Parenti surrogati. Quando badanti e colf diventano madri, coniugi o figli/e

Il pastore Ivano De Gasperis: “Quello dell’aiuto domestico è un tema sempre attuale che riguarda le persone abbienti, ma non solo. Bisogna sempre avere chiari i limiti fra vivere un privilegio e quello che potremmo definire come vero e proprio sfruttamento”. Il 23 marzo a Roma, presentazione del Rapporto 2023 Family (Net) Work, “Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”. Fra i relatori, anche Giulia Gori, project officer del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Roma (NEV), 16 marzo 2023 – 2 milioni di colf e badanti, soprattutto donne, ma non solo. Di cui circa la metà invisibile e pagata in nero. Solo i lavoratori del terziario e i meccanici sono numericamente più numerosi, rispettivamente con 4,1 e 2,3 milioni di persone. Chi lavora nel settore domestico supera i docenti e chi lavora nei trasporti (vedi il Sole 24 ore in questo articolo).

Stiamo parlando di donne e uomini che fanno da mangiare; lavano e stirano panni; puliscono cucine, salotti e bagni; che accudiscono figli di altri; che accompagnano la terza età nel viaggio, lungo o corto, della vecchiaia. I lavori di casa sono nella maggioranza dei casi svolti dalle donne, sia per quanto riguarda chi è pagato per fare questo lavoro, sia nelle famiglie (in tutti i paesi europei c’è una percentuale maggiore di donne, rispetto agli uomini, che si occupa della cura dei figli, dei lavori domestici e della cucina, dati ISTAT). Su badanti e colf pesa tuttavia una “sostituzione” dei ruoli, che implica un coinvolgimento anche relazionale, emotivo, esistenziale. Nonché, in certi casi, un mancato riconoscimento sociale ed economico.

Queste persone vivono con noi, nella nostra società, nelle nostre case, frequentano le nostre chiese.

Abbiamo chiesto al Ministro per l’evangelizzazione della Chiesa battista di Roma Trastevere, pastore Ivano De Gasperis, una testimonianza.

“Quello dell’aiuto domestico è un tema sempre attuale che riguarda le persone abbienti, ma non solo. Questo tema interroga anche le comunità religiose e gli ambienti di fede. Bisogna sempre avere chiari i limiti fra vivere un privilegio, un supporto, e quello che invece potremmo definire come vero e proprio sfruttamento” racconta il pastore.

“È pane quotidiano, per noi – continua De Gasperis –, il fatto di accompagnare queste sorelle, queste famiglie, questi fratelli. Spesso sono coinvolte in questo lavoro famiglie intere, a volte mogli e mariti sono divisi, perché lavorano in famiglie diverse. Vivono situazioni non facili. Proprio recentemente ho parlato con una donna che voleva licenziarsi. Perché diventano quasi mamme dei bambini che accudiscono. Ci sono madri che si disinteressano completamente dei figli naturali. Madri e padri che delegano, che affidano quasi completamente l’educazione dei figli alle tate; collaboratrici domestiche che diventano quasi mogli di mariti con i quali magari non c’è più un buon rapporto. Dove ci sono coppie magari divorziate. In alcuni casi queste collaboratrici si trovano a dover fare da mediazione tra gli uni e gli altri”.

Immagine generata con GPT-3, modello di generazione del linguaggio su larga scala di OpenAI – openai.com (E.R./NEV)

…”sacrificarsi come membri della famiglia”

A queste “nostre sorelle”, a questi “nostri fratelli”, viene chiesto di “vivere per gli altri, dunque di sacrificarsi come fossero membri della famiglia. Si rivolgono alle datrici di lavoro come ‘alla mia nonnina’. Ci vivono insieme, a volte sviluppando delle patologie” dice ancora il pastore. Ad alcune di queste persone sono limitati i contatti con l’esterno, “proprio in virtù del lavoro delicato che fanno. Alcuni datori di lavoro fanno addirittura promettere di non vedere nessuno, rinchiudono per anni badanti e i loro anziani” (pensiamo al periodo della pandemia).

Queste persone “diventano madri, mogli, figlie. A volte sono sottopagate o, se retribuite in modo onesto, non lo sono certo per questo tipo di ‘prestazione’. Si è parlato molto, addirittura, di un nuovo profilo psicopatologico, la ‘sindrome italiana’. Una forma di depressione. Pensiamo ad esempio a quante, tornate nel paese di origine, si ritrovano a casa con mariti che ormai facevano copia fissa con un’altra donna e con figli che le odiano perché si sono sentiti abbandonati quando le loro madri sono venute a lavorare in Italia”.


Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico

Il prossimo 23 marzo (alle ore 10 nella Sala Salvadori della Camera dei Deputati, a Roma) verrà presentato il secondo paper del Rapporto 2023 Family (Net) Work, “Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”. Curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, questo rapporto si concentra sul fabbisogno familiare di manodopera straniera nel comparto della cura e dell’assistenza in casa. Fra i relatori, anche Giulia Goriproject officer del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), “Mediterranean Hope”, in rappresentanza della campagna “Ero straniero” cui aderisce la stessa FCEI. Giulia Gori porterà all’attenzione il tema della regolarizzazione fallita del 2020 (“Ero straniero” svolge infatti un attento monitoraggio sulle pratiche, da cui emerge che a distanza di tre anni alcuni territori ne hanno portate avanti circa le metà). Inoltre, la proposta di superamento del sistema per quote del decreto flussi, quote che peraltro non includono le persone impegnate nel lavoro domestico, le quali non riescono quindi a regolarizzarsi. Sul tavolo, Ero straniero mette ancora la richiesta di aprire a permessi di soggiorno per lavoro oppure a una regolarizzazione che consenta l’emersione dal lavoro in nero.

Il Rapporto 2023 sarà presentato integralmente a novembre di quest’anno e si articola in 4 capitoli, ognuno dei quali affidato ad uno dei partner del progetto, promosso da Assindatcolf in partnership con il Censis, Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.

https://www.nev.it/nev/2023/03/16/parenti-surrogati-quando-badanti-e-colf-diventano-madri-coniugi-o-figli-e/

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook