Meno cattolici, più evangelici in Cile

Il censimento 2012 della popolazione cilena ha riservato un’amara sorpresa per la Chiesa cattolica: gli adepti sono scesi in dieci anni del 2,59%. Nel censimento 2002 si dichiarava cattolico il 69,9% dei cileni; adesso il 67,4%. Va considerato che gli abitanti del Cile sono passati da 15 milioni 116mila a 16 milioni 572mila abitanti, con un aumento di un milione e mezzo di persone, un dato che potrebbe suggerire che la Chiesa cattolica abbia avuto nell’ultimo decennio minore impatto soprattutto sulle leve più giovani della popolazione. A sommaria conferma, le parole del direttore dell’Istituto Nazionale di Statistica, Francisco Labbég, secondo il quale “chi ha i capelli grigi non cambia la propria religione: se si procede in un’analisi per età, si constata che sono più disposti ai cambiamenti i giovani: hanno tra i 15 e i 25 anni” e spesso scelgono “nessuna religione”. Casella, quest’ultima, barrata sul questionario del censimento dall’11,58% della popolazione, con l’asticella in salita del 3,28% rispetto al 2002, quando la percentuale si era fermata all’8,30%.

Crescita degli evangelici
In ambito cristiano, è andata meglio alle denominazioni evangeliche, passate dal 15,14% di adepti nel 2002 al 16,62% di ora, mentre è per la seconda volta consecutiva che nel Paese si registra un calo del numero di cattolici. E volendo, stavolta non è andata così male, visto che il penultimo censimento (2002), a confronto del precedente (1992), aveva rivelato una diminuzione del 6,8%. Il dato negativo per la Chiesa cattolica era atteso. A maggio dell’anno scorso, l’arcivescovo di Santiago e presidente della Conferenza episcopale mons. Ricardo Ezzati, aveva detto di “non escludere che i risultati del censimento testimonieranno di una tendenza al ribasso della percentuale di cattolici”. A dicembre dello scorso anno mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua e presidente del Consiglio per la prevenzione degli abusi, aveva individuato tra le cause del calo del numero di cattolici, per il suo Paese, “gli scandali che i cittadini conoscono”, ovvero gli abusi sessuali di preti pedofili.

Il problema degli abusi
Il portavoce della Conferenza episcopale cilena, Jaime Coiro, ha affermato: “Il calo proporzionale, unico, dei cattolici è già in sé un segno importante che ci invita ad un’introspezione sincera per individuare le debolezze nel nostro modo di vivere la fede e gli aspetti che dobbiamo rafforzare”. Fra le debolezze, grave quella degli abusi sessuali: “La Chiesa”, ha proseguito Coiro, “ha fatto passi importanti per affrontare questi casi, in verità e giustizia, e per prevenire questo flagello in tutta la società. Tuttavia, non possiamo dare per compiuta quest’opera. Come comunità ecclesiale siamo ancora in debito”. Ora è “importante riflettere”, “favorire e sospingere con entusiasmo un dialogo profondo nelle parrocchie, nelle scuole, nei movimenti”. (adista/elena cucuzza)

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