro per fuggire in Europa. Tuttavia occorre lavorare con molta prudenza. Anche nella capitale si aggirano bande armate e non ci si può fidare di nessuno. I migranti si nascondono nei conventi e in case private, per evitare di essere rapinati o uccisi”.

Fonte: Radio Vaticana

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