Miracoli a Lodi

All’inizio, quando abbiamo preso questa Casa Famiglia per anziani, l’ospedale San Donato, Policlinico molto famoso per la Cardiologia, ci aveva contattato affinché prendessimo con noi un anziano di quasi 90 anni. Il Policlinico ci aveva detto che il soggetto non poteva andare da nessuna parte e che nessun figlio si era fatto avanti per tenerlo con sé. Il paziente era un grave cardiopatico e il policlinico affermava che forse avrebbe avuto altri quindici giorni di vita.
Inizialmente, eravamo in condizioni da non poterlo accettare, si trattava di un ospite abbastanza problematico e lo sarebbe stato anche se si fosse trattato di un fratello della nostra Chiesa. Pertanto, stavamo solo cercando la formula per inviare un rifiuto al Policlinico ma, mentre lo facevamo, ci ritrovammo l’ambulanza nei pressi della nostra sede che lo stava già introducendo nella struttura. Sembrava di assistere a un film!
Era un sabato pomeriggio e non sapevamo cosa fare: un gigante enorme e ruggente, un problema grande come una montagna, si presentò davanti agli occhi nostri. Oltre a preoccuparmi, mi chiesi come mai un ospedale così importante avrebbe agito così, ma fui un po’ rassicurato dalle sorelle e fratelli infermieri specializzati in sala operatoria: “Si fratello Gennaro sta così male che al massimo vivrà pochi giorni”. Logicamente trascorremmo del tempo per cercare di capire come avremmo dovuto comportarci e nel mentre, l’ambulanza e il personale della stessa, ci salutava lasciandoci il signor Nicola, visibilmente provato, steso nel letto.
Pensavo a come fosse stato possibile che un ospedale così importante avesse potuto abdicare su una condizione di un paziente così delicata. Le sorelle infermiere specializzate mi assicuravano che il paziente non avrebbe sopravvissuto che pochi giorni. Intanto, ci pervenne la telefonata di un parente di Nicola il quale ci comunicò che il lunedì successivo ci avrebbero portato i bagagli del poveretto. Insomma, ci ritrovammo a dover gestire un problema tanto più grande di noi
Il lunedì seguente arrivarono i figli di Nicola, non per parlarci di lui, ma coi suoi bagagli. “Abbiamo portato le sue cose”, dissero.
“Ma noi non abbiamo firmato nulla”, rispondemmo.
“D’accordo, ma non possiamo certo lasciare nostro padre in mezzo ad una strada”. Alla fine fummo travolti da questo problema che non sapevamo arginare. Dopo aver scaricato tutte le cose di Nicola entrò un familiare con una statua di padre Pio di circa un metro d’altezza, che portò in braccio come se fosse un bambino.
“No, non è possibile!”, mi son detto.
Mentre appoggiava la statua sul comodino vicino al letto, per l’agitazione dissi tra me e me: “Nicola sì, ma padre Pio no!”.
Dopo che i suoi figli se ne furono andati, cercai con delicatezza di far capire a Nicola che quella statua non poteva restare lì, anche se il pover’uomo stava male. Stavo però pensando da religioso, facendomi forte del fatto che fossimo evangelici e che quindi non avremmo permesso che casa nostra venisse contaminata da cose profane: non avevo però ancora considerato che avevo a che fare con un’anima da salvare. Mi sedetti di fianco a Nicola, chiedendogli come stava e, con molto affanno, cercò di rispondermi. “Hai visto Nicola i tuoi figli ti hanno portato tutto e anche… questa statua?”, dissi, cercando di persuaderlo a farcela buttare via.
“Sì, lui mi ha salvato”, rispose debolmente. “Ma noi non usiamo queste statue”, incalzai. “No, no questo è il mio salvatore”, insistette. Lui con molto affanno cercava di rispondermi e di farmi capire che, invece, teneva molto a padre Pio.
Non riuscivo ad accettare che un posto come il nostro potesse essere contaminato da cose che riteniamo profane.
Ciò mi amareggiò a tal punto che chiesi al Signore perché ci aveva messi in quella situazione, ma subito sentii una voce rassicurarmi: “Non toglierla tu, ci penso Io”.
Nonostante la Sua risposta, fui un po’ triste del fatto che il Signore non mi aveva subito dato la possibilità di togliere la statua di padre Pio”. In verità, il “gigante” che io e i fratelli vedevamo con i nostri occhi non era altro che il mezzo affinché Dio si apprestasse a mostrare miracoli per la Sua gloria, nel Suo amore, e per darci forza e coraggio per andare avanti con Lui senza dubitare nemmeno davanti a problemi di dimensioni “gigantesche”.
Quel giorno, me ne andai rattristato perché il Signore non mi aveva dato la possibilità di togliere la statua di padre Pio. In verità, Dio si apprestava semplicemente a metterci alla prova per poi darci forza e coraggio per andare avanti con Lui senza mai farci dubitare, anche trovandoci al cospetto di un problema dalle dimensioni davvero enormi. La nostra mente spesso pensa troppo e quasi sempre produce pensieri diversi da quella di Dio. Infatti, ebbi il pensiero di dire: “Vabbè tanto morirà e butterò via la statua”. Ed ero anche preoccupato del fatto che sarebbero potuti arrivare i fratelli e le sorelle in visita ai loro parenti ricoverati e avrebbero potuto pensare male sulla presenza di una statua di un “santo” nei nostri ambienti.
Una mattina scendemmo a pregare insieme ai malati come è nostro solito, e non mi accorsi che accanto a me ci fosse anche Nicola, in piedi. Con meraviglia gli domandai cosa ci facesse in piedi. E lui mi risponde in dialetto stretto, era di Trani. “E non lo vedi tu?” Preoccupato gli dissi di sedersi subito, anche perché poteva avere un mancamento, ma lui mi fermò per raccontarmi quanto accaduto durante la notte.
Mi disse che, nel cuore della notte avrebbe voluto andare in bagno ma non sentiva le forze neanche per chiamare l’operatore. D’improvviso vide una luce entrare dalla finestra e sentì una voce dirgli: “Nicola non chiamare l’operatore ti aiuto IO. Sono Gesù, prima ti porto in bagno e poi ti guarisco”. Quando finì tutto, Nicola si ritrovò di nuovo con le forze necessarie ad alzarsi anche da solo. “Ma tu lo conosci Gesù?” mi chiese ed io gli risposi che lo conoscevo e che, invece, lui aveva come riferimento padre Pio. Mi rispose: “Butta tutto! Io stanotte ho visto Gesù con i miei occhi, Lui è il vero Salvatore, Gesù Cristo” continuando a saltare e gridare come un bambino”.
Quella mattina scese il fuoco dello Spirito Santo, e scese così tanto che c’era una sorella che stava su una carrozzina da quattro anni che non poteva muoversi; anche lei si alzò e cominciò a camminare. Nicola, invece, cominciò a venire in chiesa, si autoproclamò a novant’anni, responsabile dell’orto. Nonostante il miracolo che aveva ricevuto, quando vedevo che alzava la zappa mi andava il cuore in gola è gli dicevo: “Nicola vai piano!” E lui “Ma allora non lo hai capito che Gesù mi ha guarito?”
Passarono 18 mesi, fu battezzato in acqua, tutte le domeniche voleva testimoniare, non ha mai saltato un giorno di culto senza testimoniare di come Gesù l’ha guarito. E quando non avevamo le testimonianze lui dal fondo della chiesa alzava la mano perché doveva raccontare di Gesù e di come da Lui era stato salvato. Scoprì che a Lodi c’erano delle missioni e disse che lui non poteva stare solo a lodare Dio, ragion per cui decise di venire con noi.
Andammo in una chiesa nascente e lui si autoproclamò tesoriere della chiesa. Doveva raccogliere le offerte tutte le volte. In questa missione passava con il cestino davanti ai fratelli e se non mettevano l’offerta lui agitava il cestino per far capire che era il momento. Cercavo di fargli capire di proseguire ma lui, testardo, non si muoveva.
La chiesa di Lodi lo ha pianto quando se n’è andato con il Signore. Io ho avuto il privilegio di stare al suo capezzale. L’ho pianto più di quanto abbia potuto piangere mio padre. Devo ringraziare Dio che mi ha fatto arrendere a me stesso e non a Lui. Agendo da religioso, avrei preteso che la statua venisse allontanata o buttata, mi sarei atteggiato a leader religioso e forse Nicola adesso non sarebbe volato in cielo.
Dio ci benedica!
Parte di un culto tradotto da un video allo scritto di Gennaro Chiocca
Pastore Gennaro Chiocca
Francesco La Manna
Molti mi chiedono se possono condividere le testimonianze che posto.
Certamente lo potete fare, però, non eliminate il nome della pagina e il nome dell’autore
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