Napoli: El Matador Edinson Cavani, bomber del Napoli, divorzia…

Il bomber uruguaiano confessa ad un giornale del suo Paese la separazione dalla moglie – Un’intervista al giornale uruguaiano Espectador per mettere fine (e non è il classico lieto fine da film romantico) alle voci sul suo addio alla moglie Maria Soledad. El Matador Edinson Cavani, bomber del Napoli e capocannoniere di A si è separato, annunciando alla stampa: “Ho iniziato le pratiche legali per arrivare al divorzio in Uruguay ai primi di febbraio e poi le ho continuate ad aprile. Di comune accordo, alla fine dello scorso anno, abbiamo stabilito che nostro figlio Lucas sarebbe nato in Uruguay, dove la madre vive. Dopo diversi mesi di profonde crisi coniugali ci siamo separati di fatto: lei è tornata in Sudamerica per partorire, e io sono dovuto rimanere a Napoli per i miei impegni professionali”.

 

Assente da novembre da Napoli, la moglie, Maria Soldedad, accompagnata da due amici, a fine aprile era tornata solo per raccogliere i suoi oggetti e spedirli in SudAmerica. Da lì si è compreso che non c’era più nessuna possibilità di riavvicinamento. Tutt’altro: “Ha recuperato i suoi effetti personali da casa dove condivideva il matrimonio con Cavani, per poi ritornare  il 7 maggio in Uruguay. Il giocatore termina l’intervista affermando che il divorzio, oltre ad essere  una cosa difficile, è un fallimento.

Naturalmente, i giornali sportivi sono stati i primi, in questi giorni, che hanno messo alla luce la relazione extraconiugale tra il giocatore  e una giovane tifosa del Napoli, che è stata alla base della rottura del matrimonio. La tifosa in questione è Maria Rosaria, che un giorno, dopo gli allenamenti, aveva fermato l’auto di Edinson all’uscita del centro tecnico di Castel Volturno per chiedere un autografo e farsi una foto-ricordo insieme con il calciatore. Questo il primo contatto. Nei giorni seguenti i due si erano rivisti, all’ombra, naturalmente, della passione per il calcio, ed era cominciato da quel momento un rapporto di amicizia trasformatosi poi in amore. Ed alla luce dei fatti di questi giorni i tifosi, intanto, sperano ora che l’amore per Maria Rosaria trattenga Cavani al Napoli.

La cosa che ci rende tristi è che il legame passionale con questa giovane casertana, difatto, porta a escludere che ci sia alcun margine per ricostruire il rapporto con la moglie. La considerazione che con l’articolo di oggi, noi di notiziecristiane.com, vogliamo porvi è che  non basta però solo far vedere la maglia, quando fa’ goal, per manifestare l’amore in Cristo Gesù o per essere un buon cristiano; l’adulterio, infatti,  è condannato duramente dalle Scritture, ma è invece tollerato dall’attuale società. Ormai non ci si stupisce più che il valore della fedeltà coniugale sta gradualmente scomparendo nella società in cui viviamo. Ma che dire se esso comincia ad insinuarsi anche nelle coppie di credenti, come è successo per la famiglia Cavani, distruggendo altre intere famiglie?  Non è forse anche questo un allarmante segno della precaria condizione spirituale dei figli di Dio?

Da un punto di vista spirituale, uno dei maggiori problemi attuali è l’eccessiva enfasi che la filosofia mondana pone sull’individuo. Facendo leva sull’egoismo innato di ciascuno, da ogni parte giungono messaggi sul proprio valore e sui propri diritti. Ciò determina una sorta di ipertrofia dell’Io, nonché dei propri bisogni e delle proprie necessità, con la conseguente legittimazione di ogni cosa possa soddisfare i propri desideri e le proprie brame.”Gli uomini saranno egoisti […] traditori […] amanti del piacere anziché di Dio” (2Timoteo 3:2,4).

Pertanto, vivendo in un simile contesto sociale e culturale (successo, fama e notorietà), non stupisce che molti uomini e donne considerino l’adulterio come un normale modo per soddisfare i propri impulsi, giustificati dal loro cuore a cercare altrove ciò che in casa non trovano. I valori morali vengono abbandonati e i credenti si trovano a dover combattere ogni giorno contro i nuovi giganti ideologici di un’epoca che rifiuta il Dio della Bibbia, disubbidendo alle sue direttive per la coppia, per il matrimonio e per l’educazione dei figli.

Da un punto di vista puramente umano, ognuno può trovare tutte le giustificazioni possibili: la psicologia umanista, infatti, è maestra nel riversare su qualcun altro le responsabilità personali, creando pericolose illusioni di falsa innocenza. È una strategia di autodifesa antica quanto l’uomo. Adamo, nell’Eden, tentò di difendere se stesso davanti a Dio proprio con questo metodo: “La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero” (Geremia 3:12). È molto più facile scaricare la colpa dei propri sbagli sugli altri, invece di dover ammettere di aver fallito.

Nella prospettiva biblica, invece, non troviamo possibili giustificazioni al peccato. La Bibbia chiama l’adulterio con il chiaro termine di peccato e lo considera addirittura una discriminante per l’ingresso nel regno dei cieli: “Non vi illudete; né fornicatori, né idolatri, né adúlteri […] erediteranno il regno di Dio” (1Corinzi 6:9,10).
“Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adúlteri” (Ebrei 13:4). È un preciso richiamo a non illudersi nell’inseguire le vuote scusanti della cultura contemporanea.

Se si giustifica, chi commette adulterio distruggendo la famiglia, come nel caso di Cavani,  non lo/a si aiuta a prendere atto di ciò che ha commesso, perché le scusanti rappresentano un ostacolo per un vero ravvedimento. Invece, l’adultero/a deve sentire su di sé tutto il peso del suo peccato, con le sue conseguenze disastrose.
“Tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste […] Per questo è detto: «Risvegliati, o tu che dormi […] e Cristo ti inonderà di luce»” (Ef 5:13-14). L’obiettivo, dunque, è il ravvedimento.

 Un adulterio lascia uno strascico incalcolabile di amarezza, dolore e ferite, ma, nonostante ciò, la Chiesa ha il compito di annunciare il perdono e di operare affinché il peccatore realmente pentito sia ristabilito al cospetto di Dio.
A costo di sembrare ripetitivo, desidero ribadire che, per ricostruire la speranza, ci deve essere, da parte del peccatore, un reale e profondo ravvedimento. Solo così si può riedificare sulle macerie.
Non a caso, uno dei passi più intensi sulla misericordia di Dio, quale è quello di Isaia 1:18 – “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana” – ha un presupposto irrinunciabile: “Togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male […] cercate la giustizia” (Isaia 1:16).

Senza il pentimento, non ci può essere misericordia da parte di Dio, ma rimane solo il suo giudizio, perché il suo amore non annulla la sua giustizia.

Il ravvedimento, invece, consente il recupero dell’individuo. “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine” (Galati 6:1).

Non è certo un compito facile. Recuperare la fiducia e ricostruire la relazione coniugale è un percorso che richiede tempo, pazienza, sollecitudine e tanta preghiera, ma di fronte ad un cuore sinceramente ravveduto, la misericordia di Gesù Cristo può risplendere in tutta la sua potenza, permettendogli di ricominciare, perché “dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata” (Romani 5:20).

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