Quando un giocatore è patologico

Da un punto di vista dell’analisi psicologica, il gioco rappresenta simbolicamente un fenomeno dell’esistenza umana che consente, nella modalità giusta, di superare o elaborare la realtà tante volte frustrante.  Ed è il caso del gioco ludico del bambino che crea in sé stesso un mondo immaginario, funzionale alla sopravvivenza e integrità della sua identità psichica (Winnicot D., gioco e realtà Ed Boringhieri, Armando editore 2000). Diversamente per l’adulto che nel tentativo di superare la realtà entra in una dissociazione tra illusione e delusione.  E in questo contesto, che da un punto di vista psicologico, ci si deve chiedere quale realtà un adulto giocatore si illude di evadere? Ma andiamo per grado e distinguiamo il gioco naturale e ludico da quello ludopatico e/o patologico.

Mentre nel bambino, la psicologia evolutiva e la psicoanalisi infantile, affermano che il gioco aiuta a poter superare una avversità, come ad esempio nella dinamica della narrativa del film “La vita è bella” di Roberto Benigni dove questi, padre di Giosuè, il bambino figlio, riesce, attraverso una traduzione fantastica a rendere un gioco l’internamento nei campi di concentramento. Il tutto per tutelare la integrità psichica del bambino atta a fargli eludere una verità frustrante.  Il problema si pone quando è l’adulto senza consapevolezza ad eludere la realtà. Si entra in un delirio dove la mente umana vive un sogno fantastico ma pericoloso; patologico. Il gioco si configura  patologico, diventa delirante in quanto tentativo di dominare il destino con la fortuna e il fatalismo, anziché con l’esercizio della responsabile e consapevolezza della realtà. Sempre più sono in aumento situazioni di disagio esistenziale e personale dove si cerca di eluderle attraverso il gioco fino a raggiungere estremi di patologia.

Ne sono conferma una serie di dati atti a comprendere il fenomeno del gioco patologico. Negli ultimi 5 anni (2015-2019), ad esempio, le dimensioni del gioco patologico hanno seguito un trend crescente, con un calo solo nel 2020 a causa del covid-19. Si conta che per il ricavato di miliardi di euro il gioco d’azzardo si configura, metaforicamente, come la terza azienda italiana come fatturato. L’azienda “gioco d’azzardo” è identificata in una pluralità di soggetti coinvolti: gestori, utenti, proprietari, industria, lo stato, la famiglia, la società. Nel parlare di gioco patologico, dato i diversi soggetti coinvolti bisogna fare qualche chiarezza per non rischiare di criminalizzare ogni comportamento ludico.

Vi sono differenti tipologie di giocatori, che si diagnosticano non in base allo stile di personalità ma esclusivamente rispetto alla qualità della loro relazione al gioco d’azzardo. Per cui il professionista nella valutazione diagnostica deve essere attento ai criteri diagnostici per la quale è evidenziato il comportamento patologico del gioco d’azzardo come specificato dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5):
A  Comportamento da gioco d’azzardo problematico ricorrente e persistente che porta a stress o a un peggioramento clinicamente significativo, come indicato dalla presenza nell’individuo di 4 (o più) dei seguenti sintomi per un periodo di almeno 12 mesi;

  • È eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per esempio, è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare i modi per procurarsi denaro con cui giocare).
  • Ha bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato.
  • Ha ripetutamente tentato di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, ma senza successo.
  • È irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo.
  • Gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione).
  • Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite).
  • Mente ai membri della propria famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo.
  • Ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo.
  • Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo.
  • Fa affidamento sugli altri per reperire il denaro, per alleviare una situazione economica disperata causata dal gioco d’azzardo

B  Il comportamento da gioco d’azzardo non è meglio descritto da un episodio maniacale . Si precisa che l’episodio maniacale è caratterizzato da un periodo di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo od irritabile, della durata di almeno una settimana.

Dalla nomenclatura scientifica, pertanto si possono annoverare tipologie di comportamenti di giocatori non sempre rientranti nella categoria del patologico. Ad esempio:

I Giocatori antisociali: Sono persone che rischiano e traggono soddisfazione nell’ingannare e metter nel sacco il prossimo con condotte illegali;

I Giocatori occasionali: giocano occasionalmente con altri amici per divertirsi e la condotta non interferisce con la responsabilità nella loro vita.

I Giocatori costanti: investono regolarmente tempo nel gioco e riescono a mantenere, il controllo sulla loro attività di gioco e non trascurano lavoro e/o famiglia.

I Giocatori per evadere la realtà senza sindrome da dipendenza: si tratta di giocatori sulla soglia del rischio che riescono tramite il gioco ad alleviare sensazioni di ansia, depressione, solitudine e noia. Il gioco si configura come un potente analgesico ma non sono ancora giocatori compulsivi. Vengono anche definiti giocatori inadeguati senza sindrome da dipendenza.

I Giocatori compulsivi con sindrome da dipendenza: perdono il controllo delle proprie azioni dove il gioco diventa la cosa più importante. La condotta del gioco supera la loro volontà di controllo. Si configura una compromissione delle relazioni famigliari, amicali e lavorative negativamente influenzate dal gioco. Possono assumere comportamenti illegali o delinquenziali.

Dalla normalità alla patologia il confine è sottile pur tuttavia esistono una serie di criteri scientifici psicologici e neurobiologici come l’attivazione dei sistemi di piacere e ricompensa all’interno del circuito corteccia-gangli basali-talamo che ne sanciscono la gravità. Fa da figura centrale l’analisi del circolo autodistruttivo del giocatore patologico. Rappresentato dal suo pensiero ingannevole di controllo verso il bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva, senso di colpa ed una incapacità di ricorrere ad un pensiero riflessivo e razionale.

Curare la patologia del Gioco d’azzardo non è per nulla semplice, è necessaria una anamnesi e assessment accurata circa la nascita della patologia e il trattamento:

  • come si è sviluppata, cosa l’ha determinata, come si auto rinforza, quali credenze negative la sostengono;
  • quale consapevolezza si ha a riguardo circa il vizio, il passatempo, la dipendenza la patologia;
  • riconoscimento del circolo vizioso tra ricompensa, desiderio e piacere;
  • consapevolezza a cambiare stile di vita per un migliore approccio al proprio benessere socio relazionale;
  • decisione a cambiare abitudini con attività gratificanti,
  • capacità di gestire e affrontare i problemi, le frustrazioni esistenziali e psicologiche ecc.
  • Psicoterapia di Gruppo, anche nella versione dei Gruppi di Auto-Aiuto (Giocatori Anonimi). Si specifica che questi interventi sono riconosciuti a livello internazionale.

Pasquale Riccardi

 

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