Il perdono per liberarsi dal passato

Il perdono ha senso spirituale e terapeutico nella vita di ogni persona. Non è però un atteggiamento a cui ci si può lasciare andare per costrizione volontaria su se stessi. Non è un obbligo o un dovere. Non riguarda il forzarsi a perdonare per paura del giudizio divino. E’ una esperienza interiore alla quale si giunge al culmina di una riflessione, ponderata e matura (Riccardi P. ogni vita è una vocazione, per un ritrovato benessere. ed cittadella Assisi, 2014). E’ come il processo di libertà. Non ci si sente liberi solo perché si pensa di fare tutto e comportarsi come si vuole. La libertà è sempre accompagnata dalla matura responsabilità. Perché solo l’uomo maturo è capace di per-donare. Nel momento in cui si prospetta la possibilità di perdonare, è in atto un vero e proprio cambiamento interiore, dove rabbia, rancore, risentimento e accusa non hanno più motivo di esistere in quanto l’altro non si configura più come elemento da attaccare né da colpevolizzare; «Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo (Efesini 4:31, 32.) Da psicologo e psicoterapeuta cristiano ritengo che la maturità del perdono sia nella capacità di ritiro delle proprie proiezioni. Intendiamo per proiezione, dal punto di vista della psicologia, quel meccanismo di difesa psicologica primitiva che consiste nello spostare emozioni, sentimenti e pensieri propri su altri. Generalmente la persona che proietta oltre misura fa fatica a fare confronto con se stessa. Per cui si difende non riconoscendo in se le proprie qualità. La persona capace di perdonare non è contaminata dal rancore. E sappiamo quanto le emozioni negative possono compromettere anche la salute (vedi Invida e gelosia atteggiamenti che ammalano in www.notiziecristiane.com del 4 gennaio 2018) difatti è scritto: «un cuore calmo è la vita del corpo, ma l’invidia è la carie delle ossa» (Proverbi 14:30).

La difficoltà del perdonare ha radici psicologiche in quanto inevitabilmente dobbiamo entrare in contatto con le nostre ferite e questo accentua in noi il senso della rabbia verso chi le ha provocate. Spesso, in terapia, il paziente fa emergere elementi del passato nel quale rimbalza ancora il non aversi perdonato, ma soprattutto non avere perdonato. Persone adulte, avanti negli anni, hanno ancora il risentimento con i propri genitori. E si comportano come bambini quando parlano del proprio passato. Ma il passato non lo si può cambiare, non c’è dubbio, ma la possibilità di sprecare o non la propria vita è una decisione che spetta all’uomo adulto del presente. Se dal passato abbiamo “ricevuto”, nel presente ci tocca “dare” nell’assunzione della responsabilità del presente. Dei nostri conflitti, delle nostre paure, seppure derivino dal nostro passato, facciamo qualcosa, adesso, senza incolpare i nostri genitori, la nostra famiglia, il nostro ambiente, ecc. Dispiace ammetterlo, ma molta cultura psicologica, così detta “del profondo”, ci mette avanti il passato, facendoci guardare agli errori dei nostri genitori. Pur non disdegnando tale teoria, si corre il pericolo di deresponsabilizzare. La scusa del passato non aiuta a camminare in avanti, non aiuta a liberarci dal gioco dell’accusa, non aiuta a riconoscere nell’altro il bene, la scintilla spirituale presente in ognuno di noi. Non aiuta nel perdono. Solo da adulti maturi, con gli occhi del perdono, possiamo riconoscere che i nostri genitori sono stati quello che erano, hanno dato in conformità a quanto hanno ricevuto. Nessuna teoria psicologica ci solleva dal passato, se non il segno del perdono. Solo il perdono ci aiuta a sorvolare il peso bloccante del passato. Perché il perdono, segno dell’amore di Dio, è la vittoria dell’uomo che, rinunciando alla vendetta, alla punizione, al castigo, rimuove le cause dell’ira che alimenta, dall’interno, il fuoco che corrode se stessi. Ma affinché la persona possa capire e vivere l’atto del perdono, è necessario comprendere che nessuno è perfetto: «E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (Giovanni 8:7)

Pasquale Riccardi

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