Attenzione è arrivata anche in Italia un flagello, un nemico subdolo e silenzioso, che già da un decennio sta uccidendo ragazzi delle baraccopoli e delle periferie delle città del Sud America. E se non li uccide, li riduce a zombie, morti viventi senza più futuro. Si chiama “Paco“, acronimo di “pasta base di cocaina”, anche conosciuta con le espressioni eloquenti di “droga dello sterminio” per i gravissimi e irreversibili effetti che provoca, o “droga dei poveri”, perché fatta con lo scarto della cocaina mescolato con sostanze molto tossiche quali colla, cherosene, veleno per topi, polvere di vetro. Costa solo due euro a dose e dà immediata assuefazione. Il “Paco” è iniziata a diffondersi in Argentina negli anni del default, dopo il 2001, quando esplose la crisi economica e lo Stato fallì. Ma ci volle tempo per capire gli effetti devastanti che la diffusione di questa nuova droga avrebbe avuto soprattutto sui più giovani, ragazzi compresi tra i dodici e i ventiquattro anni. Nei parchi i ragazzini iniziano a consumare Paco già dai dodici anni d’età.
Di solito il Paco, come altre varietà di droghe sintetiche tra cui la Krokodil si sniffa o si fuma in una pipa e, nel corso di un fine settimana, può diventare abituale per un tossicodipendente consumarne anche un centinaio di dosi. Il boom delle richieste è dovuto sicuramente al basso costo di una dose che ne può spiegare l’istantanea diffusione; l’effetto, che dura qualche minuto, equivale a cinquanta volte quello di un “tiro” di coca. I danni fisici sono gravissimi. A livello cerebrale, dall’eccitazione psicomotoria si passa alla confusione, alle convulsioni, alla paranoia e al delirio. E può provocare anche ictus. Il consumo di Paco provoca ipertensione, aritmia e può anche causare un infarto. Dà vomito e nausea. Altre però sono le conseguenze più gravi a lungo andare. Secondo gli esperti, un consumatore abituale di Paco perde tra i 15 e i 20 chili di peso nei primi tre mesi e già nei primi sei mesi ha lesioni fisiche irreversibili. E, entro il primo anno di consumo, secondo uno studio del governo di Buenos Aires, può in molti casi sopraggiungere la morte cerebrale.
Eppure l’effetto più impressionante del Paco è a livello psicologico, una sorta di “letargo” — dicono i medici — dal quale è poi molto difficile uscire. I soggetti intossicati dal Paco soffrono una progressiva spersonalizzazione e demotivazione vitale alle quali possono associarsi anche forme di paranoia. I ragazzi tossici del Paco diventano in pochi mesi come degli zombie e muoiono in numero molto maggiore rispetto ai consumatori di altre droghe. Nell’area della grande Buenos Aires, il Pastore evangelico Daniel Baldi da qualche tempo cerca di tirarne fuori quanti più giovani possibili da questa droga demoniaca, i suoi strumenti sono la parola di Dio e la preghiera. Il Suo motto è: “Resisti ai suoi attacchi ed egli fuggirà da te”. Così dice il Signore invocami nel giorno della tua tentazione ed Io ti tirerò fuori e tu mi glorificherai. (Salmo 50:15). Ai giovani che Daniel avvicina, ricorda che gli occhi del Signore sono sopra di loro per guardarli e scamparli da ogni male. Perché Gesù, vedendoli in queste condizioni, vuole usare misericordia perché stanchi e avviliti di prendere droga. Infatti, il Signore ha detto in Mat.11:28-29, che è la Mia Parola: «Venite a me voi tutti che siete travagliati e stanchi e Io vi darò riposo» «Se Gesù vi libererà sarete veramente liberi» (Giov. 8:36). Perché non è un uomo che lo dice, ma è Dio!
Non c’è tempo da perdere, secondo le Ong locali, ci sono almeno quattro morti a settimana come conseguenza dell’uso di Paco. La diffusione del Paco è iniziata nei ghetti urbani dell’Argentina, tra i poverissimi, ma con il tempo si è andata estendendo anche in altre classi sociali e nei quartieri alti. Oggi si calcola che soltanto in Argentina se ne consumino 400 mila dosi ogni giorno. Poi, visto il successo, i narcos hanno cominciato a vendere Paco anche in Uruguay, in Cile, in Colombia e in ampie zone del Brasile e oggi sta conquistando il mondo. Molto più della cocaina e dell’eroina oggi rappresenta un vero flagello, come una peste, per le generazioni più giovani.
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