Pubblicità positiva e negativa alla religione

Schermata-2015-11-21-alle-16.13.06Che strano titolo? Di quale argomento si tratta? Si tratta di un argomento sicuramente più comune di quello che non si pensi. Infatti, più o meno tutti si sono trovati o si trovano ancora a fare delle considerazioni positive, ovvero negative, sulla religione. Tutti abbiamo avuto probabilmente esperienze ora positive ora negative col fatto religioso. E, dunque, ognuno potrebbe testimoniare la propria esperienza e la propria realtà in tal senso. Da qui il titolo di questa riflessione: ‘Pubblicità positiva e negativa verso la religione’. In effetti, chiunque abbia avuto a che fare con la religione potrebbe testimoniare (pubblicamente, e cioè pubblicizzare) la propria esperienza riguardo alla religione.

Ma, così facendo (qualcuno potrebbe pensare che), le diverse opinioni in materia potrebbero essere totalmente differenti e opposte: potranno esservi delle persone che parleranno bene della religione e delle altre che, viceversa, ne parleranno male. Come faremmo, allora, a mettere d’accordo tali differenti opinioni, tali differenti vissuti? Ognuno potrebbe sostenere di avere ragione. E sarebbe il caos!

La mia intenzione non è quella di arrivare al caos o di far “litigare” la gente, ma quella di riflettere su cosa può vivere e sperimentare la gente in fatto di religione. E per sapere cosa può vivere e sperimentare la gente è doveroso pensare, appunto, a ciò che la gente vive e sente per quel che riguarda la religione.

Sono consapevole che sicuramente ci sono di quelli che parlano bene della religione, così come ve ne sono di quelli che ne parlano male; ascoltando sia gli uni che gli altri comunque penso che potremmo capire meglio e di più entrambe le realtà. E tutto questo potrebbe servire a farci un giudizio più fondato, che possa superare i pregiudizi e gli scontri (che servono a poco).

Prima di addentrarmi su quelli che potrebbero essere i giudizi positivi o negativi espressi dalle persone in fatto di religione ritengo utile ed opportuno fare alcune precisazioni sul senso stesso del termine e della realtà della ‘religione’:

  1. La parola ‘religione’ significa ‘legare’ (o collegare)
  2. Cosa e chi dovrebbe legare (o collegare) la religione?
  3. La religione dovrebbe legare (o collegare) l’uomo a Dio.
  4. Ma è sempre vero che la ‘religione’collega l’uomo a Dio?
  5. A volte la religione finisce per legare l’uomo ad altri uomini, ad uomini che hanno sfruttato e travisato la vera religione per creare un sistema umano allo scopo di dominare le coscienze di altri uomini.
  6. In quest’ultimo caso la religione, ovviamente, anziché portare alla libertà in Cristo porta, invece, sotto il giogo di regole umane che coercizzano le menti e i cuori delle persone;
  7. La ‘religione’, dunque, può portare o sotto la libertà della grazia in Cristo o sotto il giogo delle leggi degli uomini, che manipolano la verità di Cristo per esercitare un dominio sulle coscienze dei propri simili ignari di questa manipolazione.

Fatte queste dovute precisazioni e premesse possiamo ritornare allo scopo che ci siamo prefissi di raggiungere nel corso di questa meditazione, ovvero a riflettere sull’ esistenza di esperienze positive e negative nel campo religioso.

Vivere positivamente la religione (secondo uno spirito di libertà e di grazia) ovvero negativamente (secondo uno spirito di insoddisfazione, frustrazione e depressione) dipende dal fatto che tale esperienza porti ad essere, infatti, ‘legati’ (o collegati) a Dio o, viceversa, agli uomini.

La vera religione deve portare l’uomo ad avere un rapporto diretto con Dio;

la falsa religione, pur usando (invano) il nome di Dio, porta – al contrario – le persone ad essere legate e collegate a dottrine e pensieri umani (ossia di quei religiosi che cercano di fare della religione un sistema di potere per dominare le coscienze degli uomini, creando dottrine che Dio non ha indicato nella Sua Parola).

La questione, praticamente, è questa:

si può avere o no un reale e personale rapporto con Dio? Oppure ci si deve sottomettere ad un sistema dove tale rapporto deve per forza essere mediato dall’azione di altri uomini, che dichiarano di essere ‘necessari mediatori’ tra l’uomo e Dio?

Se la risposta alla prima domanda è si allora le conseguenze e le possibilità sono due:

  1. Se si può avere un diretto e personale rapporto con Dio allora decade la “necessità” dei mediatori umani nel nostro rapporto (personale) con Dio;
  2. se si può avere un diretto e personale rapporto con Dio allora l’autorità per stabilire e determinare la verità (quale guida ed orientamento del proprio rapporto con Dio) è la parola stessa di Dio (la Bibbia) e non le dottrine degli uomini costruite sulla base dei loro stessi pensieri.

Se la risposta alla prima domanda, viceversa, fosse negativa (ovvero se non si potesse avere un diretto e personale rapporto con Dio) allora le conseguenze sarebbero queste:

  1. decadrebbe la speranza di poter avere un rapporto diretto e personale con Dio e non potremmo che avere un rapporto con altri uomini (i cosiddetti “mediatori”), dai quali dovremmo dipendere per sapere qual’ è la volontà di Dio nei nostri confronti;
  2. non potremmo attingere personalmente dalla parola di Dio la Sua Verità, ma dovremmo basarci sulle affermazioni di altri uomini su quella che dovrebbe essere l’interpretazione della parola di Dio (“per noi”)!

Come stanno le cose? Purtroppo per molti le cose sono vissute pensando di non poter avere un diretto e personale rapporto con Dio. Costoro, dunque, vivono e dipendono dal pensiero di altri uomini che si sono costituiti mediatori tra loro e Dio. La conseguenza per costoro è di lamentare di :

  • non riuscire ad avere un vero rapporto con Dio;
  • non essere mai certi di piacere a Dio nonostante tutti gli sforzi e le regole che i religiosi “mediatori” dicono loro di osservare per ‘piacere a Dio’;
  • vivere un continuo stato di incertezza e depressione, non sapendo mai se – nonostante tutti gli sforzi e i sacrifici fatti – alla fine si è salvati o meno

Per costoro, ovviamente, la religione non è che qualcosa di negativo. I loro sforzi e le loro credenze non portano dove la religione aveva promesso loro di condurli, ovvero a trovare Dio! Per costoro risulterebbe ‘falsa’ l’affermazione di Gesù: “Cercate e troverete” !

Che dire a coloro che si trovano in tale stato e condizione? Beh, non c’è molto da dire effettivamente, salvo che: “O costoro hanno ragione (nel dire che l’affermazione di Gesù (“Cercate e troverete”, cioè cercare Dio e trovarLo, nel senso che Egli si fa sentire da coloro che Lo cercano)) o costoro hanno torto, dal momento che non hanno cercato come avrebbero dovuto (hanno cercato non secondo la volontà di Dio, non secondo le indicazioni della Sua diretta Parola (ma secondo le indicazioni degli uomini che hanno manipolato e adulterato la sua parola coi propri sistemi e con le proprie regole religiose)”.

Per poter dire se costoro hanno ragione o torto basterebbe confrontare la condizione di coloro che “pur cercando non trovano” con quella di coloro che “cercando trovano (Dio)”. Infatti molti che cercano Dio alle condizioni stabilite da Lui stesso nella Sua Parola (la Bibbia) possono testimoniare di aver realizzato la promessa di Cristo: “Cercate e troverete”. Costoro ovviamente non hanno cercato mediante il filtro dei cosiddetti “mediatori umani”, ma hanno cercato direttamente e personalmente Dio. E possono dire di averLo trovato.

Chi sono costoro?

  • Sono tutti coloro i quali possono attestare di aver vissuto la Nuova Nascita (di cui parla Gesù a Nicodemo nel vangelo secondo Giovanni al capitolo 3);
  • sono tutti coloro che sono stati toccati e rigenerati dalla Parola di Dio: cioè da Gesù;
  • sono tutti coloro che avendo ubbidito a Dio (Atti 5: 32) hanno ricevuto lo Spirito Santo e questi si è manifestato in loro attraverso il dono del ‘parlare in altre lingue’ (Atti 2: 37…)

Chi sono costoro?

  • Sono tutti coloro che, in comune coi primi apostoli, possono dire “Conviene ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5: 29);
  • Sono coloro che seguono Gesù quale proprio Capo e personale Salvatore, anziché qualche leader umano;
  • Sono, insomma, semplicemente “soltanto” cristiani.

Qual è la differenza tra i primi e i secondi? Tra coloro che potrebbero testimoniare (o pubblicizzare) del fatto che la religione è qualcosa di negativo, qualcosa che ti lega e non ti rende libero e coloro che, invece, possono confessare che l’essere legati era qualcosa che apparteneva alla loro esperienza prima di conoscere il Signore (esperienza a partire dalla quale hanno sperimentato una libertà mai sentita o vissuta prima (a conferma della Verità detta da Cristo “Se osserverete la mia parola sarete veramente miei discepoli, e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”).

Che dire, dunque, la religione è qualcosa di positivo o di negativo? Qualcosa che libera o che lega?

Spero che dopo questa breve meditazione ognuno possa capire che la risposta a queste domande (ma soprattutto a queste realtà vissute da molti, nel bene o nel male) dipende dal fatto di rispondere ad un’unica domanda di fondo:

“A chi ti sei legato, caro lettore, nel seguire la religione: agli uomini o a Dio”?

Spero tu possa fare come fecero i primi apostoli, ovvero rispondere (a te stesso – cioè alla tua stessa coscienza – o agli altri che dovessero chiederti conto e ragione della tua scelta) così:

“Quant’è a noi, noi ubbidiremo a Dio, piuttosto che agli uomini”.

Segui e ascolta Dio direttamente e sarai libero da tutti quei lacci e quelle menzogne che i cosiddetti “mediatori religiosi” ti hanno voluto mettere addosso per impedirti di camminare libero e spedito con Cristo, il tuo solo… Signore. Amen

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook