Quale amore risponde al terrore

img-_innerArtFb-_islam-will-dominate-the-world_1Non dimenticherò mai il mio primo grande terremoto. Quando la terra diventò come liquida ondeggiando sotto i miei piedi ha profondamente minato una certezza dentro di me, la certezza che la terra è ferma, e mi sostiene. Ha lasciato un segno profondo. Non posso più fidarmi della terra come una volta. Uno che perde la fiducia comincia a vivere nella paura. In che cosa abbiamo noi, perciò fiducia?

Da quando il mondo è il mondo l’uomo viene manipolato, schiavizzato dalla sua paura e liberato dalla sua fiducia amorosa. Però spessissimo sembra che vinca la paura. È a questa vittoria, la vittoria della paura, che i gesti di violenza terroristica di questi mesi e questi anni mirano. Infatti, questa sembra che sia la nostra estate di terrore; attentato dopo attentato, morte su morte, scena terrificante dopo scena terrificante, che ci sembra sempre più vicina a casa. Tutto mina la fiducia che noi abbiamo di vivere in uno stato abitabile.

Ho sentito dire dalla gente: “Ma se vogliono convertirci all’islam questo modo sembra molto strano perché così finisco per odiare l’islam, altro che convertirci”. Invece questo è proprio lo scopo, suscitare il nostro odio. Perché vogliono suscitare il nostro odio, allora? Perché capiscono – come noi abbiamo un po’ dimenticato – che l’odio non è altro che la forma più forte di paura, la perdita della fiducia. Non si può odiare qualcosa che non ci incute paura. I dipendenti di una ditta possono molto facilmente finire per odiare il loro capo, perché lui tiene il potere su di loro e non si fidano di quello che vuole fare a loro con questo potere. Ma è difficile che il capo di una ditta arrivi a odiare i suoi dipendenti, a meno che non pensi che questi dipendenti minaccino la sua posizione. È fiducioso del suo potere, e vede che la paura dei suoi dipendenti funziona. Obbediscono.

Allora, se lo scopo dei terroristi è di incutere paura, a cosa serve questo? In un discorso in televisione dopo un recente attentato negli Stati Uniti, il presidente Obama ammoniva i suoi uditori, cercando di dare una proporzione alla situazione generale. Ha perciò messo in rilievo che loro numericamente non sono molto imponenti. Evidentemente non capisce come funziona. Ha indicato come i terroristi non possano ucciderci tutti, loro sono pochi e deboli mentre gli Stati Uniti sono tanti e forti. Certo, non possono distruggere i nostri paesi, ma possono fissarci dentro un’impronta di profonda paura nei loro confronti, togliendoci la fiducia nella nostra convivenza. E l’uomo, alla fine, se non è liberato per mezzo di una fiducia che lo porta a un amore più grande, viene catturato nella sua attenzione da quello che gli fa più paura e in questo è facilmente manipolato, fino a diventare anche obbediente, come può succedere anche nel lavoro. Obbediremo a chi può far cessare queste minacce.

Il fatto è che siamo tutti schiavi davanti alla paura. Siamo immersi in questa logica. Il mondo funziona con la paura. Le ditte spendono immense somme di soldi per la pubblicità perché funziona, e funziona per lo più attraverso la paura: di non essere bella, di non godere buona salute, di non avere le esperienze che ci rendono felici, di non avere successo, di morire senza i loro prodotti. Ogni campagna elettorale finisce coi candidati che mettono in guardia gli elettori per il disastro insostenibile che comporterà l’elezione degli oppositori. E i nostri rapporti personali, se non attirati da una promessa d’amore in cui avere fiducia, finiscono di essere determinati nello stesso modo.

In ogni momento della vita siamo determinati dalla paura e perciò ci mettiamo in ricerca o di una obbedienza al potere o di una fiducia che ci porta verso la vita che nasce dall’amore. O l’uno o l’atro. Come combattere l’odio allora? Come non essere determinati dalla paura della perdita della vita? Come recuperare la fiducia nella vita quando siamo minacciati con violenza e vogliamo solo che smettano di terrorizzarci? Come può vincere l’amore sull’odio?

Conosco solo un modo. Se dentro le cose che mi fanno paura, le cose che minacciano la mia vita e la sicurezza dei miei cari, se dentro queste cose posso sentire la parola credibile di uno che mi offre un amore indistruttibile e perciò una vita che non può essere eliminata, se questa voce la posso sentire, se uno sguardo davanti a cui è ragionevole porre la fiducia per la mia stessa esistenza può essere incontrato, allora non sono più schiavo della paura. Se posso seguire la fiducia in un amore non ho bisogno di obbedire al potere. Se Gesù è realmente qui, con anche le ferite della sua crocefissione che ancora sanguinano nella Passione per me, allora posso vivere la liberazione.

Ma c’è chi mi fa riconoscere questa presenza? Chi è? Attraverso chi la mia fiducia nella vita può rinascere? Vincere sull’odio per noi vorrà dire poter indicare persone, comunità, voci credibili che ci fanno vedere che l’esperienza della fiducia è ancora possibile. Ma i nostri giornali non ci parlano di questo. Presentandoci queste minacce, le oppongono alle parole del governo. Il governo ha la sua parte da giocare. Ma se la risposta al terrore è solo il potere, allora siamo già schiavi e allora tanto vale scambiare un potere per un altro, non sarà la fine del mondo. Allora, tra le pieghe della cronaca, il nostro impegno è di cercare le notizie di una vita in cui avere fiducia.

di Vincent Nagle | Lanuovabq.it

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