Sentenza shock su embrioni congelati: le conseguenze si annunciano di vasta portata

Ha del clamoroso e potrebbe davvero fare la storia la sentenza della Corte Suprema dell’Alabama (Stati Uniti) chiamata alcuni giorni fa a giudicare una causa intentata da diversi genitori a seguito della distruzione accidentale di embrioni congelati e conservati in vitro in una clinica per la fertilità.

Si tratta di un pronunciamento che potrebbe stravolgere le pratiche con cui l’ingegneria biologica “produce” esseri umani: le potenziali conseguenze sono di portata mondiale.

I querelanti chiedevano il risarcimento e la Corte ha stabilito a netta maggioranza (8-1) che gli embrioni formati con la fecondazione in vitro possono essere equiparati ai neonati, estendendo così ai primi l’applicazione delle pene previste per l’omicidio di minori.

In sostanza i giudici dell’Alabama hanno stabilito che anche gli embrioni congelati sono bambini. Il pronunciamento non vieta espressamente la pratica del congelamento di embrioni e ovuli fecondati. Ma riconoscendo loro lo status di essere umani indipendentemente dall’impianto in utero o meno apre la strada a conseguenze di vasta portata per la fecondazione in vitro.

Vita ancora non nata, la sentenza che potrebbe cambiare tutto

Nelle motivazioni della sentenza il giudice capo della Corte Suprema dell’Alabama Tom Parker ha evocato la «santità della vita non ancora nata» citando la Genesi e il profeta Geremia: «Crediamo che ogni essere umano, fin dal momento del concepimento, è fatto a immagine di Dio, creato da Lui per riflettere la Sua somiglianza. È come se il popolo dell’Alabama prendesse quanto detto dal profeta Geremia e lo applicasse a ogni nascituro in questo stato: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”».

Ogni anno molte coppie negli Stati Uniti cercano di avere figli con le tecniche di fecondazione artificiale creando più embrioni per massimizzare le possibilità di ottenere una gravidanza e eventualmente riprovare se un tentativo fallisce. Di conseguenza un gran numero di embrioni congelati rimangono in “eccesso” e generalmente vengono poi distrutti (come se fossero rifiuti da smaltire) quando una coppia riesce ad avere i figli desiderati. Con la sentenza della Suprema Corte dell’Alabama questa eliminazione potrebbe essere considerata omicidio e far scattare un effetto domino in altri Stati conservatori.

La decisione dei giudici si iscrive nella via tracciata dagli elettori dell’Alabama con l’approvazione nel 2018 di un emendamento costituzionale statale che affermava «la sacralità della vita non ancora nata e i diritti dei bambini non ancora nati». Nel 2019 lo Stato dell’Alabama ha promulgato un divieto quasi totale degli aborti, entrato pienamente in vigore con l’abrogazione della sentenza Roe vs Wade nel 2022.

Adesso arriva questa sentenza epocale a riconoscere finalmente che gli embrioni congelati non sono “qualcosa” ma “qualcuno”, con tutte le conseguenze del caso. Esseri umani, non “materiale biologico” da usare come base di lavoro in progetti di ingegneria biologica.

Quei bimbi dimenticati nell’azoto liquido come i semi-vivi di P.K. Dick

Viene alla mente uno dei racconti più famosi – e osiamo dire anche uno dei più profetici – di Philip K. Dick: Ubik, un romanzo visionario nel quale il grande scrittore americano introduce i propri lettori in un mondo dove le barriere tra la morte e la vita si sono assottigliate come mai prima nella storia.

Nel racconto di Dick il progresso tecnoscientifico ha creato speciali centri dove esseri umani in fin di vita – considerati già defunti anche se non completamente morti – sono tenuti in animazione sospesa. Vite sospese tra la vita e la morte, i semi-vivi (così vengono chiamati) sono persone congelate e conservate in criostasi in apposite strutture che cercano di prolungare il più a lungo possibile queste vite a bassissima intensità. I semi-vivi si consumano poco alla volta, centellinando la propria agonia mentre congegni elettronici permettono loro di comunicare coi propri cari.

«La vecchiaia, questa morte a rate», scriveva una giovanissima Madeleine Delbrêl prima della conversione. I semi-vivi incarnano alla perfezione questa morte diluita lentamente nel tempo, praticamente indistinguibile da una vita estenuata e artificialmente prolungata. Ebbene, il nostro tempo è riuscito a realizzare la fantasia di Dick. Gli embrioni che teniamo nei congelatori nell’attesa (spesso vana) di un utero che permetta loro di svilupparsi si trovano in una condizione tremendamente simile alla semi-vita.

Come dimenticare appunto la marea sterminata di embrioni che, abbandonati a milioni nei bidoni freezer della crioconservazione, popolano una gigantesca città dimenticata e come avvolta in effluvi di nebbia ghiacciata? Solo negli Usa, secondo il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani nel 2020 gli embrioni congelati “stoccati” nel Paese erano almeno 600 mila. Per il Centro Nazionale Donazione di Embrioni potrebbero essere anche 1 milione.

Quel limbo di ghiaccio simile a un inferno in terra

Per via tecnologica siamo riusciti a creare un limbo in terra del tutto simile al Cocito, il gigantesco lago ghiacciato alimentato dalle ali di Lucifero e posto da Dante nel vertice più basso dell’inferno. Non nel fuoco che consuma Dante vede la pena peggiore per i dannati, ma nel ghiaccio che li imprigiona, simbolo supremo dell’anticarità.

Proprio perché parliamo di Dante, non si può fare a meno di notare un curioso contrappasso: quello che ha spinto l’umanità emula di Prometeo – il titano che rubò il fuoco agli dèi, cioè la potenza tecnica, per farne dono al genere umano – a dare vita a un Cocito hi-tech. Un Cocito alla rovescia poi, dove a essere conficcati nel ghiaccio non sono i traditori ma, in fin dei conti, i traditi: minuscoli, inermi embrioni abbandonati al loro destino. Anche se intrappolati in una situazione kafkiana questi embrioni abbandonati nel freddo sono creature del Dio vivente, persone dall’infinita dignità.

Gli uomini, inebriati dal loro delirio di onnipotenza, si sono dimenticati di loro. Ma non Dio. «Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49, 14-15).

Della sorte di questi piccoli prigionieri congelati ci verrà chiesto conto, non dubitiamone. L’indifferenza non ci è concessa. «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Se i cristiani si risveglieranno dal sonno anche la nostra Italia potrà seguire l’esempio dell’Alabama.

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