Pastori … e pecore … (fuor di metafora): chi sono?

Ma dai, lo sappiamo chi sono i “pastori” e chi sono le “pecore”!

Perché parlare ancora di queste cose (i pastori rappresentano le “guide” del “gregge” – cioè della chiesa – e le “pecore” rappresentano i “membri del gregge” – cioè le persone che formano la chiesa -)?

Già, perché parlarne ancora dunque?!

Tranquilli, non voglio mica ripetere per l”ennesima volta queste cose, questi concetti e queste verità sapute e risapute; non voglio mica annoiarvi e infastidirvi con cose trite e ritrite!

Allora, facciamo così: per non ripetere le “solite cose” (che costituiscono il solito andazzo di vita dentro le comunità cristiane) usciamo dai soliti schemi; usciamo dalle “solite cose”.

Si, usciamo fuori dalla solita metafora del “pastore e della pecora”, dei “pastori e delle pecore” e proviamo a vedere chi sono i “pastori” e chi sono le “pecore” fuori da questa metafora.

Infatti, fuori di metafora, i “pastori” e le “pecore” si riveleranno con un aspetto ed un volto nuovo rispetto al solito modo di vederli.

Chi sono i “pastori” e le “pecore” fuori dalla metafora?

Sono uomini; si, uomini. Quindi simili. Entrambi uomini. Entrambi persone.

Nella metafora il “pastore” è un uomo e la “pecora” un animale.
Fuori dalla metafora, invece, il “pastore” è un uomo, e lo è anche la “pecora”! Entrambi sono uomini.

Nella metafora il “pastore” è l”essere intelligente; la “pecora” è la bestia, che non capisce nulla e non può capire nulla senza il pastore! Infatti spesso quando i pastori predicano sottolineano le incapacità delle pecore, rimarcando il fatto che sono così stupide (le “pecore”) da non sapere dove vanno.

Se nella dimensione della metafora questa è una verità naturale e scontata, fuori di metafora, però, il fatto che soltanto il “pastore” possa essere intelligente e la “pecora” debba essere sempre l”animale e la creatura stupida e incapace non è più tanto né normale né scontato.

Ed è proprio di questo vorrei parlare, ragionare e riflettere con voi (“pastori” o “pecore” che siate).

Credo che “sarebbe necessario” ricordarsi che il discorso del “pastore” e delle “pecore” è una metafora, ma che passando alla realtà sia il “pastore” che le “pecore” sono uomini … entrambi.

Temo di dover mettere le virgolette (al “sarebbe necessario”), visto che alcuni “pastori” si dimenticano che nella realtà le “pecore” sono uomini e non bestie; nella realtà anche le “pecore” ragionano e non soltanto i “pastori”!

Purtroppo vedo che molti “pastori” (che “infondo” sono uomini) vivono la metafora come se fosse una perenne realtà: e quindi solo loro credono sempre di sapere e potere ragionare, mentre le “pecore” (le persone) sarebbero perennemente “pecore”, incapaci di saper fare anche il minimo ragionamento e, quindi, perennemente (anche dopo una vita) bisognose del “pastore”!

Cosa voglio dire (da “pecora” ai “pastori”)?

Voglio dire che la posizione di ritenere le persone classificabili e divisibili eternamente (anche dopo anni e anni che queste frequentano una comunità cristiana) tra “pastori” e “pecore” è qualcosa di innaturale; è un arbitrio e un abuso, che mira a tenere e a ri-tenere le persone in condizione di inferiorità; anzi, praticamente, di animalità (dato che vedere “continuamente” – senza mai uscire dalla metafora – le persone come “pecore” significa ritenerle stupide e incapaci di pensare da sé, cioè simili alle bestie).

Questo è un modo distorto di concepire la realtà, visto che la Verità è che, entrambi, “pastori” e “pecore”, sono uomini. Cioè simili. Con le stesse potenzialità.

Il senso di questo articolo (di denuncia di una realtà contraffatta … da tutti quei “pastori” che non vogliono mai uscire dalla metafora) è quello di far notare come a causa di un certo abuso perpetrato da molti uomini che si dicono “servi del gregge”, ma che in realtà abusano delle cosiddette “pecore” (cioè delle persone, delle anime), molte “pecore” (anime) sono trattate non come persone ma come animali, come esseri inferiori e stupidi!

Quando in una comunità il “pastore” (un uomo, una persona) tiene in soggezione tante persone, facendo tutto lui e non dando mai spazio di esprimersi alle “pecore”, non si sta forse realizzando l”abuso di cui stiamo parlando?

Quando in una “comunità” le “pecore” rimangono sempre allo stato di “pecore” (cioè di stupidità), perché impedite ed ostacolate nella loro “pretesa” di capire, di discutere, di ragionare – tutte facoltà umane, che costituiscono la dignità degli esseri umani (creati ad “immagine di Dio”) -, come si fa a comprendere che le “pecore” sono persone e che, dunque, vanno rispettate e considerate anch”esse come persone?!

E che cos”è e dov”è la vera “comunità” se non laddove, appunto, si rispetta il principio comune di fare parte di un”assemblea di uomini (a cominciare dal “pastore” per finire con “l”ultima” delle “pecore”)?

Nelle “comunità” in cui non si esce mai dalla metafora delle “pecore” e del “pastore” e si vive sempre nella logica della discriminazione tra alcuni pochi “eletti” a poter costituire la parte degli esseri umani intelligenti (i possibili “pastori”) e la massa delle “pecore” (che a detta dei primi dovrebbero essere le genti comuni, che non potranno/dovranno mai uscire dal loro stato di ignoranza e disorientamento e, perciò resteranno sempre bisognose del “pastore”, per poter fare ogni minima scelta e decisione nella vita) quando si realizzerà mai la Verità del Signore secondo cui “Uno solo è il vostro Padre e voi siete tutti (non “pastori” e “pecore”, ma) fratelli?!!

Quanti abusi (altro che servizio cristiano!) vengono perpetrati nelle “comunità” in cui i “pastori” non si svestono mai da quest”abito e guardano le persone (come loro) sempre come “pecore”, cioè sempre come persone incapaci e inferiori!

Ho sentito il dovere di descrivere questa realtà (ed è possibile descriverla proprio perché esiste) per denunciare quelle situazioni in cui vi sono persone che soffrono a causa del fatto di essere trattate sempre come “pecore”, cioè come degli stupidi, da persone che ritenendosi gli unici capaci e intelligenti vedono se stessi sempre come “pastori” e mai come uomini!

Per riportare le cose all”equilibrio, cioè alla giustizia di Dio, gioverebbe uscire dalla comoda, falsa e abusante “realtà” della metafora delle “pecore” e dei “pastori”, per ricordarsi che:

a) Il Pastore è il Signore;

b) Le “pecore” sono uomini (e da questo punto di vista uguali – senza distinzioni tra “pastori” e “pecore” -).

Se questo articolo servirà a fare uscire allo scoperto certe realtà di abuso (in cui certi uomini che amano definirsi “pastori” abusano di varie persone, che non sono considerate e trattate come meritano, cioè da persone, ma sempre e solo da “pecore”) allora esso avrà un senso e costituirà un servizio alla Verità. Ed è questo che spero che accada.

Sarebbe bello che non soltanto alcune “pecore” confermassero questa realtà, ma anche certi “pastori” la ammettessero e la confessassero, eventualmente pentendosi (di essersi dimenticati di essere – infondo, ossia realmente – uomini al servizio di altri uomini).

A Dio sia la gloria, perché Egli solo è Colui che rende giustizia.

Vostro fratello in Cristo (Enzo Maniàci).

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