Maharashtra: in prigione “muoiono solo membri delle minoranze”

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INDIA_-_0803_-_Carceri_(F)La denuncia è dell’Alta corte di Mumbai, che si è espressa dopo una serie di casi sospetti, in cui sono morti soprattutto musulmani, cristiani e dalit. Per Arun Ferreira, attivista per i diritti umani, tale fenomeno è frutto di “pregiudizio nei loro confronti. La vita in prigione è priva di dignità”.

Mumbai – Nelle prigioni dello Stato indiano del Maharashtra muoiono solo membri delle comunità di minoranza, in particolare musulmani e dalit: a lanciare l’allarme è l’Alta corte di Mumbai, dopo una serie di casi che sembrano confermare questa tendenza. Il tribunale ha espresso la sua preoccupazione dopo aver nominato l’avvocato Yug Chaudhry “amicus curiae” in un caso riguardante un giovane di 23 anni, morto in circostanze misteriose nel carcere di Thane.

Di recente gli stessi giudici hanno chiesto al Central Bureau of Investigation di indagare su due casi di decessi in custodia. Uno è avvenuto lo scorso aprile a Wadala, il secondo nel dicembre 2012 a Dharavi.

Secondo il National Crime Records Bureau, tra il 1999 e il 2013 in India sono avvenuti 1.418 decessi in prigione, il 23% dei quali solo nel Maharahstra. Durante i 15 anni presi in esame, lo Stato è rimasto spesso in cima alla classifica.

Il mezzo d’informazione AsiaNews ha contattato Arun Ferreira, attivista per i diritti di dalit e tribali. Imprigionato per quattro anni con false accuse, egli stesso è stato più volte vittima di torture in carcere. “Che la maggior parte dei morti in custodia giudiziaria appartengano alle comunità di minoranza – spiega l’attivista – è un aspetto del pregiudizio che c’è nei loro confronti. Tale atteggiamento è evidente quando ci sono disordini durante i quali lo Stato favorisce la comunità di maggioranza. O quando, nelle lotte contro gli espropri, i tribali vengono presi di mira”.

Un altro segno di questo pregiudizio, aggiunge Ferreira ad AsiaNews, “è che le carceri di tutto il Paese accolgono soprattutto minoranze. È più che mai urgente che questi prigionieri o gli imputati in attesa di processo vengano trattati come esseri umani. La vita in prigione è priva di dignità”. (NC)

Fonte: http://www.asianews.it/

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