Nate (legalmente) orfane per colpa dell’utero in affitto

Il caso di Adeline e Savannah, due gemelline avute da una coppia australiana in California tramite una madre surrogata.

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Nate (legalmente) orfane per colpa dell’utero in affitto. È quanto accade ad Adeline e Savannah, due gemelline avute da una coppia australiana in California tramite una madre surrogata. Negli Stati Uniti la surrogazione commerciale di maternità è legale, ma non in Australia, dove si riconosce solo la versione “altruistica”, che non prevede il pagamento della surrogata ma unicamente il rimborso dei costi medici legati alla gravidanza (cure ormonali, esami e analisi).

David e Naomi Seddon, entrambi residenti negli Stati Uniti per lavoro, ma rientrati nel loro paese d’origine l’Australia poco dopo la nascita delle piccole, rischiano ora di essere separati dalle bambine: per l’Australia infatti Adeline e Savannah risultano cittadine americane, e possono restare nel paese per un tempo massimo di 90 giorni grazie a un visto turistico. Trascorso questo tempo, non è chiaro cosa potrebbe accadere alle piccole. Anche tornare negli Stati Uniti non è al momento un’opzione presa in considerazione dalla coppia: David e Naomi vi risiedono solo grazie a un visto E-3, revocabile in qualsiasi momento qualora perdessero il lavoro.

I Seddon si sono conosciuti a San Francisco durante una festa di expat australiani. Dopo quattro mesi l’uomo ha chiesto alla donna di sposarlo, e a stretto giro hanno iniziato a provare ad avere figli. In seguito a innumerevoli tentativi infruttuosi, test per la fertilità e tre Fivet (fecondazione in vitro, ndr) andate male, i due hanno deciso di rivolgersi a un’agenzia di Los Angeles — dove vivevano e lavoravano — per trovare una surrogata. La California è lo Stato più surrogacy friendly degli Stati Uniti: chiunque (coppie etero, omosessuali e single) può avere un figlio tramite surrogata, per un costo che si aggira intorno ai 120.000 dollari. I Seddon sono così diventati genitori all’inizio di quest’anno, e alla nascita delle bambine sono tornati in Australia.

In Australia tutti gli stati e i territori — tranne il Territorio del Nord, che non ha legislazione a riguardo — permettono solo la surrogazione altruistica, mentre quella commerciale è considerata un reato penale. Negli stati del Queensland, del Nuovo Galles del Sud e nel Territorio della capitale Australiana è un reato contrarre accordi internazionali di surrogazione di maternità. Chi è riconosciuto colpevole di tale illecito rischia fino a due anni di prigione.

L’allarme lanciato dai coniugi Seddon è legato anche a un recente pronunciamento del Tribunale civile d’Australia, che ha creato un precedente importante nei casi che coinvolgono accordi internazionali. In una vicenda speculare alla loro, a settembre, la corte ha stabilito che in base al diritto di famiglia australiano un uomo e una donna non potevano essere riconosciuti come i genitori del bambino avuto in India tramite surrogazione commerciale. Nella stessa sede, il tribunale ha emesso un’ordinanza di “responsabilità genitoriale” per la coppia.

Il caso dei coniugi Seddon — e delle gemelline Adeline e Savannah — è esemplare delle storture non solo etiche ma anche legali che una pratica come la maternità surrogata porta con sé. Storture che, di fatto, hanno le conseguenze più gravi sugli attori più deboli di tutto questo procedimento: i bambini.

Giulia Mazza | Tempi.it

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