Nel Sud America continua la piaga del lavoro minorile…

aimagesSantiago del Cile (Agenzia Fides) – Nel corso del 2012, in Cile, oltre 200 mila bambini sono stati sfruttati in attività lavorative a rischio. In alcuni casi si trattava di incarichi molto pericolosi, soprattutto considerata la giovane età dei lavoratori. Secondo una ricerca condotta dal Governo e dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), nel paese 229 mila piccoli hanno svolto attività economiche di qualsiasi tipo, tra questi 219 mila sono stati impiegati in attività vietate ai bambini. La maggior parte, circa 86 mila, sono stati coinvolti nella vendita al dettaglio, altri 40 mila nel settore agricolo e circa 19 mila nell’edilizia. Dalla ricerca, denominata Inchiesta sulle Attività di Bambini, Bambine e Adolescenti (Eanna), è emerso che il 6,6% dei minori in Cile ha svolto attività di lavoro minorile.

Mentre, le cose vanno un po’ meglio nello stato dell’Uruguay, dove una nuova sede della ong spagnola Fundación Telefónica, impegnata nella prevenzione del lavoro minorile, è stata appena inaugurata a Montevideo. Il centro educativo, dotato di istallazioni moderne e teconologie avanzate, comprende showroom, uffici e aule attrezzate con lavagne, tablet e notebook. La sede rientra nel progetto Proniño che la Fundación Telefónica porta avanti in Uruguay dal 2001 con lo scopo di prevenire il lavoro minorile attraverso l’istruzione. Nel progetto sono coinvolte oltre 180 scuole di tutto il Paese. Da quando è stato avviato il progetto, la Fondazione ha lavorato direttamente con 20 mila bambini e ha destinato oltre 4 milioni di dollari a programmi per attività sociali a Montevideo, dove risiedono la metà dei 3,3 milioni di abitanti del paese. Nel mese di ottobre 2012, ha firmato un accordo con il Governo uruguaiano per reinserire nel sistema educativo i circa 40 mila bambini che attualmente lavorano in questa piccola nazione sudamericana, impegnati soprattutto nella raccolta della spazzatura.

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