Ci sono amici che già alle 8.00 del mattino usano il cellulare per parlare di lavoro, di sport o magari di donne; ahimè, noi parliamo di altro, perché condividere quello che ci succede nel quotidiano è un dono; l’atteggiamento propositivo e il parlare delle nostre cadute ci aiutano a farci riflettere e a farci rialzare.
Questa mattina con il mio caro amico parlavamo del funambolo; sì, avete capito bene, parlavamo di quell’artista che compie esercizi stando in equilibrio o camminando su una fune tesa nel vuoto. E chi meglio di Philippe Petit può rappresentare il funambolo perfetto; poiché il 7 agosto di quarant’anni fa, il francese compì la sua impresa più famosa e spettacolare: la traversata a più di 400 metri di altezza delle Torri Gemelle al World Trade Center di New York (poi distrutte negli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001). Ci mise quarantacinque minuti camminando avanti e indietro su un cavo di acciaio spesso poco meno di tre centimetri mentre la polizia gli ordinava di fermarsi.
Naturalmente, la similitudine che ho fatto col mio amico era di carattere spirituale, poiché noi cristiani gli somigliamo tantissimo! Anche i “figli di Dio”, infatti, sono chiamati a camminare su una fune tesa per compiere la loro impresa, per vedere la faccia di Dio e rimanere con LUI per tutta l’eternità. La dote maggiore del funambolo è l’equilibrio, tenersi in piedi su uno spazio strettissimo, meno di tre centimetri è davvero difficile, e come tale è difficilissimo per un cristiano cercare di somigliare sempre più ai piccoli bambini perché come dice Gesù di loro è il regno dei cieli.
Camminare su un filo significa certamente non squilibrarci a destra perché lì c’è il pericolo di uniformarci al mondo con le loro debolezze e le loro carnalità, mentre, con lo squilibrarsi a sinistra si rischia di diventare Farisei per mostrarsi, guardare e giudicare dall’alto al basso tutto e tutti. Allora cosa possiamo fare per non perdere l’equilibrio? Facile, cercare di andare avanti, verso la meta, rimanendo in equilibrio.
Ma a volte è proprio così facile cercare di andare avanti? Nel Salmo 73:1-2 Asaf affermava: “Certamente Dio è buono verso Israele, verso quelli che sono puri di cuore. Ma quanto a me quasi inciampavano i miei piedi, e poco mancò che i miei passi sdrucciolassero”, quindi, molte volte anche le persone veramente timorate di Dio cercano un’apparenza ma non cercano Dio, attraverso un modo carnale e umano di vedere le cose, perché la loro preoccupazione sta in quello che pensano e dicono quelli che stanno attorno a loro, in poche parole anche le gambe di Asaf iniziarono a tremare e la fune inizio a muoversi in modo incontrollato, ma rimase lì attaccato alla fune, perché è la costanza, il carattere e l’attitudine che ci porta a ottenere il premio. Asaf, sapeva che dall’altro lato della fune c’era il Signore che era lì ad aspettare, e guardava avanti al compitore perfetto della nostra fede, perché sapeva che alla fine della fune c’è il traguardo, c’è il premio ed è lì che saremo trasformati in un corpo glorioso e incorruttibile per tutta l’eternità!
Fratelli, non ritengo di avere già ottenuto il premio, ma faccio una cosa: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso le cose che stanno davanti, proseguo il corso verso la méta verso il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù. (Filippesi 3:13-14)
In genere il funambolo si esercita molto per prepararsi alla sfida e noi come lui abbiamo la possibilità di prepararci attraverso la preghiera. Inoltre, durante la prova lui si aiuta a mantenere l’equilibrio tenendo tra le mani una lunga asta e come lui anche noi abbiamo la possibilità di mantenere l’equilibrio attraverso il nostro lungo bastone, ossia la parola di Dio, che va messa in pratica soprattutto nei momenti in cui il piede tende a scivolare verso l’esterno. Nel Salmo 73:16-17 Asaf affermava: “Allora ho cercato di comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto difficile. Finché sono entrato nel santuario di Dio e ho considerato la fine di costoro”, certe volte ci stanchiamo di lottare e ci fermiamo a pensare qual è la scorciatoia che ci porta più rapidamente alla meta, e soprattutto cerchiamo di capire e vedere le cose dalla nostra prospettiva prima di andare avanti; questo finché non siamo entrati nel santuario di Dio, e sentita la Sua presenza; quando poi lo spirito si connette a Dio, come lo stesso Asaf sperimentò, allora vedremo le cose con gli occhi di Dio e nulla più temeremo per tutto il tempo che saremo sulla fune!
Quindi, andiamo avanti! Anche quando la fune sembra molto tesa o anche quando una raffica di vento cerca di farci cadere nel vuoto, sforziamoci di stare in equilibrio, pensiamo solo a quello; non cerchiamo subito, a tutti i costi, la santificazione perché se prima non abbiamo raggiunto un equilibrio stabile con Dio e con noi stessi, la caduta alla fine sarà inevitabile!
Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano (Matteo 7:13-14).
Pietro Proietto | Notiziecristiane.com
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