Questa riflessione nasce dalla consultazione di alcuni genitori preoccupati dei testi di questo genere musicale definito “trap” ascoltato dai propri figli adolescenti. Da psicologo e psicoterapeuta, ho la responsabilità di fornire risposte affinché si chiariscono le loro preoccupazioni, ed allora, con l’occhio clinico ho studiato il fenomeno. Il genere musicale “trap” dal 2018 è il più ascoltato dai teenager; quella popolazione di pre e adolescenti che dal punto di vista della psicologia evolutiva, è in crescita ed in cerca di modelli; quella popolazione che incarna bene il disagio sociale e familiare dato le loro stesse intrinseche conflittualità. Ingredienti emergenti di questo genere musicale sono il non senso, l’ironia, la volgarità, la violenza, le droghe. Dato l’importanza degli elementi descritti e ascoltati dagli stessi adolescenti si pone una riflessione su questa nuova tendenza musicale “trap”
Il genere musicale “trap” nasce alla fine degli anni 90 negli Stati Uniti e la parola viene utilizzata per descrivere un luogo in cui vengono vendute droghe; le trap house. Per cui il fenomeno va osservato con attenzione clinica. Ed in Italia sempre più giovani producono, anche da autodidatta, questo genere musicale con la facilità di immetterle in “rete” con migliaia di visualizzazione. Al di là del capolavoro artistico l’intento è la ribellione mista ad una certa cultura autodistruttiva come si legge in alcune testi: “Resto da solo ma ne fumo una”; “Giro a Pistoia con una pistola Bang, bang, bang” tutti per uno con una parola Gang, gang, gang” ed ancora: “La gente foto-grafa, si passa da “bro” a “fra’” Sai cosa la droga fa? Si trova di tutto in qualunque regione (tutto) Saluto il mio pusher ma non faccio il nome (hahaha).
Il dato incontrovertibile è che dietro questo genere vi sono giovani in formazione e gli addetti ai lavori, dalle politiche sociali agli operatori della salute, non possono non tenerne conto sfruttando, per le proprie competenze, tutti gli interventi a supporto (vedi PNRR: assegnate le risorse nazionali per favorire le attività di inclusione sociale) per infondere quella cultura di valori e di modelli quali prevenzione di ogni forma di disagio sociale e psicologico.
Dietro questo genere possiamo leggere il grido di quei ragazzi che apprestandosi all’età adulta presentano problematiche sociali, familiari, emotive. Purtroppo questi giovani difettano di motivazioni, ma difettano soprattutto di modelli di riferimento di cui anche la Chiesa, tutt’ora diventa anacronistica. Giovani che anno sfiducia nel prossimo perché il più delle volte questo stesso prossimo si propone confuso e disorientato; non coerente. Ed allora l’occhio clinico di chi, come me, ascolta le famiglie e i giovani vede, nei loro volti ragazzi e ragazze confusi, dipendenti dallo smartphone, illusi dal un successo facile, desiderosi di potere coercitivo per rabbia e genitori disorientati sul contenerli e accompagnarli alla vita adulta. Giovani e famiglie sempre più sole, ansiose, depressi, isolati e soli (P. Riccardi in https://www.notiziecristiane.com/buon-senso-come-guida-al-controllo-dei-social/; P. Riccardi in https://www.psicologiaedintorni.it/la-nevrosi-da-mancanza-di-senso/).
In una cultura del non senso i modelli di riferimento sono altri giovani per questo, a un occhio clinico, emerge una profonda e dolorosa richiesta di aiuto. In molti testi dei principali artisti italiani del genere “trap” si canta la mancanza della famiglia, della fatica a vivere i famiglie di separati, della difficoltà a cavarsela da soli a tutti i costi: “Nella tomba mi voglio portare soldi ed erba, Ma prima di andarci voglio uscire dalla merda” canta uno dei “trap” più famosi italiano.
Se lo psicologo Bandura negli anni 70, ha evidenziato l’importanza dei modelli per la crescita, è nella cultura biblica l’anticipazione; in 2 Maccabei (Antico Testamento) della Bibbia, al capitolo 6, si legge: che “Un tale Eleazaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e così risponde a chi gli obbliga di fare un qualcosa contro il proprio volere: «Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani,…………, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia…. Perciò, …….. mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio». Nelle affermazioni del vecchio Eleazaro, si coglie un grosso principio educativo. Un grosso esempio che dovrà far riflettere molti adulti circa una società che inneggia a ribellione ed allora non serve moralizzare sui giovani e ragazzi per le loro condotte quanto gli stessi adulti difettano di coerenza e autenticità. Ipocrita avrebbe detto Gesù a queste genti (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e beatitudini ed. Cittadella 2019). Cosa si può suggerire a chi adulto chiede aiuto per fronteggiare il disagio giovanile? Quelle che definisco, da psicologo e docente formatore, la cultura delle tre A; Ascolto, Accoglienza, Accompagnamento.
Pasquale Riccardi
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