Monywa – I nuovi scontri fra polizia e contadini mietono una moltitudine di feriti, in seguito all’espropriazione forzata di una miniera di rame.
Riprendono le manifestazioni nell’area agricola acquisita da una compagnia cinese, che vuole sgomberarla per lasciare spazio a una miniera di rame. Nelle violenze di novembre venne usato il fosforo bianco contro i manifestanti. Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Gli scontri fra contadini e polizia nella zona di Monywa hanno provocato questa mattina 10 feriti, di cui 7 poliziotti e 3 civili. Le dimostrazioni sono iniziate ieri e sono indirizzate contro la proprietà di una miniera locale di rame – acquisita da una compagnia cinese e dalla Myanmar Economic Holdings, industria in mano ai militari birmani – che ha espropriato con la forza i terreni agricoli.
La tensione nell’area è salita ieri, quando circa 100 contadini hanno cercato di coltivare le terre di proprietà della miniera e sono stati fermati dalle forze di sicurezza. Secondo alcune fonti locali, più di 400 agenti si sono presentati sulla zona per impedire agli abitanti dei 26 villaggi “ribelli” di riprendere le attività agricole. I tre manifestanti feriti sono in ospedale: uno di loro è stato colpito da un proiettile alla gamba.
Le proteste sono iniziate lo scorso novembre, quando il governo ha imposto ai residenti locali di abbandonare i circa 3mila ettari di terra coltivabile nei pressi della miniera. Il risarcimento pagato dai proprietari cinesi non ha soddisfatto alcuni villaggi, che hanno iniziato un sit-in di protesta e sono stati sgombrati con la forza. All’epoca venne usato persino il fosforo bianco – arma “non convenzionale” proibita dall’Onu – per “liberare” la zona.
La leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, ha condotto un’inchiesta sulla vicenda e chiesto ai contadini di “accettare i risarcimenti per la loro terra”. Il suo rapporto al Parlamento sulle violenze di novembre – presentato il mese scorso – parla dell’utilizzo del fosforo contro i manifestanti da parte delle forze dell’ordine e di una “violenza che non si riscontrava dai tempi del regime militare”.
Tuttavia essa chiede anche che il sito minerario “prosegua la sua attività” e non propone alcuna punizione per i poliziotti coinvolti nelle violenza. Il premio Nobel per la pace, figura politica di spicco di solito venerata in tutto il Paese, è stata criticata con forza dagli agricoltori, infuriati per la sua raccomandazione a non interrompere il lavoro della miniera di rame.
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