Non vi conformate a questo secolo

gente-per-strada-trekking-urbano-salerno“E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio”. 

Ecco le parole con cui l’apostolo Paolo ci esorta a discernere (ossia a distinguere, separare e giudicare) due precise e distinte volontà: una è quella del mondo, ossia quella dell’andazzo comune della gente, che spesso segue mode e ideologie senza riflettere più di tanto sui valori che queste apportano, sminuiscono o negano, l’altra è quella di Dio, che molti sconoscono e che – perciò – Gesù è venuto a rivelarci per darci l’opportunità di entrare nel regno di Dio. Del resto qual è il riferimento morale del mondo? Se c’è?! La moda attuale del relativismo da un lato nega tutto – ogni principio ed ogni valore – (dicendo che non c’è niente di assoluto e che tutto è relativo) e dall’altro afferma tutto e va dietro ad ogni pensiero, moda o principio (dicendo che ognuno può scegliere di fare quello che più gli pare e piace). E verso dove stia andando il mondo è un po sotto gli occhi di tutti: famiglie in crisi, crisi di valori, amoralità e corruzione in ogni settore, disgregazione sociale, etc., etc. La volontà a cui l’apostolo Paolo ci esorta a rivolgere il nostro sguardo ed i nostri cuori è quella di Dio, la buona, santa e perfetta volontà di Dio. E non è superfluo sottolineare il fatto che l’apostolo faccia appello all’esperienza, alla nostra esperienza cristiana, per poter discernere e riconoscere quale tra le precedenti volontà (quella del mondo e quella di Dio) sia la migliore e più vantaggiosa. E’ infatti l’esperienza (maturata attraverso il rapporto con Dio, a partire da quando Egli ci ha rivolto la sua chiamata) che deve indurci a riconoscere cos’è meglio, cos’è giusto.

Il mondo si sta facendo avviluppare dall’ideologia del relativismo proprio perché non è in grado di riconoscere e valutare cosa sia il meglio, cosa sia il giusto. Anzi, al mondo da fastidio solo il sentire parlare di meglio e di giusto. In effetti il precetto dogmatico del relativismo è questo: non c’è niente di giusto e di meglio; tutto è relativo! Ma relativo a chi? Già, infatti, ogni cosa può essere definita migliore o peggiore, giusta od ingiusta se si sa rispetto a che cosa valutarla. Due compiti svolti da due bambini, se svolti diversamente, saranno valutati uno migliore e l’altro peggiore dall’insegnante, che assegnerà un voto superiore all’uno piuttosto che all’altro sulla base di precisi criteri di valutazione, a loro volta rispondenti a delle precise norme e regole (di grammatica, di matematica, etc., etc.). La valutazione si fa appunto rispetto a dei criteri precisi. Altro che relativistici! Cos’è dunque il relativismo se non la maschera del soggettivismo, ovvero dell’ideologia (antica) secondo cui l’uomo vorrebbe fare quello che più gli pare e piace? Già anticamente il relativismo ha vestito un abito ideologico similare a quello attuale, ovvero l’abito dell’umanesimo; un abito secondo cui l’uomo starebbe al centro di tutto, artefice e protagonista del proprio destino.  In sostanza, cambiano le parole ma la sostanza è la stessa: l’uomo cerca sempre di trovare dei sistemi e dei modi per fare sempre quello che gli pare e piace. E se il relativismo dice che tutto è relativo e che non ci sarebbe niente di assoluto, poi, di fatto, assolutizza il proprio costante concetto, che è quello di voler rendere assoluta la libertà dell’uomo di fare quello che più gli pare e piace. Ma, ripetiamolo, dove sta andando il mondo proprio per il fatto che i molti stanno abbracciando questa moda di fare quello che ad ognuno pare e piace? C’è chi crede nella libertà di espressione (compresa la libertà di offendere) e c’è chi non credendo in questo decide di ammazzare chi pensa di poter dire tutto liberamente; c’è chi crede nella famiglia composta da un padre, una madre e dei figli nati dalla loro unione e c’è chi, invece, crede che le unioni possono essere assolutamente libere (uomo con uomo, donna con donna, o magari più uomini con una donna e viceversa, oppure ancora uomini con animali (zoofilia))! E’ il caso di riflettere sul fatto se ci stiamo civilizzando o se stiamo, piuttosto, ritornando ai tempi della torre di Babele (Genesi 11), ovvero della confusione e del disordine morale!

Ora, se al modo in cui fanno i compiti i bambini possono pensarci le maestre, riguardo al modo in cui l’uomo, anzi gli uomini, anzi i popoli, si conducono a chi possiamo guardare per sapere se il nostro compito di uomini (vivere secondo giustizia) è svolto correttamente o se per caso stiamo finendo fuori strada?! Beh, il monito dell’apostolo ci ricorda che il Riferimento per discernere quale sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio è Dio stesso.

E se l’apostolo fa riferimento all’esperienza di chi ha conosciuto per grazia la rivelazione di Dio per la propria vita è perché chi è stato tirato fuori da questo mondo (di perversione), per entrare nella libertà della grazia dei figli di Dio, sa quale fosse la sua condotta di prima, quand’era nell’ignoranza di quale fosse la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio. Non è dunque superfluo ricordarci di quale fosse la nostra condotta prima di incontrare Dio sul nostro cammino. E l’apostolo ce lo ricorda bene con le seguenti parole:

“Perciò ricordatevi che un tempo […] eravate senza Cristo […] non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. Questo dunque dico ed attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente, ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore. Essi essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura. Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini e ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento. E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti, essendo ripieni di ogni ingiustizia, fornicazione, malvagità, cupidigia, malizia; pieni di invidia, omicidio, contesa, frode, malignità, calunniatori, maldicenti, odiatori di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, ideatori di cose malvagie, disubbidienti ai genitori, senza intendimento, senza affidamento, senza affezione naturale, implacabili, spietati. Or essi, pur avendo riconosciuto il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno, ma si compiacciono pure con quelli che le commettono.

Ecco la condotta di coloro che non conoscono Dio.

Ma rivolgendosi ai credenti nati di nuovo, ossia rigenerati dallo Spirito Santo, l’apostolo parla di questa condotta (o stile di vita) come di qualcosa appartenente al passato, riguardante il tempo dell’ignoranza della buona, accettevole e perfetta volontà di Dio. Avendo dunque la mente rigenerata dall’opera dello Spirito di Dio, diciamo insieme all’apostolo “Noi abbiamo la mente di Cristo”. Perciò rivolgiamo i nostri pensieri alle cose dello Spirito, per portare il frutto dello Spirito, che è amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Sapendo che Dio non ci ha chiamati all’impurità m a alla santificazione. Amen.

Enzo Maniaci – notiziecristiane.com

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